Padre Maciel, il potere della Legione di Cristo
Sì è spento a 87 anni in un ospedale di Houston padre Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, un piccolo impero del cattolicesimo oltranzista sparso in 20 paesi. Accusato di pedofilia dalle sue vittime diventate adulte, era stato sospeso. Silenzio in Vaticano
Gianni Proiettis
Città del Messico
il manifesto del 2.2.2008
Il sacerdote messicano Marcial Maciel, fondatore dell'ordine
dei Legionari di Cristo, è morto mercoledì 30 gennaio a Houston,
Texas, all'età di 87 anni. L'ultima volta che l'alto prelato aveva fatto
notizia era stato nel maggio 2006 per la sospensione a divinis impostagli da
papa Ratzinger. Si chiudeva così un processo cominciato nel 1956 e durato mezzo
secolo, in cui il religioso era accusato di aver commesso abusi sessuali su
bambini e adolescenti affidati alla sua tutela in un arco di più di trent'anni.
Il provvedimento papale, che raccomandava a padre Maciel il ritiro in preghiera,
fu commentato all'epoca sia perché costituiva un segnale delle future politiche
revisioniste di Benedetto XVI sia per il merito della questione - la pratica
della pederastia nel clero - che sarebbe diventata di sempre più bruciante
attualità nella Chiesa cattolica.
La popolarità di Marcial Maciel Degollado negli ambienti dell'estrema destra
cattolica, al potere attualmente in Messico, è tale che l'informazione
filogovernativa messicana - cioè la quasi totalità - nasconde pudicamente in
questi giorni la storia della pederastia e della sanzione pontificia e si
profonde in fioriti necrologi.
Ma la personalità di padre Maciel, un prelato di primo piano fin dai tempi di
Pio XII, e il peso economico e politico dei Legionari di Cristo,
la congregazione da lui fondata nel 1941, richiamano l'attenzione.
I Legionari di Cristo sono presenti in una ventina di paesi - fra
cui Italia, Messico, Cile, Brasile, Argentina, Usa, Canada, Svizzera, Irlanda,
Austria, Colombia, Spagna e Venezuela -, possiedono 615 centri educativi, di cui
una dozzina sono università private, hanno fondato e controllano vari movimenti
laici - il più antico e famoso è il Regnum Christi - e gestiscono un'agenzia
di stampa, la Zenit, che diffonde in sei lingue la voce del Vaticano nel mondo.
Vero e proprio impero transnazionale, che in Messico si è guadagnato il
nomignolo di Millonarios de Cristo, la congregazione vanta circa 600
sacerdoti, 2.500 seminaristi e 65mila membri laici. La sua missione? Niente meno
che evangelizzare l'intero orbe terracqueo, conquistando le future classi
dirigenti e i decision makers all'ideale dell'ultima - e definitiva - crociata
cattolica.
Lasciate che i pargoli vengano a me
Originario dello stato messicano di Michoacán, l'87enne Marcial Maciel
Degollado, che i suoi seguaci chiamavano affettuosamente Mon Père, sembrava
uscito da una novella noire. Pederasta, morfinomane e affarista di successo,
riuscì ad affascinare due papi epocali come Pacelli e Wojtyla, che gli
garantirono protezione illimitata.
E dire che i suoi inizi furono tutt'altro che promettenti. Espulso in gioventù
da ben due seminari - per ragioni mai rese pubbliche - Marcial Maciel, che
vantava vari vescovi in famiglia, divenne sacerdote a 24 anni, nel 1944. Ma,
straordinariamente, tre anni prima, nel 1941, era già riuscito a fondare un
ordine religioso: i Legionari di Cristo, appunto, che da allora
non smetteranno di crescere ed espandersi. Oggi sono 700 sacerdoti e 2.500
seminaristi presenti in quattro continenti, come ricorda con certo orgoglio il
loro sito, www.legionariesofchrist.org.
Malgrado i vizietti privati, ampiamente documentati in decine di denunce, il
prelato messicano riscuoteva consensi e simpatie grazie a un programma di
abbagliante semplicità: estendere il Regno - con la maiuscola - di Cristo.
Un messaggio destinato a entusiasmare anche i difensori laici dell'Occidente -
sempre con la maiuscola - cristiano.
In effetti, nel 1946, padre Maciel approda in Spagna per invito di importanti
sostenitori, come l'industriale Iñigo de Oriol e Alberto Martín Artajo,
ministro degli esteri di Franco. Pur mettendo radici fra gli ultras cattolici
"che contano", i piani espansionisti di padre Maciel conoscono un
battuta d'arresto nel 1956, quando le prime denunce sulle sue pratiche sessuali
e sulla sua assuefazione alla morfina arrivano in Vaticano e gli provocano una
prima sospensione a divinis. Un provvedimento che durerà solo un paio d'anni,
perché Maciel ha altissimi protettori, come il cardinale Angelo Sodano,
segretario di stato della Santa Sede.
