Cl
e Lega: l'affare è servito.
È
il nuovo "patto di ferro" portato avanti con
la Compagnia delle Opere e la benedizione di Formigoni e Bossi
di
Ferruccio Pinotti
da
"Il Fatto Quotidiano"1
ottobre 2009
È il nuovo
asse segreto della politica, dell'economia e della finanza. È l'intesa di cui
non si può parlare. È il "patto di ferro" che nei prossimi mesi
muterà molti scenari in una serie di delicati scacchieri fatti di grandi
business, di appalti, di equilibri politici e istituzionali. Comunione e
Liberazione ha infatti scelto la Lega come partner forte per un progetto di
vasto impatto e di lunga gittata. Un disegno che si articola su una serie di
capisaldi, per ora percepiti con difficoltà dagli osservatori esterni, ma ben
chiari ai vertici di Cl e del Carroccio.
Pietra
angolare dell'intesa è il federalismo. L'obiettivo dei due movimenti è
sfruttare la de-strutturazione dello Stato, e il progressivo passaggio di molte
sue competenze alle Regioni, per trasferire dal pubblico al privato una serie di
aree di lucrose attività che vanno dalle scuole all'energia, dalle autostrade
alla sanità, dalla formazione all'immigrazione. Braccio operativo sarà la
Compagnia delle Opere, la potentissima organizzazione vicina a CL che raggruppa
34.000 imprese, per un fatturato stimato in 70 miliardi di euro. Spetterà alla
CdO il compito di trasformare l'indebolimento dello Stato unitario in una
gigantesca opportunità di business.
Il piano prevede una serie di step , che sono stati anticipati da Roberto
Formigoni in agosto durante il meeting di Rimini. Il primo ruota intorno ai
decreti attuativi della legge sul federalismo già approvata: il governo deve
emanarli entro due anni. Ma, nei decreti attuativi è possibile infilare di
tutto, e di questo Cl e Lega sono ben consci.
La seconda
mossa riguarda, invece, la cosiddetta trattativa con lo Stato. Che cosa sia
Formigoni lo ha spiegato il 24 agosto quando, davanti ai vertici entusiasti del
movimento di Umberto Bossi, annunciato che Lombardia e Veneto intendono
sottrarre al governo centrale il maggior numero possibile di competenze. Le due
regioni, insomma, non puntano solo al federalismo fiscale, ma vogliono la
gestione di un'ampia serie di aree strategiche che comprendono le strade,
l'ambiente, la scuola, forse persino il nucleare, quanto meno in termini di
attuazione del piano nazionale di realizzazione delle centrali. Nell'attuazione
del federalismo, ha detto il governatore ciellino, "un passo importante è
quello di sfruttare la possibilità offerta dall'articolo 116 della
Costituzione, come la Lombardia sta cercando di fare. La Carta prevede infatti
che, su iniziativa della Regione, lo Stato possa attribuire, con una legge, la
competenza esclusiva su alcune materie che sarebbero, di norma, riservate allo
Stato". "Molte cose", ha annunciato Formigoni, "si possono
fare senza ricorrere ad un cambiamento della Costituzione , ma con una
trattativa per ottenere competenze specifiche. Noi siamo pronti ad occuparci
esclusivamente delle dodici materie che abbiamo già richiesto". Un'idea
che ha trovato subito d'accordo uno degli ospiti d'onore del Meeting di Cl, il
ministro leghista Roberto Calderoli, che ha parlato di una "modifica della
Costituzione per dare più potere alle Regioni" lasciando intravedere la
linea di programma comune tra il movimento fondato da don Giussani e il
Carroccio. Così Formigoni ha metaforicamente indossato la camicia verde e,
mutuando linguaggio leghista, ha parlato di un "diritto da parte dei
cittadini ad autodeterminarsi e scegliere il proprio modello di
riferimento". Poi, tra gli applausi scroscianti, ha recitato il mantra
"meno burocrazia per le aziende", scandendo gli obiettivi: "La
sanità va gestita tutta in ambito regionale. Solo certe materie possono restare
al governo. Ogni cittadino ha il diritto di farsi curare dove vuole e di
scegliere in quale scuola mandare i figli. Abbiamo finanziato in questi anni
10.000 progetti di famiglie lombarde tramite l'associazionismo, contro la logica
centrali-sta. Ricco di prospettive, nell'accordo Cl–Lega, è pure il business
delle infrastrutture. Formigoni al Meeting ha ammesso candidamente:
"Abbiamo già l'ente lombardo Cal (Concessioni Autostradali Lombarde, ndr)
per le autostrade, a metà tra Stato, Anas e Regione. Siamo forti nel trasporto
ferroviario per i pendolari con Fs e Ferrovie Nord: è ora di dire basta alla
direzione romana".
I leitmotiv del leader politico di Cl sono gli stessi della Lega: "Bisogna
stabilire livelli diversi di imposizione fiscale tra regioni e attrarre
investimenti; serve un accordo delle Regioni con Province e Comuni per la
gestione dei soldi e per il federalismo fiscale".
