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Lettera
a Indro Montanelli
da "Anno zero" POSTA PRIORITARIA del
31 / 05 / 2007
Marco Travaglio
Caro
direttore,
sono
quasi 6 anni che non ci sentiamo. Da quel 22 luglio 2001 quando, dopo avere
speso gli ultimi respiri a mettere in guardia gli italiani dal virus Berlusconi,
te ne volasti in cielo. Ora che sei in Paradiso, immagino che tu abbia di meglio
da fare che occuparti dell’Italia: in 92 anni di vita, hai già dato. Ma qui
succedono cose talmente strane che devo proprio raccontartele. Intanto
Berlusconi non c’è più, al governo intendo. Ma non è che si noti molto.
Anzi, forse torna. Il vaccino non ha funzionato. Ora c’è di nuovo Prodi,
almeno fino a un paio di minuti fa. Si parla, tanto per cambiare, di crisi della
politica. E in quel vuoto s’infilano indovina chi? Confindustria e Vaticano.
Come diceva Totò, quando vedo un buco ci entro. Tu eri un laico risorgimentale
a 24 carati, ma due papi, Roncalli e Woytjla, ti vollero conoscere perché eri
molto rispettoso della religione. Un po’ meno dei preti e dei vescovi, quando
s’impicciavano di politica. Dicevi: “Aborro i preti, esseri autoritari e
prepotenti. Quando qualcuno mi dice che stiamo andando verso il fascismo, vorrei
quasi rispondere:magari! Il fascismo è brutto, ma passa. Invece andiamo
incontro a forme di vita clericale, anzi ci siamo dentro, perché non abbiam
saputo amministrare il nostro libero esame. Abbiamo liquidato la coscienza,
dandola in appalto al prete. Ecco dove nasce il più macroscopico difetto degli
italiani: la mancanza di una coscienza morale. Non siamo religiosi: siamo
cattolici per comodità, abitudine, tradizione, non per coscienza. Il problema
di Dio gli italiani non se lo pongono. Perciò non siamo mai stati una Nazione:
l’unico Stato che conosciamo è quello Pontificio”.
Ecco,
ci siamo dentro fino al collo. I cattolici liberali si sono estinti. Già tu
rimpiangevi De Gasperi, “un democristiano che credeva in Dio e non aveva
bisogno di fare il bigotto, forse perché era nato in Austria. In chiesa lui
parlava con Dio, Andreotti col prete”. Oggi con Dio ci parlano in pochi,
persino tra i cardinali. In compenso tutti parlano con i preti e i cardinali. Ma
anche con Andreotti, che ha 90 anni ma è sempre un bijou: è vivo e lotta
insieme a noi. Il papa invece è cambiato: Woytjla non c’è più, ora c’è
Ratzinger. Quando dice no alle coppie di fatto, si mettono tutti sull’attenti.
Quando invece dice che il capitalismo non è meglio del socialismo, e bisogna
salvaguardare l’occupazione, privilegiare i poveri, difendere l’ambiente da
uno sviluppo scriteriato, parlan d’altro. Un giorno ha detto che bisogna
cacciare i corrotti dalla politica, e lì anche i politici più bigotti son
diventati anticlericali: come si permette di impicciarsi?
Ti
parlo dallo studio di Santoro, che è tornato in tv dopo 5 anni di riposo:
l’ultima volta che in Rai si sentì la tua voce fu da Biagi e da Santoro, poi
entrambi i programmi furono chiusi. Stiamo per trasmettere un reportage della
Bbc sulla pedofilia nel clero, già visto su internet da 100 milioni di persone
nel mondo e 3-4 milioni in Italia. Mi dirai: dov’è il problema, già ai miei
tempi tutti volevano una Rai modello Bbc. Appunto: visto cosa fa
la Bbc
, gli è passata la voglia. Persino
la Cei
ha detto: “Nessuna censura, discutiamo pure con equilibrio”. La censura la
invocano i politici e alcuni consiglieri Rai, che sono più papisti del papa.
