DIO HA DISPREZZATO IL TEMPIO, LA CHIESA HA MOLTIPLICATO LE CATTEDRALI. LA “PROVOCAZIONE FRATERNA” DEL VESCOVO BALDUINO
ADISTA n° 62 del 13.9.2008DOC-2032. GOIANIA-ADISTA. Gli antichi profeti lo proclamavano con forza e Gesù lo ha ribadito in più di un’occasione: costruire templi non è gradito a Dio. Ma la Chiesa non ha dato loro ascolto, né ha seguito i suggerimenti e gli esempi dei moderni profeti, primo fra tutti quel dom Helder Câmara che, oltre a scegliere come propria cattedra le comunità della periferia, non esitò a scrivere al papa consigliandogli di abbandonare il Vaticano (v. documento successivo). Oggi è un’altra grande figura profetica, il vescovo emerito di Goiás dom Tomás Balduino, a ricordare la vera funzione del tempio, “simbolo e sacramento della comunità viva” e non “strumento del potere clericale o episcopale, costruito con gli stessi criteri dei templi che anticamente legittimavano il dominio dei potenti del mondo”. Una “provocazione profetica”, come la definisce dom Tomás, rivolta ai vescovi della regione del Centro-Ovest del Brasile, in occasione del trasferimento della cattedrale di Goiânia in una nuova grandiosa costruzione in un luogo di difficile accesso per il popolo.
Di seguito il suo intervento, in una nostra traduzione dal portoghese. (c. f.)
IL CAMMINO DELLA PICCOLEZZA
Cari fratelli nell’episcopato dell’assemblea regionale del Centro-Ovest,
la pace del Signore sia con voi!
Permettetemi di presentarvi alcune mie riflessioni condivise con altri colleghi. Si tratta della nostra concezione di chiesa e, in particolare, di cattedrale. Sono stato sollecitato soprattutto dal fatto che la cattedrale di Goiânia verrà trasferita in una costruzione vicina all’attuale Palazzo municipale (...), in un luogo di difficile accesso e distante dal popolo. Sarà una cattedrale tipo monumento moderno, simile a quella di Brasilia (...). Perlomeno, le cosiddette cattedrali della Chiesa Universale del Regno di Dio, anch’esse grandiose costruzioni, sono ben vicine al popolo e si riempiono di gente. Cosa pensare, allora, delle nostre chiese? Anche questo fa parte della nostra responsabilità pastorale.
1. Il sacramento del Tempio nella Bibbia
Il Signore ci ha trasmesso un insegnamento ben preciso riguardo al tempio. Mentre le nazioni vicine al popolo di Israele avevano tutte il proprio tempio, i profeti del Signore dicevano che Dio non lo voleva. Dio voleva accamparsi con il suo popolo nomade. Costruire un tempio sarebbe stato come tradire questo cammino di Dio con il suo popolo. Persino quando il re Davide volle innalzare un tempio, il Signore inviò il profeta Natan a dirgli: “Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?” (2 Sm 7,6).
Secondo Isaia, 66,1, Dio è colui che l’universo intero non può contenere. Ha il cielo come trono e la terra come sgabello per i suoi piedi. Come può abitare in una casa edificata dall’uomo? Il problema è che, di fatto, dalle origini fino ad oggi, il tempio è servito a legittimare il potere dei re e dei detentori del potere. Non è un caso che i re e i potenti diano ogni appoggio economico alla sontuosa costruzione di templi in un luogo privilegiato. Per questo i profeti hanno sempre criticato il tempio e chiesto che la fede si liberasse e andasse oltre.
Alcuni profeti, come Isaia e Geremia, hanno dovuto ac-cettare il tempio come fatto consumato, ma lo hanno utilizzato come luogo di insegnamento della Parola, non come luogo di sacrificio. E Gesù ha ripreso questa tradizione profetica. Al momento del suo arresto ha dichiarato ai suoi aguzzini: “Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato” (Mc 14,49). Il tempio, in effetti, non era tradizionalmente un luogo di insegnamento, bensì di sacrificio. Fare di quel posto un luogo di profezia era un atto critico e sovversivo.
Dopo l’esilio da Babilonia, gli ebrei fedeli si riunivano in sinagoghe (case della comunità). Era iniziato allora un conflitto tra il giudaismo della sinagoga (basato sulla Parola) e il giudaismo del tempio (basato sui sacrifici e sul culto). Il cristianesimo è sorto in mezzo al giudaismo delle sinagoghe e non del tempio. Le riunioni dei primi cristiani, che hanno segnato la liturgia fino ad oggi, seguivano lo schema della sinagoga.
Nella scena della cacciata dei mercanti dal tempio, lo zelo vigoroso mostrato da Gesù non era in difesa dell’opera costruita dall’uomo. “Egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,21) e anche della dimora di Dio, che è colui che lo ama e compie la sua parola (Gv 14,23), e, soprattutto, dell’affamato, dell’assetato, dello straniero, di chi è nudo, dell’infermo, del prigioniero, delle vittime dell’oppressione e dello sfruttamento (cfr. Mt 23). Gesù si proclama più grande del tempio (Mt 12,6). Egli è venuto a costruire un tempio fatto non dalla mano dell’uomo (Mc 14,58). Il tempio nuovo è il suo corpo risuscitato (Gv 2,20). Nell’Apocalisse, quando viene annunciata la nuova Gerusalemme, l’autore insiste sul fatto che essa non ha un tempio perché Dio stesso è il suo tempio (Ap 21).
