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SE IL CIELO SI SPOSA CON LA TERRA


 di Leonardo Boff

da ADISTA n° 32 del 21.3.2009

 

Varcata la soglia dei 70 anni, sono ormai diventato ufficialmente vecchio. È l’ultima tappa della vita, quella che serve per prepararsi al grande incontro. Dopo tanti anni di riflessioni e di studi, alla fine rimane la grande domanda: e Dio? (...)

Osservando il processo di globalizzazione, inteso come una nuova tappa dell’umanità in cui culture, tradizioni, popoli diversi si sono incontrati per la prima volta, ci si rende conto che si può essere umani in molti modi diversi e che si può incontrare la realtà ultima, la più intima e profonda, seguendo molti cammini. Pensare che vi sia solo una finestra attraverso cui vedere il paesaggio è un’illusione dei cristiani dell’Occidente. E il loro errore. Come Aristotele, nella sua Metafisica, dice che l’essere si mostra in molte maniere, così io dico lo stesso di Dio: che, cioè, Dio si mostra in molti modi. È scritto nel Prologo della Carta agli Ebrei che Dio molte volte in molte forme si è manifestato all’umanità.

Nei miei viaggi, nei miei incontri con culture diverse e con ogni tipo di persone religiose, mi sono reso conto della necessità che abbiamo di apprendere gli uni dagli altri e della profonda capacità di venerazione di cui i diversi popoli ci danno testimonianza.

Alcuni anni fa, sono andato in Svezia, su invito del governo, per parlare di spiritualità ed ecologia e sono stato condotto fin quasi al Polo Nord. Lì i popoli indigeni non amano incontrare gli stranieri, ma quando hanno saputo che c’era un teologo della liberazione, alcuni leader hanno deciso di andare a conoscere questa rarità. La prima domanda che il cacique più anziano mi ha rivolto è stata: “Per gli indigeni del Brasile il Cielo si sposa con la Terra o no?”. Io ho capito immediatamente la domanda: per essere indigeni, bisogna celebrare questo matrimonio tra cielo e terra da cui nascono tutte le cose, altrimenti si è come gli abitanti di Oslo che pensano solo alla terra e ai suoi beni e non sanno nulla del cielo. E così si è prodotto un dialogo fecondo su questa esperienza di unità: di maschile, femminile, Dio, mondo, terra, cielo, sole, vita.

Ho vissuto un’altra esperienza straordinaria in Guatemala, quando ho partecipato ad un rito sul bellissimo lago di Atitlan, che credo sia il più bello del mondo. Una grande celebrazione in lingua maya (con traduzione), a cui hanno partecipato 30 o 40 sacerdoti, durante la quale sono state invocate le energie della montagna, del lago, degli alberi, del fuoco. Durante la cerimonia, una sacerdotessa mi è venuta incontro e mi detto: “sei molto stanco”. Effettivamente avevo passato 20 giorni in macchina per tutta l’America Centrale, partecipando a incontri e dando conferenze, ed ero molto stanco. Mi ha detto: “Tu devi ancora lavorare molto”. E ha spinto il pollice sul mio cuore con una forza tale che quasi mi rompeva una costola. Poi è tornata di nuovo da me e mi ha detto: “Hai un ginocchio che non va bene”. In effetti il giorno prima, scendendo dalla barca, avevo preso una contusione al ginocchio, che si era gonfiato. “Come lo sai?”, le ho chiesto. “L’ho sentito con le forze della Pacha Mama”. Mi ha portato vicino al fuoco e per 30 o 40 volte ha passato la mano dal fuoco al ginocchio, finché questo non si è completamente sgonfiato. Prima che terminasse la celebrazione, che è durata oltre tre ore, è tornata e ha detto: “Tu sei ancora stanco”. Ha spinto di nuovo il pollice sul cuore e ho sentito una specie di scossa, e poi non mi sono mai sentito tanto rilassato e tranquillo come in quel momento.

Sono sacerdoti sciamani, che entrano in contatto con le energie dell’universo e aiutano le persone a stare bene. Ho passato tutto un sabato pomeriggio e una domenica mattina a parlare con i sacerdoti e ad analizzare il Popol Vuj. Uno di essi mi ha anche regalato un libro bellissimo su fisica quantistica e spiritualità maya, mostrandomi l’estrema affinità tra la visione quantistica del mondo e il tessuto di energie su cui si fonda la visione maya.

