«La Chiesa sta vivendo una crisi di autorevolezza»

intervista ad Alberto Melloni a cura di Carlo Marroni

in “Il Sole-24 Ore” del 5 settembre 2009

«Scontri e divisioni nella Chiesa vengono sempre visti e descritti, ma io credo che al di là di quanto si dice e delle smentite del portavoce vaticano padre Lombardi, sull'assenza di divisioni, in effetti ci sono tre soggetti chiamati in causa, con posizioni diverse tra loro». Per Alberto Melloni, uno degli storici cattolici più autorevoli, studioso del Concilio e punto di riferimento intellettuale dei cattolici-democratici, la vicenda Boffo è un po' lo specchio del percorso della Cei nell'ultimo quindicennio.

Quali sono i soggetti in campo?

L'episcopato italiano, quindi la Cei, la Santa Sede e quindi la Segreteria di Stato, e l'opinione pubblica cattolica. Ognuno di loro ha avuto modi diversi di reagire all'imboscata del Giornale a Boffo.

La Cei è stata quella che l'ha difeso con maggiore convinzione, almeno così pare.

In effetti ha denunciato l'attacco grave, ma i vescovi dovrebbero porsi l'interrogativo: perché tutto questo è accaduto? Quali sono le ragioni che stanno alla base di questo scontro?

Forse l'aria è cambiata?

La ragione è che la linea adottata per oltre 15 anni dal cardinale Ruini aveva creato in Berlusconi, ma sicuramente nel suo entourage e più in generale nel Pdl la convinzione che dalla Chiesa ci si poteva aspettare atteggiamenti più che amichevoli, una sorta di plus di benevolenza. E questa aspettativa era molto alta tra i più vicini a Berlusconi, e ci metto naturalmente Feltri.

E la Santa Sede?

Sappiamo che dal 2007, da quando la Cei è guidata dal cardinale Bagnasco, è stato avviato un processo di riassestamento di compiti, con il cardinale Bertone che ha avocato a sé il rapporto con la politica. Ma un conto è dirlo e un altro è metterlo in pratica.

E Avvenire veniva visto come un soggetto che andava per conto proprio?

Da quello che si è letto si è capito che dentro il Vaticano c'era qualche sopracciglio alzato per la linea adottata, specie per le critiche sui morti in mare.

Ma non sarà solo quello: Boffo era il direttore nominato da Ruini e si muoveva ancora sul fronte politico, come fece nel 2008 in difesa dell'Udc?

Già, Avvenire è stato il portavoce di una linea, lo strumento di attacco verso gli altri, non solo fuori ma anche dentro la Chiesa: ricordo chiaramente che veniva usato talvolta il termine "cattolico democratico" alla stregua di un insulto.

Una situazione che Bertone voleva normalizzare?

L'obiettivo è uniformare la linea, ma anche migliorare il rapporto all'interno delle varie anime della Chiesa, cercando di eliminare la barriera creata da Ruini tra figli e figliastri.

E l'opinione pubblica cattolica, il popolo delle parrocchie?

Non ha capito molto di quello che è accaduto. Tutti hanno manifestato solidarietà a piene mani...

Ma le cose sembrano andate diversamente.

Il Papa ha telefonato a Bagnasco, ma per manifestare solidarietà a lui e alla Cei, non a Boffo. Era chiaro che un cambio di clima andava favorito.

Quali saranno le conseguenze di questo caso?

Le dimissioni sono state un atto di generosità, ma le conseguenze le vedremo nel medio termine, nell'atteggiamento nella Chiesa, i riassetti.

E l'elettorato cattolico?

Il voto cattolico non è compatto. La Chiesa è l'unica realtà sociale presente in tutto il Paese e previene quello che accadrà, ma è diviso come è divisa l'Italia: non risente di fattori ideologici o scosse profonde, ma manifesta piccole oscillazioni in ragione di fattori contingenti, di paure, di tensioni.

Molti si chiedono: perché Boffo non è stato sostituito, senza clamori, quando il caos è scoppiato?

La ragione per cui i vescovi non sono intervenuti non dipende dalla gravità dei fatti - conosciuti dal 2004 e denunciati da Feltri - ma dal giudizio su cosa è importante che faccia il direttore di Avvenire, che rispondeva ad una logica politica precisa, per cui non si poteva sostituire.

Ma quando cambia il presidente della Cei, editore di Boffo, un cambio alla direzione del quotidiano di per sé non sarebbe stata scandalosa?

Sarebbe stato del tutto fisiologico, senza incidere sul giudizio della persona. Ma nel 2007 non è accaduto, perché non ci si è resi conto del cambio di linea.

Con Boffo se ne va l'ultimo pezzo di ruinismo?

La lunga stagione di Ruini ha rappresentato la massima concentrazione sugli aspetti politici, facendo passare in secondo piano quelli spirituali, liturgici, pastorali, tutte cose che fanno grande la Chiesa. L'attacco di Feltri si è inserito in questo grave deficit di autorevolezza che la Chiesa soffre, e forse anche questa è una ragione del clamore suscitato.

Perché questo deficit?

Si è puntato ad una Chiesa che ha come obiettivo quello di essere ubbidita e temuta, si è pensato che fosse un gran successo che una pattuglia di ex radicali facesse la genuflessione. Ma la Chiesa nei momenti-chiave, come la nascita della Costituzione e l'uccisione di Moro, è stata determinante per tenere insieme il Paese. E oggi questo deficit di autorevolezza è un fatto grave se vissuto alla luce della crisi economica e sociale.

I cattolici in politica sono una razza in estinzione?

Il rischio per la Chiesa è sprofondare nella normalità della politica, l'obiettivo è la formazione delle coscienze, non ottenere un po' di soldi per la scuola. E pensare che la frase "cattolico adulto" per cui Prodi fu attaccato da Ruini era stata coniata da Pio XII proprio per la formazione delle coscienze.

La scelta del nuovo direttore di Avvenire avrà un significato particolarmente importante?

No. Andrà una persona che va bene per quel ruolo e che sa lavorare. Forse potrà essere indicativo della capacità dei vari soggetti in campo di imporre i loro uomini. Quello che credo conti è che si lavori per apportare nuova autorevolezza anche ad Avvenire.