Anche i servizi pubblici, nella nuova filosofia di Cl e Lega, vanno ricalcolati
in base a nuove unità di misura. Per Formigoni "il passaggio dalla logica
del costo storico a quella del costo standard, ottenuto con il federalismo
fiscale, rappresenta il passaggio dal vizio alla virtù".
LA
SPARTIZIONE DELLE REGIONI DEL NORD
In questo scenario, una partita chiave è quella della spartizione delle grandi
regioni del Nord. Cl ha un ruolo di mediazione chiave tra Pdl e Lega, che si
contendono Lombardia e Veneto, con un pensiero attento anche al Piemonte.
La Lega, alle regionali del 2010, vorrebbe prendersi le tre regioni più ricche
d'Italia, Lombardia, Piemonte e Veneto, ma sa che se vuole un patto sul fronte
degli affari deve arrivare a un compromesso politico. L'ipotesi che sta quindi
maturando, all'interno del Carroccio, è lasciare la Lombardia non tanto a Forza
Italia, quanto a Formigoni, ovvero a Cl e alla Compagnia delle Opere, in cambio
della presidenza del Veneto (il laico Galan non è amato da Cl e il suo regno è
messo in discussione dalla Lega) e magari del Piemonte.
Resta
l'incognita Udc. Ma di fronte a un patto chiaro con gli uomini di Pierferdinando
Casini anche la Lega dirà di sì al governatore Formigoni. Il presidente della
Regione Lombardia ne è convinto e ha auspicato che l'alleanza con l'Udc possa
essere confermata a cominciare dalle regionali del prossimo anno in Lombardia.
"I rapporti con la Lega in Regione", ha detto al Meeting, "sono
ottimi. Noi lavoriamo per allargare l'alleanza, per rinnovare il patto con l'Udc
su basi chiare e valori condivisi. Spero sia un patto a 360 gradi su tutto il
territorio nazionale e sono convinto che anche la Lega, di fronte a una proposta
chiara di alleanza, dira di sì. La Lega è un partito intelligente e abile e
finché non vede patti chiari dirà di no. Ma la chiarezza interessa anche a
noi, non vogliamo papocchi o pasticci. Se faremo un patto chiaro lo sottoporremo
agli amici della Lega". Il tema della presidenza della Regione Lombardia
continua comunque ad essere spinoso, ha lasciato capire Calderoli. Ma la stanza
di compensazione di Cl saprà certamente risolvere i contrasti. La sanità, la
scuola e i trasporti sono alcuni tra i molti e ricchi settori di business per
Cl. Ma non c'è ambito al quale il braccio della Compagnia delle Opere non
guardi con lungimiranza. Uno di questi è il nucleare, una materia in cui la
programmazione è ancora tutta da stendere, consentendo perciò alle aziende
della Compagnia delle Opere di inserirsi a vario titolo. Non a caso, a discutere
di nucleare al meeting erano presenti Fulvio Conti, ad e dg di Enel; Umberto
Quadrino, ad di Edison; Giuliano Zoccoli, presidente di A2A, la potente azienda
nata dalla fusione tra la Asm di Brescia e la Aem di Milano. I top manager
dell'energia italiana si sono definiti "vecchi amici del meeting" e a
benedire l'intesa si è mosso fino a Rimini il ministro dello sviluppo economico
Claudio Scajola.
RELIGIONE
E FINANZA VANNO D'ACCORDO
Ma a progettare il nucleare italiano con i big ciellini erano anche l'ad di
Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, così come il responsabile della
localizzazione degli impianti nucleari Enel, Igino Chellini; come pure Franco
Cotana, promotore della Piattaforma Tecnologica Nucleare Sostenibile Italia;
Frantisek Pazdera, vicepresidente della consorella europea Sustainable Nuclear
Energy Technology Platform; Silvio Bosetti, dg della Fondazione Energylab.
Cl non aspetta che le occasioni di business succedano, le anticipa. In questo
disegno complessivo di appropriazione delle aree in cui la competenza dello
Stato verrà progressivamente erosa a favore del business di Cl e Cdo, ha un
ruolo importantissimo la finanza, chiamata ad erogare credito alle aziende
"amiche" a sostenere grandi progetti infrastrutturali. La Compagnia
delle Opere ha costruito un sistema oliatissimo, un network nel quale ogni
azienda aiuta l'altra, in un rapporto committente-fornitore che disegna
un'economia ciellina forte e integrata, quasi un mondo a parte, isolato dal
mercato.
Già nel
2000 il titolare dell'impresa edile Romagnoli, Camillo Agnoletto, impegnato
nella ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia, raccontava all'Espresso:
"Noi non abbiamo aderito per motivi ideali. Con Cl io non c'entro, sono un
uomo di sinistra. Ma l'adesione ti garantisce le informazioni giuste sui bandi
di gara, i finanziamenti Ue, le opere pubbliche; ti offre un colloquio
privilegiato con le banche; può sveltire i rimborsi dalla Regione; ti assiste
nel ginepraio delle leggi urbanistiche. In due parole, se ti metti con loro hai
dei vantaggi". Dal 2000 la situazione nell'economia e nella finanza è
molto peggiorata, l'11 settembre 2001 e lo tsunami finanziario del 2008 hanno
reso fragili molte imprese, che sono divenute estremamente bisognose di una
"rete", di un network efficiente e solidale.
