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Derattizzare

di Ettore Masina

in “Lettera” n. 132 del maggio 2008  

chi è Ettore MASINA

Oh, non turbate il Santo Padre, che è vecchio e stanco. Ditegli che c’è un guasto nei ripetitori di Ponte Galeria e perciò nei palazzi vaticani per qualche giorno radio e televisori sono in black-out.  Ditegli che c’è uno sciopero dei giornalisti di tutto il mondo e quindi non arrivano notizie. Fate che non sappia, insomma, quel che sta succedendo in Italia ai Rom: e cioè che, come molti non-papi e non-VIP sanno, da mesi gli “zingari”, in Italia, vedono (e non soltanto a Ponticelli ma in molte città e paesi) i loro campi assaltati da facinorosi o “rimossi”, quasi senza preavviso, dalle “forze dell’ordine”. E’ una specie di pulizia etnica, senza morti, per fortuna, ma con valanghe di odio, inasprimento di una miseria già di per sé dolorosa e terribili traumi per centinaia di bambini. La comunità europea aveva già sanzionato l’Italia come il paese meno accogliente per i Rom: il nuovo governo ha ora deciso una soluzione radicale. Razzista.

Il Papa, tutto questo, non lo sa. Se lo sapesse, certamente Benedetto XVI, “Vicario di Gesù Cristo,

Patriarca dell’Occidente e Primate d’Italia”, lascerebbe i suoi preziosi paramenti dorati e le sue

scarpette rosse, per affrontare il fango dei “campi” contro cui si accaniscono le bottiglie molotov

della gente bene; vi andrebbe a gridare su quelle devastazioni la parola del Cristo: “Ciò che viene

fatto ai poveri è a me che viene fatto”. Papa tedesco, sicuramente Joseph Ratzinger non riesce a

dimenticare il genocidio degli zingari compiuto dalla Germania nazista ad Auschwitz, con centinaia

di bambini orrendamente torturati dal dottor Mengele; e questo ricordo, se lui sapesse ciò che sta

accadendo a pochi chilometri dalla sua finestra domenicale, lo spingerebbe a levare alta la voce per

difendere i membri di una etnia dalle vere e proprie persecuzioni in atto. Così attento alle leggi

italiane che “violano i diritti del feto”, egli mostrerebbe di non essere meno sensibile ai

provvedimenti governativi che violano i diritti umani di migliaia di persone colpite in base alla loro

nazionalità.

Davvero vorreste chiedergli di raggiungere i vescovi entrati nei campi degli zingari bruciati dalla

gente pulita, a portare una richiesta di perdono per l’offesa fatta a Dio? Il Signore ha voluto che le

genti “da un confine all’altro della Terra” diventassero un solo popolo, radunato dall’amore. Per

questo chi odia una stirpe pecca gravemente contro Dio. Questo stanno dicendo i vescovi italiani

pellegrini fra le rovine fumanti degli abituri devastati dei Rom... Come dite? Nessun vescovo è là,

fra quelle roulottes sfasciate, fra quelle motocarrozzette caricate di poveri suppellettili e avviate

verso chissà quale destino, fra quei carabinieri che con i loro pesanti anfibi finiscono di demolire le

baracche bruciate dalle molotov?

Ahimè, i vescovi rimangono nei loro palazzi e tacciono o (vedi Bagnasco) condannano con flebili

voci e gelide parole quelli che con bell’eufemismo definiscono “estremismi”

Cristo si è fermato in piazza San Pietro?

La comunità europea aveva già sanzionato l'Italia come il paese meno accogliente per i Rom: il

nuovo governo ha ora deciso una soluzione radicale. Razzista. E noi? Noi cittadini abbiamo niente

da dire su questa democrazia che diventa, nei confronti dei più poveri, stato di polizia? Dov'è il

popolo che due anni fa accorse a votare un referendum per difendere la nostra Costituzione così

fortemente impostata sui diritti umani? Dov'è il presidente della Repubblica, galantuomo come

pochi altri? Dov'è l'opposizione? Dov'è il governo-ombra? Non vedo una marea di indignazione

levarsi contro la criminalizzazione di un popolo che è marcato dai segni più evidenti di un'estrema

povertà ma la cui pericolosità sociale è enormemente minore di quella dipinta dai politici della

destra. La Caritas, l'unica vera «esperta di umanità» nel settore, definisce «pesantemente

fuorviante» il ritratto dei Rom disegnato dai mass-media.