2. Templi e cattedrali nella storia della Chiesa
C’è un paradosso e una contraddizione nel fatto che gli ebrei, per i quali il tempio era diventato il sacramento della presenza divina, non hanno voluto ricostruire il tempio dopo la sua distruzione nell’anno 70, mentre i cristiani, che hanno ricevuto tanti avvertimenti da Gesù, hanno moltiplicato i luoghi di culto.
Nella misura in cui la Chiesa si è incorporata all’Impero ed è diventata la Chiesa della Cristianità, ha occupato gli antichi templi pagani e li ha trasformati in templi della nuova religione ufficiale che era il cristianesimo. Dal Medioevo fino ai nostri giorni, le cattedrali, costruite nelle piazze centrali e a fianco del potere politico, sono diventate simboli di una Chiesa che il Concilio Vaticano II ha cercato di superare. Secondo la Lumen Gentium, “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. (...). Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre ‘ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito’ (Lc 4,18), ‘a cercare e salvare ciò che era perduto’ (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente” (LG 8). Dom Hélder Câmara, per esempio, fedele a questo nuovo spirito, preferì andare in periferia. Scelse “la chiesa delle frontiere” e fece delle comunità di periferia il luogo della cattedra del pastore. Anche in piena Cristianità, pastori come Giovanni Crisostomo, Basilio e, in Occidente, Ambrosio e Agostino insistono sul fatto che il vero tempio di Dio e la gloria della Chiesa sono i poveri. E Giovanni Crisostomo faceva sedere i poveri sulla sua cattedra nella Chiesa di Costantinopoli.
La celebrazione dei sacramenti centrata sull’altare, come pure la devozione dei santi centrata sul santuario, è diventata, nel corso dei secoli, il segno caratteristico delle chiese cattoliche, purtroppo svuotate della Parola. Al contrario, le chiese della Riforma protestante hanno assegnato un luogo centrale al pulpito e alla Bibbia, letta e assunta, con molto impegno, da tutti i membri della comunità. È stato il Concilio Vaticano II, attraverso le Costituzioni Dei Verbum e Sacrosanctum Concilium, a ristabilire l’equilibrio originale tra l’altare e il pulpito, valorizzando la Parola, passata ad integrare le celebrazioni dei sacramenti e a recuperare il posto che aveva nella vita della primitiva Chiesa degli apostoli e dei martiri. Nella costruzione delle nuove chiese hanno cominciato anche ad apparire soluzioni architettoniche creative finalizzate e garantire una buona acustica, per favorire l’ascolto chiaro, da parte di tutti i partecipanti, di tutto ciò che è proclamato nella liturgia.
Le comunità hanno bisogno di luoghi in cui riunirsi e tenere il culto. Esse gradiscono che questi luoghi siano belli, dignitosi e venerati. Tuttavia, è importante chiarire che il tempio è simbolo e sacramento della comunità viva e deve essere il luogo della comunità e non lo strumento del potere clericale o episcopale, costruito con gli stessi criteri dei templi che anticamente legittimavano il dominio dei potenti del mondo.
“Non potete servire Dio e il Denaro (Mammona)”, ha detto Gesù (Mt 6,24). Il termine “servire” si riferisce al culto e il termine “Denaro” è sinonimo di “Mammona”, l’idolo. Il popolo di Dio, popolo sacerdotale, al tempo stesso in cui rende culto al Signore, nel tempio o fuori dal tempio, cioè nella vita pratica, deve chiaramente denunciare la mostruosa idolatria che domina il mondo. Nel l989, in preparazione della conferenza del Consiglio Mondiale delle Chiese su “Giustizia, Pace e Difesa del Creato”, Ulrich Ducrow scriveva: “Quando vediamo i meccanismi di un sistema economico che, anno dopo anno, crea milioni di vittime della fame e milioni di disoccupati, quando vediamo morire le foreste per il profitto delle imprese e vediamo le superpotenze portare avanti la folle corsa agli armamenti, dobbiamo ammettere che ci troviamo di fronte ad un mostro demoniaco. Di fatto, i capitoli 13-18 dell’Apocalisse, con la loro descrizione della Bestia che esce dagli abissi, sono ancora la migliore descrizione dell’attuale sistema economico e politico e dei suoi mezzi di comunicazione”. Ebbene, questa terribile idolatria ha i suoi “templi”. Le banche centrali superano in visibilità architettonica qualunque cattedrale di qualunque parte del mondo. Sono Templi. Hanno i loro sacerdoti, il loro santo dei santi, i loro sacrari di massima sicurezza, accessibili a pochi e dove viene custodito il loro dio. Intendiamo contrapporci a questo usando gli stessi criteri di grandiosità e di potere o seguendo i cammini della piccolezza e del non-potere indicati da Gesù come forza imbattibile nella costruzione del Regno di Dio?
Queste, fratelli, erano le riflessioni che volevo comunicarvi, con semplicità, nella certezza che possano sortire un qualche effetto pratico. Da parte mia, resto a vostra disposizione per qualunque reazione a quella che vuole essere una fraterna provocazione.
Vi saluto con fraterna amicizia nel Signore Gesù, nostro Tempio vivo.