PRETI GAY, I SEGRETI SVELATI IN TV
Lorenzo Salvia
Corriere della Sera 29-9-2007
Le confessioni nel programma di Ilaria D'Amico su La7: «Chat e incontri, non è peccato». Appuntamenti anche a San Pietro. Un sacerdote: portando il colletto si attira tanto
ROMA - I racconti: «Se penso al seminario o alla
mia diocesi credo che gli omosessuali siano una buona parte». Le confessioni a
cuore aperto: «Sono stato insieme con un ragazzo siciliano per un anno. Se due
uomini si vogliono bene, non conta se porti la tonaca oppure no». Anche le
avance, certo: «Portando il colletto si attira tanto. Tu faresti l'amore con
me?». E le critiche alla Chiesa: «Con noi fa come l'esercito americano: io non
ti chiedo niente, ma tu non devi dire niente. Copre, insabbia, ma così non
cresce». Sono preti quelli che parlano. Preti gay, ripresi con una telecamera
nascosta durante i loro incontri clandestini con un ragazzo conosciuto sulle
chat line per omosessuali.
I FILMATI — Mezz'ora di filmati che andranno in onda lunedì prossimo durante
Exit, il programma condotto da Ilaria D'Amico che riparte in prima serata su
La7. Un'inchiesta su un mondo sommerso: nessun giudizio, solo la voglia di
togliere il velo che copre un pezzo di realtà. Un lavoro partito con una mail
arrivata in redazione. A scrivere era un ragazzo gay. Diceva di frequentare
abitualmente le chat per omosessuali, di aver conosciuto così tanti preti, e
poi anche di averli incontrati di persona. Quelli di Exit hanno documentato le
fasi dell'aggancio sulla chat, registrato le telefonate fatte per mettersi
d'accordo, e ripreso (con una telecamerina nascosta) gli appuntamenti
clandestini.
IN UFFICIO — Volti non riconoscibili, voci camuffate, le immagini si fermano
ad un certo punto perché l'obiettivo è raccontare non choccare. Non si
nascondono i preti, anzi. Protetti dal nickname (il nome in codice che si
utilizza per chattare) dicono subito di essere sacerdoti e non hanno problemi ad
organizzare un appuntamento. Gli incontri filmati sono tre. Il primo prete è il
più dolce: «Se ritornassi indietro, il sacerdote lo rifarei. Hai tante
soddisfazioni, aiuti gli altri. (...) La prima esperienza con un uomo l'ho avuta
dopo, 10 anni fa. Ma io sto bene con questa mia, tra virgolette, omosessualità».
Il secondo è il più spavaldo: racconta di aver avuto un «centinaio» di
incontri: «In seminario mi trattenevo per la paura di essere beccato, ma poi
non mi sono più controllato». Dice anche che sui gay la «Chiesa è ipocrita
perché pure in Vaticano ce ne sono tanti». Il terzo incontro è quello più
duro. Appuntamento in Piazza San Pietro, si capisce che dall'altra parte non c'è
un semplice parroco. Nell'aggancio sulla chat ha detto di avere tendenze
sadomaso. I due si spostano in un ufficio lussuoso. Il ragazzo è un po'
preoccupato e lui lo tranquillizza: «Se vuoi andare via non c'è problema».
Poi il discorso finisce sull'atteggiamento della Chiesa: «Non ce l'ha con i gay
ma — dice il prete — è contro il sesso prima del matrimonio. I gay non si
possono sposare e quindi non devono avere rapporti». Nervosismo, nessuna
traccia di quella serena voglia di intimità degli altri incontri. I due si
avvicinano. «Stai per commettere un peccato davanti agli occhi di Dio», dice
il ragazzo. «Io non lo sento come un peccato», risponde l'altro. E ancora. «Non
ha senso che tu sia prete », «Qui finisce la nostra storia — risponde il
sacerdote — hai troppe preclusioni. Ti metto sull'ascensore e se qualcuno ti
ferma non dire nulla ».
LA CONFESSIONE — Dopo i tre filmati «rubati» c'è un prete gay che (anche
lui volto oscurato e voce camuffata) accetta di raccontare la sua storia: il
compagno trovato in seminario, un ragazzo che poi dirigerà il coro durante la
sua ordinazione, «il giorno più bello della mia vita, mettevo insieme i miei
due amori». Il rapporto durato tanti anni con un altro uomo «anche se poi la
lontananza ci ha divisi ». Don Felice — nome di fantasia — accusa la
Chiesa: «Ha paura che l'omosessuale sia anche pedofilo. Un errore. Se c'è
pedofilia, che non dipende dall'omosessualità, si tratta di un reato. Ma la
Chiesa, invece di dire, copre». E infine racconta le difficoltà di una vita
come la sua: «Ci muoviamo come gli indiani in un mondo di cow boy, attenti a
non essere impallinati. Ma io sono sereno con la mia coscienza. Dio è più
grande del nostro cuore».