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MENZOGNE E RETICENZE SULL’OTTOPERMILLE

Può non essere “peccato” nel segreto della Dichiarazione dei redditi operare una scelta qualunque, ma sponsorizzare pubblicamente scelte diverse dallo Stato è in contraddizione con la promozione della laicità delle istituzioni: ne riduce il valore di lotta per la democrazia

di Marcello Vigli

fonte: Italia laica - Roma 14 maggio 2008

chi è Marcello VIGLI

Il 4 maggio è stata celebrata "Giornata di sensibilizzazione sull'Otto per mille per aiutare la Chiesa ad aiutare" e la radio vaticana ha trasmesso un’intervista a Paolo Mascarino responsabile del Servizio CEI per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Legittima la sensibilizzazione, ma truffaldina la motivazione:

L’ultimo dato certo che risale a tre anni fa dice che hanno scelto la Chiesa cattolica l’89,8 per cento dei contribuenti. Questo è certamente un grande segno di stima e di fiducia degli italiani verso l’impegno della Chiesa a favore di tutti.

In realtà quella percentuale indica la percentuale dell’otto per mille dell’Irpef di quell’anno che verrà devoluta alla Cei e non dei contribuenti non superiore, invece, al 35%!

È il risultato perverso della normativa. Essa prevede che l’otto per mille dell’Irpef sia distribuito fra Stato, Chiesa cattolica, Tavola Valdese, Unione delle Comunità Ebraiche, Chiesa luterana, Avventisti del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia percentualmente alle opzioni espresse dai contribuenti in loro favore e che la parte dell’otto per mille, sulla quale non sia stata espressa nessuna opzione, venga ridistribuita fra gli stessi destinatari (eccetto Avventisti, Assemblee di Dio e Valdesi che non hanno ancora ottenuto di partecipare alla spartizione) in percentuale alle opzioni già espresse. In pratica, le preferenze espresse vengono usate per spartire anche la parte dell’Irpef su cui non sono state espresse preferenze. Così, siccome negli anni queste non hanno mai raggiunto il 40% dei contribuenti, più del 60% dell’Irpef è stata distribuita ugualmente secondo le indicazioni di una minoranza degli aventi diritto.

È pertanto truffaldino parlare di alta percentuale di contribuenti a vantaggio della Chiesa cattolica.

Si tratta di pubblicità ingannevole che aggiunge efficacia ad una campagna favorita dall’assenza di un’attività promozionale da parte dello Stato e dall’esiguità dei mezzi delle altre confessioni costrette anch’esse ad autopromuoversi. In loro aiuto sempre più frequentemente intervengono come sponsor gruppi anticlericali, associazioni impegnate nella promozione della laicità nelle istituzioni e cattolici conciliari che considerano il finanziamento pubblico supporto dell’autoritarismo nella loro chiesa.

In questa prospettiva va letto il recente appello promosso da MicroMega che Di fronte all’offensiva clericale volta a limitare irrinunciabili libertà e diritti civili degli individui ...., e alla subalternità e passività dello Stato nelle sue istituzioni parlamentari e governative invita tutti i cittadini democratici a devolvere l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese. Oltre che da intellettuali non credenti in alcuna religione, è stato sottoscritto anche da personalità del mondo cattolico che, in una nota aggiuntiva, si autodefiniscono critici e scandalizzati nei confronti di una politica dei vertici ecclesiastici sempre più tesa a usare il potere che deriva dal danaro, dalle clientele, dalle influenze politiche, dal dominio sulle coscienze per condizionare la politica degli stati e in particolare di quello italiano.

C’è da chiedersi perché gli uni e gli altri non scelgano di destinare l’otto per mille allo Stato. In verità destinatario è il governo che spesso ha usato le risorse assegnategli aggirando spesso la legge che ne impone la destinazione a finalità sociali, assistenziali, culturali. Le ha usate, infatti, per contributi ad attività assistenziali non gestite dallo Stato, per restauri di beni artistici di edifici delle Chiese, ed anche per finanziarie guerre chiamate missioni umanitarie, o l’esodo dei dipendenti dell’Alitalia nel 2005.

L’interrogativo resta e impone un approfondimento per valutare l’esito politico di questi appelli che di fatto legittimano l’istituto dell’otto per mille e con esso il principio a cui s’ispira: le Chiese hanno più diritti di altre agenzie culturali e le religioni “valgono” più di ideologie o concezioni filosofiche. Né si può ignorare che l’ottopermille rappresenta uno strappo alla legalità costituzionale che vuole il Parlamento unico titolare a disporre delle risorse ottenute dal pagamento delle imposte di tutti i cittadini. Di questo infatti si tratta: il contribuente che sceglie non destina un inesistente ottopermille personale, ma dispone di un patrimonio che, pur costituito con il suo contributo grande o piccolo, è della collettività. L’istituto dell’ottopermille va quindi contrastato e in nessun modo legittimato, ne va chiesta l’abrogazione. Può quindi non essere “peccato” nel segreto della Dichiarazione dei redditi operare una scelta qualunque, ma sponsorizzare pubblicamente scelte diverse dallo Stato è in contraddizione con la promozione della laicità delle istituzioni: ne riduce il valore di lotta per la democrazia