C’è un tale Landolfi, lo stesso capo della Vigilanza che nel 2001 ti accusò
di “linciare Berlusconi” per la tua intervista Biagi e invitò Ciampi a
“ridare dignità al servizio pubblico”: 10 giorni fa già sapeva che avremmo
“imbastito un processo mediatico contro
la Chiesa
”: una specie di Nostradamus. E ha aggiunto: “Non sono queste le finalità
del servizio pubblico, non è per questo che i cittadini pagano il canone”. Li
ha interpellati lui uno per uno, al telefono. Poi c’è Fassino, che era
comunista ma ha studiato dai gesuiti: ora parla come don Abbondio, ci invita al
“massimo equilibrio e prudenza”. Fini annuncia addirittura in tv che il
programma non andrà mai in onda: gliel’ha detto in sogno l’arcangelo
Gabriele, ma era un imitatore: infatti siamo in onda. Casini chiede un programma
riparatore che racconti tutto il bene che fa
la Chiesa
nel mondo. Potrebbe chiedere ai suoi uomini alla Rai, che sono un po’ più di
quelli che aveva
la Dc
con il decuplo dei voti; o a Buttiglione, che ha mezza famiglia in Rai e
l’altra mezza a Mediaset; invece chiede noi. Tu dirai: che c’entrano i
politici con la libera informazione? Da quando i giornalisti prendono ordini dai
segretari di partito? Ecco, il problema è che ormai non se lo domanda più
nessuno. È tutto normale. I politici non s’accontentano di lottizzare
la Rai
: vogliono fare palinsesti e i critici televisivi; prima o poi condurranno
programmi e si intervisteranno da soli. Giuliano Ferrara, che avevi lasciato
ateo e che ora è rimasto ateo ma è diventato clericale, dice che il reportage
Bbc è “una schifezza”. E lui è un intenditore del ramo. C’è perfino chi
pretendeva che mostrassimo in anticipo all’editore “una scaletta sicura”
per decidere se mandarci in onda o no. Come se l’amministratore della Fiat
Marchionne volesse leggere gli articoli della Stampa o De Benedetti quelli di
Repubblica, prima di stampare i giornali. Anche questo passato sotto silenzio,
come cosa normale. La nostra categoria non ha brillato, ma questa per te non è
una novità: già 30 anni fa scrivevi che “il giornalismo italiano è servo
per vecchia abitudine: i potenti vogliono il monumento equestre e il
piedistallo, e noi glielo diamo”. Non ti dico gl’intellettuali sedicenti
liberali: tutti zitti, o addirittura solidali coi censori. Sono quelli che tu
definivi “una grossa camorra al servizio di ogni potere”. L’altro giorno,
rileggendo i tuoi ultimi articoli, m’è capitata una lettera a Franco
Modigliani, Nobel dell’Economia: “Dopo tanti secoli che la pratichiamo,
dietro l’esempio e sotto il magistero di nostra Santa Madre Chiesa,
ineguagliabile maestra d’indulgenze, perdoni e condoni, noi italiani siamo
riusciti a corrompere anche la corruzione e a stabilire con essa il rapporto di
pacifica convivenza che alcuni popoli africani hanno stabilito con la sifilide,
diventata nel loro sangue un’afflizioncella di ordine genetico senza più
gravi controindicazioni... Un popolo italiano consapevole della propria identità
e ben deciso a difenderla, non c’è. E non c’è perché, nei secoli in cui
questa coscienza nazionale maturava nel resto dell’Occidente, in Italia veniva
soffocata da una Chiesa timorosa che il ‘cittadino’ soppiantasse il
‘fedele’ e creasse un potere temporale laico contrapposto al suo”. Questo
scrivevi sulla prima pagina del Corriere fino a 6 anni fa. Oggi passeresti per
un nemico della fede, della famiglia, dell’Occidente, forse per un
fiancheggiatore di Al Qaeda. Non è che potresti prenderti una libera uscita e
tornare giù da noi per un paio di giorni? Ci manchi tanto, e non sai quanto.
Ciao, direttore.