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I guru nascosti in chiesa

Filippo Di Giacomo e Giacomo Galeazzi

La Stampa , 10.12.2007

Frequentate un movimento, una «comunità», oppure un «cammino spirituale» con il qualificativo «cattolico»? Allora, attenzione. Vi propongono pratiche liturgiche e devozionali ripetitive e superstiziose come esorcismi e «benedizioni di guarigione»? Vi chiedono obbedienza al «fondatore»? Vi invitano al digiuno e ad altre pratiche penitenziali?

Vi sottopongono, anche grazie all'utilizzo della confessione, a un po' di terrorismo psicologico, quel tanto che basta a farvi venire qualche senso di colpa? Vi inculcano strane teorie classiste e una buona dose di pregiudizi e maldicenze su coloro che non la pensano come il capo movimento? Vi chiedono piccoli sacrifici, soprattutto di ordine economico?

Non ci sono dubbi: siete incappati in una setta.

Giovanni Pannunzio, coordinatore nazionale di Telefono Antiplagio: «Mi chiedo cosa ci sia di cattolico e di cristiano in tutto ciò. Praticamente queste congreghe vengono a demolire quello che i nostri padri ci hanno insegnato ed abbiamo imparato ad amare.

I Ricostruttori nella preghiera, per esempio, potrebbero essere tranquillamente chiamati "distruttori"». Insieme alla Comunità degli angeli custodi, quella dei Ricostruttori, fondata a Torino dal gesuita Gian Vittorio Cappelletto e presente in tutta Italia con ambulatori ayurvedici, casali per training ed un clero "incardinato" di sacerdoti provenienti da decine di diocesi, è la "comunità cattolica" più sospetta d'Italia.

Con degli addentellati giudiziari cha hanno portato uno dei suoi adepti don Pierangelo Bertagna, ad essere sospettato di trentotto casi di pedofilia ed arrestato mentre era pastoralmente impegnato a Farneta, in Valdichiana. Sui giornali dell'aprile 2006, all'epoca dei fatti, il commento agghiacciante del successore di don Bertagna a Farneta, don Lorenzo Spezia, anche lui "ricostruttore": «un incidente».

Ad aprile di quest'anno, anche il fondatore, padre Cappelletto, è finito sui giornali come presunto autore delle lettere anonime con le quali si indicava alla famiglia di Francesco e Salvatore Pappalardo, i due bambini scomparsi a Gravina, il luogo della sepoltura dei piccoli.

Anna Maria Giannini, ordinario alla Sapienza e psicologa del telefono verde cattolico contro le pressioni psicologiche: «Sono i gruppi "borderline", con intenti manipolatori verso persone suggestionabili. Alcuni gruppi non sono immuni neppure dal controllo sulla vita intima dei loro affiliati. Un controllo finalizzato a mantenere la coerenza della condotta del singolo al gruppo di appartenenza».

Il boom dei movimenti ecclesiali è ormai sfuggito di mano all'autorità ecclesiastica che, in realtà, non riesce nemmeno a conoscerne il numero. Negli ultimi venti anni, ovunque sono spuntati gruppi fondati da personalità, spesso chierici, che hanno forte presa sulle comunità locali, vescovo compreso. Nei loro statuti, affermano di fare riferimento alla dottrina cattolica ed alla guida del vescovo, in realtà dipendono dalla volontà del rispettivo fondatore e dirigente supremo.

Dino Potenza, presidente di Tutor, la onlus di volontariato anti-plagio dell'associazione cattolica "Libera": «La manipolazione mentale si spinge fin dentro la famiglia. Si innesca un meccanismo errato tra il leader del gruppo e l'adepto, tra il sacerdote ed il fedele».

Fondamentale come mezzo di controllo è la confessione, travisata rispetto al suo significato di sacramento. Dalle segnalazioni ricevute, è stato accertato che la confessione può essere un modo per acquisire informazioni riservate poi usate come strumento di ricatto su persone che hanno commesso errori o hanno vissuto episodi particolari.

Il terreno di coltura di questa incontrollata fioritura sono soprattutto i gruppi di preghiera devozionali, il movimento pentecostale, lo spiritualismo settario, forme di neognosticismo, movimenti intimisti e «new age» creati da sacerdoti-santoni e guaritori. Sono infatti realtà, basate sul concetto di «guarigione psicologiche» che nascono e proliferano selvaggiamente ai margini di ogni discernimento della Chiesa.

Questa, in realtà, con il Pontificio Consiglio dei Laici tenta di vigilare su questo sterminato arcipelago, soprattutto per impedire la manipolazione delle coscienze ricorrendo all'alibi di garantire la guarigione spirituale con metodi psicologizzanti. Ma molte associazioni, come ha dimostrato il recente caso della Comunità Incontro di don Gelmini, aggirano agevolmente ogni pericolo di controllo evitando di richiedere il riconoscimento canonico e appoggiandosi solo sul riconoscimento civile.

Altre eludono ogni sguardo inquisitorio limitando la propria azione nella località dove sono sorte. Ma anche in questo caso, durante la visita ad limina, i vescovi ammettono di non sapere quasi nulla delle associazioni e dei gruppi sorti nel loro territorio.

Don Aldo Bonaiuto, responsabile della taskforce anti-sette della comunità Giovanni XXIII: «Per definizione il cattolicesimo dovrebbe essere quanto di più universale e aperto a tutti, invece in realtà questi gruppi si autoghettizzano per meglio imporsi, anche contro i legittimi pastori, come gli esclusivi depositari della vera fede».

Se l'autorità ecclesiastica è costretta ad alzare le mani, cosa può fare quella civile? Giovanni Pannunzio: «Il legislatore, dopo l'abolizione del reato di plagio, 26 anni fa, si è totalmente disinteressato al problema, e l'Italia è diventata una jungla, una riserva di caccia dei santoni. Forse la questione tornerà alla ribalta quando a subire il danno sarà il parente di qualche parlamentare o ministro».

O forse quando, grazie alla Guardia di Finanza, si dimostrerà che nel nostro Paese, non tutto quello che viene chiesto in nome della Chiesa rientra negli interessi della Chiesa. Il boom dei movimenti, avverte il sociologo Sabino Acquaviva, è tanto una grande risorsa quanto un pericolo mortale: «Sono un segno epocale di vitalità della Chiesa, che però rischia di essere travolta dalle dinamiche centrifughe e dalla crescita incontrollata dei santoni cattolici».

E intanto i «Ricostruttori nella preghiera» aprono 50 sedi in Italia con la sola approvazione del vescovo di La Spezia.