Un’altra esperienza di questo genere l’ho vissuta a ottobre dello scorso anno, quando ho passato quasi 20 giorni con gli indigeni mapuche. Mapuche significa “essere terra”. “La nostra missione - dicono - è prenderci cura della terra: degli alberi, dell’acqua, degli animali, perché tutto viva in profonda armonia. Ci indigniamo enormemente quando arrivano le grandi imprese a distruggere e ad impedirci di prenderci cura della Pacha Mama, della Madre Terra”. Eravamo di fronte ad un enorme lago ed uno dei leader indigeni mi ha detto: “Gli antenati vengono e ci parlano. Io ho avuto un sogno: che il lago piangeva e gli alberi intorno tremavano tutti. Quando mi sono svegliato, sapevo di cosa si trattava: esiste un progetto governativo per utilizzare questa acqua per una centrale elettrica. E gli antenati mi dicevano: ‘tu devi convocare le comunità per tranquillizzare il lago e per calmare gli alberi perché smettano di tremare’”.

Si tratta di persone di grande saggezza, che mostrano un profondo rispetto per gli altri e irradiano una pace che raramente si incontra.  

 

La religione migliore

Una volta sono stato invitato a Berlino a un incontro su religioni e pace a cui partecipava anche il Dalai Lama. Durante la pausa caffè gli ho domandato: “Qual è la religione migliore?”. E lui, con quel suo sorriso un po’ saggio e un po’ malizioso, mi ha risposto: “La migliore religione è quella che ti rende migliore”. Sono rimasto perplesso, perché è una frase di grande saggezza. Gli ho domandato: “Cos’è che mi rende migliore?”. E lui: “La religione che ti rende più capace di amicizia, di compassione, di amore, è questa la migliore”.

Non ci sono religioni migliori: questa è un’illusione della Dominus Iesus, la vecchia eresia medievale - perché a mio giudizio di eresia si tratta - in base a cui “fuori dalla Chiesa non c’è salvezza”, per cui il cristianesimo è l’unica religione vera e le altre sono braccia tese al cielo ma senza la certezza che Dio accetti questa supplica. Pensare così è una blasfemia contro lo Spirito Santo. Possono pensarlo solo coloro che hanno perso la fede, che vivono di dogmi, dottrine, poteri istituzionali e religiosi.

(...) Come punto di partenza per il dialogo interreligioso non bisogna prendere le religioni, ma quello che è nascosto dietro di esse: una profonda esperienza mistica, l’esperienza della realtà che si presenta come mistero, un mistero di amore e di profonda intimità, per cui vale la pena prendere partito per quelli che gridano, per gli oppressi in Egitto, in Babilonia e in qualunque parte del mondo. Non un mistero anodino, senza nome, ma un mistero che è in profonda comunione con la sua creazione, con gli esseri umani e specialmente con quelli che soffrono.

Diceva Pascal, grande mistico e scienziato dell’Occiden-te, che credere non è pensare Dio, ma sentire Dio. Per me sta qui il segreto del dialogo tra le religioni. Thomas Merton, grande mistico del cristianesimo contemporaneo, partecipò a due grandi incontri di monaci dell’Oriente e dell’Occidente. Nella prima riunione ognuno parlava della propria dottrina: non ci si capiva in nessun modo, era una disputa totale. Nella seconda ognuno doveva parlare della propria esperienza: uno ballava, uno restava in silenzio, uno recitava una poesia. Tutti si intendevano profondamente perché parlavano della realtà per la quale non ci sono parole ma a cui tutti davano testimonianza con una presenza forte. Credo che da qui passi il cammino di dialogo tra le religioni.

Per tutti i mistici alla fine c’è un’esperienza di non dualità: il cuore del mondo, il cuore dell’essere umano, il cuore di Dio sono un unico grande cuore. E questo aiuterà l’umanità a vivere in questo pianeta proteggendolo, riscattando quello che abbiamo perduto in Occidente: il senso del rispetto e della venerazione. Dominiamo tutto, non rispettiamo niente: per questo non siamo più capaci di vivere un’esperienza di non dualità, un’esperienza di estasi di fronte alla creazione e alla pluralità delle forme con cui Dio ha voluto avvicinarsi agli esseri umani. Tutte queste forme hanno la loro verità e, come tutto ciò che è umano, possono ammalarsi: molte religioni, cristianesimo compreso, sono malate di dogmatismo e di fondamentalismo. Ma ogni malattia rimanda alla salute ed è per questo che non bisogna perdere la dimensione più profonda, sana, autentica di tutte le religioni che è quella di  mantenere permanentemente viva la memoria sacra del fatto che non siamo soli in questo mondo, ma che c’è un’energia potente dai mille nomi che ci accompagna e che opera nell’intero universo, in ogni essere. Ed è così, allora, che potrà nascere una nuova era e una pace perenne con gli esseri umani e con la terra, madre nostra, Pacha Mama, Casa Comune.