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Clandestine di famiglia. LItalia delle badanti

di Michele Serra

in “ la Repubblica ” del 18 maggio 2008

Il neologismo badante avrà una lunga e meritata fortuna, perché colei o colui che bada alla

solitudine dei nostri vecchi non è soltanto, come tanti altri stranieri, un lavoratore che supplisce alla

nostra turbinosa mancanza di tempo e di umiltà. Lo scorcio depoca lo ha fatto diventare,

qualitativamente e quantitativamente, il simbolo buono della nuova marea migrante, e per ciò

stesso il solo, solido argomento che fa esitare il radicalismo xenofobo, che costringe a ragionare gli

impauriti, che aiuta a mitigare i provvedimenti più drastici.

Perché si può anche omettere, quando fa comodo, di ricordare la fabbrica o la miniera o la stalla

dentro le quali gli stranieri sgobbano e ripetono fatiche un tempo nostre: la durezza del lavoro

manuale non è più riflessa, da tempo, nel grande e asettico specchio della televisione, non è più

senso comune, non più esperienza comunitaria, è una specie di enorme rimosso, cosa loro e non

cosa nostra. Ma quello che accade in casa, e accade attorno agli affetti primari, alla madre e al

padre, in quel territorio così bene irrorato dalla retorica italiana che è la Famiglia , beh quello non

siamo ancora così abilmente ipocriti o così distratti da poterlo ignorare.

Può darsi (e si dà) il caso di imprenditori che godono assai dellapporto di manodopera immigrata,

ma poi affidano il voto ai partiti più duramente isolazionisti, perché evidentemente contano

sullelasticità di un mercato del lavoro del quale sanno di essere la parte forte. Ma la prospettiva di

vedere sparire, per un rimpatrio forzato o per altre tagliole burocratiche, la persona che assiste i

genitori, è qualcosa che fa davvero crollare il fragile equilibrio del nostro castello sociale, fondato

sulla indipendenza e la libertà degli individui in età produttiva (anche la libertà dalle sacre

incombenze affettive della Famiglia, checché se ne dica).

Si può essere così egoisti da non voler pagare, per paura e pigrizia, il prezzo dellimmigrazione di

manodopera industriale e agricola, e magari sorridere allimmigrato dal lunedì al venerdì, quando

lavora in fabbrica, e poi ringhiargli contro durante i weekend, quando invade con la sua famiglia i

luoghi pubblici e disturba la nostra quieta consuetudine a sentirci padroni in casa nostra.

Ma non si può essere così stupidi da non sapere che linabilità che conduce non solo ad accogliere,

ma anche a desiderare larrivo delle badanti straniere, non è linabilità dei vecchi, è evidentemente la

nostra. In un paese in cui la parola ospizio è ancora un impietoso e spesso degradante ripiego

(mentre esistono, in Europa, residenze per anziani di assoluta dignità sociale), lesercito ausiliario

delle badanti ha messo una gigantesca pezza sullo strappo lacerante causato dalla fine della famiglia

tradizionale e patriarcale. Che se non può essere rimpianta senza essere incoerenti con il nostro

concetto di autonomia individuale (la famiglia patriarcale custodiva meglio i vecchi e i bambini, ma

imponeva gerarchie e promiscuità che ben pochi oggi sopporterebbero), certo non ha lasciato, in

mezzo alle sue macerie, solide certezze, prima tra tutte la certezza di dare assistenza e amore ai

vecchi soli, ai vecchi improduttivi e dimenticati.

La sola certezza, nei fatti, è che mani spesso delicate curano e sorreggono, in nostra vece, gli

anziani che non riusciamo più ad assistere di persona. Che occhi attenti, orecchie vigili, osservano e

soccorrono. E che quando queste persone, quasi sempre sottopagate, molto spesso non in regola,

chiedono di farsi raggiungere dal marito o dai figli, improvvisamente scopriamo che il

ricongiungimento familiare non è un subdolo tentativo di invasione, non un capriccio o una

prepotenza, ma un diritto tanto fondamentale, tanto palpitante quando il nostro desiderio di vedere

ben curata e protetta la famiglia. La nostra.

Ne discende che la parola badante, in questi giorni convulsi e acidi di regolamento dei conti con gli

stranieri, è per forza di cose una zona franca, un territorio di cautela e (speriamo) di rispetto. Un

argine contro le intemperanze e le norme più vessatorie. Così come le migrazioni passate, a prezzo

di molto sangue e molte umiliazioni, hanno prodotto unepica operaia (gli edili sospesi su un trave

sullo sky-line di Manhattan è ormai una classica icona novecentesca), limmigrazione del terzo

millennio prevede, in tempi brevi, un monumento alla badante. Pensiamolo bello potente, bello

retorico, una ragazza china su un vecchio e sulla sua solitudine, qualcosa che possa far esitare anche

il naziskin pronto a violarla con la sua tanica nera, anche il politico offuscato che stia per firmare un

ordine di rimpatrio.