La politica «della paura», che ha avuto un peso tanto grande sui risultati elettorali, sventola

statistiche false. L'Italia è il paese più sicuro della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti.

Quanto ai Rom, se la ragazzina che ha tentato di rapire una neonata, a Ponticelli, voleva davvero

compiere un reato così nefando, si tratta di un caso isolato. Vi sono stati altri episodi del genere ma

si sono sempre rivelati equivoci, dilatati dalla paura della gente e dai pesanti pregiudizi di cui siamo

portatori. Può darsi che la storia abbia decretato la fine dei popoli nomadi. Dai pastori somali a

quelli mongoli, dai tuareg agli aborigeni australiani, l'evoluzione culturale e il rimodellamento della

Terra (quello fisico e quello politico) sembrano imporre una definitiva stanzialità. Del resto, siamo

tutti discendenti da antenati nomadi perché il nomadismo è stato una tappa fondamentale della

vicenda umana. Ma se davvero è finito il tempo di genti sospinte a un cammino ininterrotto dalla

necessità e da un'inesauribile voglia di libertà, allora, almeno, esse hanno il diritto di attendersi

l'aiuto di una società dominante che ha già compiuto da secoli un trapasso di civiltà. E invece è

proprio quello che non vogliamo consentire ai Rom: la stanzialità, l'integrazione. Delle immagini

(troppo rare e prudenti) che la televisione ci ammannisce, quelle che colpiscono maggiormente,

oltre alle facce piangenti dei bambini, sono quelle del lavandino montato nella baracca demolita, del

libro o del quaderno rimasto nel fango; e, dei discorsi della gente, accanto alle parole di odio, la

tristezza di qualche insegnante che cerca dove sono finiti i «suoi» alunni. Mi è capitato di entrare

qualche volta nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, e di vedere (non dico conoscere!)

giovani Rom attentissimi a imparare un mestiere. Il carcere come unico apprendistato? Falsità è la

leggerezza con cui si confondono Rom e romeni (anche questi ultimi, del resto, oggetti di una

pesante disinformazione); falsità è la diversa gravità attribuita a fatti di cronaca. Per esempio: tutti

ricordano, giustamente, la povera ragazza romana che, durante un litigio con una prostituta romena,

è morta perché il puntale dell'ombrello della contendente è penetrato in un suo occhio, ma chi

ricorda che pochi mesi più tardi una ragazza romena è stata spinta da una squilibrata sotto il

convoglio della metropolitana, a Roma, e da otto mesi è in coma profondo? La storia non sarà più

«maestra di vita» come sentenziano in molti, ma certi ricordi sono davvero inquietanti. Leggo che

alcuni commercianti del rione Ponte Milvio, a Roma, hanno fondato un'associazione che finanzierà

un gruppo di ex poliziotti addetti alla sorveglianza del rione. Lo fecero (e lo fanno) anche molti

commercianti di Rio de Janeiro e di Sâo Paulo. Da queste polizie mercenarie, incaricate di «ripulire

le strade» e «dare una lezione» ai piccoli criminali, sono nati un po' alla volta , gli «squadroni della

morte». Garantivano rapidità operativa e certezza della pena. Il fatto è che vogliamo vivere

tranquillamente, a qualunque costo. La vignetta di Altan su «Repubblica», mostra un bravo

borghese, ben vestito e ben nutrito, che dice: «Basta con le mezze misure. Occorre il boia di

quartiere». Anche i poeti vedono lontano. Scriveva Davide Turoldo quindici anni fa: «Ho paura del

nazismo dietro le porte. Ho paura di questi nazionalismi, di questi rigurgiti di politiche negative. Ho

sempre combattuto contro tutto questo. L'ho scontato con guerre che sembravano non terminare

mai. Ho paura della volgarità di questa classe dirigente». Il direttore di Radio Padania, uno degli

organi del nuovo governo, ha detto che è più facile derattizzare una zona che liberarsi dai Rom.