Per discolparsi del consumo di Dolantin - la morfina in fiale, che portava
sempre con sé in un'elegante 24 ore di coccodrillo - padre Maciel esibiva un
certificato medico, senza data, firmato dal dottor Galeazzi Lisi, l'archiatra di
papa Pacelli. Quanto alla sua passione omosessuale per i giovani seminaristi, da
cui amava farsi masturbare, si giustificava con loro dicendo che gli serviva per
"alleviare i suoi intensi dolori" e che quelle pratiche gli erano
state autorizzate, secondo lui, dallo stesso Pio XII. Poi, comunque, assolveva
le sue vittime in confessione, raccomandando il silenzio.
Ripresosi da quello e da altri scandali minori, subito messi a tacere - come
quando fu arrestato in Spagna mentre acquistava varie dosi di morfina - Marcial
Maciel tornò saldamente in sella alla testa dei Legionari e continuò la
sua opera di conquista delle anime di potenti e milionari. Educazione
paramilitare, obbedienza cieca, obbligo di segretezza e "discrezione",
uniti al culto della personalità del fondatore, sono sempre stati i valori
centrali dell'ordine. Oltre a una visione teocratica della società, da imporre,
se necessario, con la forza e, manco a dirlo, a un anticomunismo feroce.
Chi crede che gli integralisti aggressivi si annidano solo in campo musulmano
dovrebbe documentarsi un tantino sui Legionari di Cristo, che
stavano spingendo ultimamente per santificare in futuro il loro fondatore,
sull'esempio di José Maria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei.
Il diavolo fa le pentole...
Nel novembre 1997, però, la lapide che copre i peccati di padre Maciel viene
nuovamente sollevata: otto ex-legionari, che hanno subìto le pratiche
del religioso nella loro adolescenza, di fronte ai continui insabbiamenti, lo
denunciano direttamente al papa Giovanni Paolo II. Non si tratta di pesi
leggeri: sono tutti avvocati, dottori, ingegneri di solida fama e ottima
reputazione. Uno di loro, Juan Manuel Fernández Amenabar, che era stato rettore
dell'università Anáhuac, fondata in Messico da Maciel, fece addirittura la sua
denuncia sul letto di morte, nel febbraio 1995, supplicando che venisse resa
pubblica Uno dei denuncianti, il dottor José Barba Martín, cattedratico del
prestigioso Instituto Tecnológico Autónomo de México, dichiarò: «Nel
rivelare tutto questo, assolvo a un'obbligazione di coscienza, perché voglio
far parte di una Chiesa coerente».
Sembrava che questa volta la Santa Sede, di fronte a testimonianze così
numerose e coincidenti, non potesse più adottare la politica dello struzzo.
Eppure il cardinale Ratzinger, allora responsabile della Congregazione per la
Dottrina della Fede, fece dormire la pratica per anni e, nel 1999, confidò al
vescovo messicano Carlos Talavera, che insisteva per arrivare a un processo: «Mi
spiace molto, monsignore; il caso di padre Maciel non si può aprire, perché è
una persona molto amata dal Santo Padre (Giovanni Paolo II) e ha fatto molto
bene alla Chiesa. Non è prudente, mi dispiace». Dovettero passare altri sette
anni perché lo stesso Ratzinger, diventato papa Benedetto XVI, si risolvesse a
prendere una decisione, giudicata da molti vaga e insufficiente, in cui si
dedicava perfino un elogio all'opera dei Legionari.
In particolare, i denuncianti del potentissimo padre Maciel, che era protetto
anche dal cardinale primate del Messico, Norberto Rivera, e dall'ex-nunzio
apostolico Girolamo Prigione, nell'apprendere che il processo veniva
definitivamente insabbiato nel 2006, si dichiararono «scandalizzati
dall'evidente patteggiamento fra il Vaticano e un criminale». In
quell'occasione annunciarono che avrebbero portato il caso di fronte a qualche
organismo internazionale di diritti umani.
In dichiarazioni al quotidiano messicano La Jornada, le antiche vittime di
Marcial Maciel hanno messo in contrasto la grande clemenza verso il fondatore
dei Legionari con la severa condanna che ha colpito nel 2005 il sacerdote
italiano Gino Burresi, fondatore dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, un
pedofilo con tanto di stimmate.
A padre Maciel, invece, venne risparmiato il processo «in considerazione della
sua età e del suo stato di salute», invitandolo a dedicarsi a «una vita
riservata di orazione e penitenza, rinunciando a qualsiasi ministero pubblico».
Non una parola per le vittime degli abusi, come se non esistessero. E i traumi
esistenziali provocati da quelle violenze infantili? E il valore civile di
quelle denunce, ribadite per anni nella speranza di impedire nuovi abusi?
Seccature che è meglio ignorare, per il Vaticano. L'importante è rimanere in
buona con i Legionari di Cristo, gente seria che fa un ottimo
lavoro. Dal 2005, comunque, la congregazione era diretta dal 50enne sacerdote
Alvaro Corcuera