Proprio ciò
che la Compagnia delle Opere è in grado di offrire. Dall'86 ad oggi la Cdo ha
compiuto passi da gigante, divenendo un sistema di assistenza alle imprese
estremamente integrato ed efficiente. "Ormai, se non sei della Compagnia
delle Opere ormai non hai quasi più accesso al credito; con la Cdo invece entri
dappertutto, hanno le "loro" banche, in qualche modo garantiscono per
te anche se hai problemi", racconta al Fatto il titolare di un'impresa
veneta che preferisce non essere menzionato. In effetti la Cdo ha stretto in
questi anni rapporti preferenziali con molti istituti, in molti casi anche
informaufficiale.Traglisponsordel30°meetingdi Cl c'era il primo gruppo bancario
italiano, Intesa-San Paolo. Il suo ad Corrado Passera si muoveva con scioltezza
nei palazzi della fiera di Rimini, regalando sorrisi e predicando la necessità
di "un piano concreto di lungo termine", per "uno shock positivo
all'economia ed alla società", "investendo sulla coesione
sociale".
Passera
suadente annunciava: "Fra i 500 miliardi di Intesa per il credito, una
cifra considerevole, un terzo del Pil, ci sono 60-70 miliardi di linee di
credito affidate ma non utilizzate, soprattutto alle medie, piccole e
piccolissime imprese". Un chiaro messaggio al
mondo della CdO. Un altro big presente al Meeting era Carlo Fratta Pasini,
presidente del Banco Popolare, il colosso della finanza cattolica che negli anni
del cattolicissimo Fazio a Bankitalia è stato un protagonista nell'ambito delle
merger & acquisitions bancarie.
La presenza di Passera e Fratta Pasini delina bene i contorni di una finanza
ciellina da tempo in movimento. A ben guardare, l'abbraccio tra Lega e Cl ha
radici profonde nel progetto di una grande Banca Padana caldeggiato da Giampiero
Fiorani nel tentativo di scalata alla Banca Antonveneta, poi fallito per
l'esplodere delle inchieste giudiziarie sul banchiere. Ma in questa direzione si
muoveva anche la banca della Lega, la Credieuronord (un buco
da14miliardidilire),salvata proprio da Fioranicon l'assenso del governatore di
Bankitalia An
Proprio le
complicità segrete della sinistra rendono forte e pregnante l'intesa tra CL e
Lega. Al meeting di Rimini 2009 gli invitati d'onore, oltre ai vertici della
Lega, sono stati Luigi Bersani ed Enrico Letta, non Silvio Berlusconi, il cui
mancato invito (il Cavaliere non è stato gradito nemmeno per un saluto) è
apparso un segnale chiarissimo: la galassia di Comunione e Liberazione considera
già archiviato Berlusconi. E guarda con interesse a chi, come la Lega,garantiscevantaggiosealleanzeanchesulpiano
dei progetti imprenditoriali. Ma pure a chi, come certe componenti della
sinistra, è pronto ad accordi operativi nelle aree di proprio dominio.
In questo caso, il terreno d'intesa è quello delle cooperative (una grande
realtà, che vale il 7% del Pil nazionale) in cui Cl e Cdo hanno avviato accordi
che prefigurano un "super inciucio" degli affari. Il presidente di
Coop Italia - che raggruppa 10.000 imprese agricole - Vincenzo Tassinari, non ha
esitazione ad ammettere, da noi intervistato per Il Fatto al Meeting di Cl:
"Sono 15 anni che siamo presenti al Meeting di Cl e riconosciamo che la
Compagnia delle Opere ha gli stessi valori predicati e praticati da noi. La Cdo
ha un grande patrimonio di valori: lavoreremo insieme per altri 30 anni".
Ai vertici
delle cooperative rosse evidentemente non disturba il fatto che nel
Né il fatto che nel
GLI AFFARI TRASVERSALI CON LA POLITICA
Proprio
l'inchiesta Why Not ha mostrato quanto forti siano le trasversalità di Cl e
Compagnia delle Opere. Alleanze così estese da riflettersi nel cosiddetto
"Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà", nato nel 2003 come
tavolo di discussione bipartisan sulla sussidiarietà, la parolina che è il
grande "cavallo di Troia" con il quale si fa a pezzi il pubblico per
favorire il business dei privati. Il promotore, l'onorevole Maurizio Lupi del
Pdl, è vicepresidente della Camera ed un politico in forte ascesa. Insieme a
lui, nell'Intergruppo, gli azzurri Luigi Casero, Angelino Alfano, Gianfranco
Blasi; per l'Udc la senatrice Maria Grazia Sestini e Luca Volontà; per la
sinistra il diessino Pierluigi Bersani, Enrico Letta ed Ermete Realacci della
Margherita. Tutti insieme appassionatamente per battaglie come la legge 80,
inserita nel decreto sulla competitività, nota come la "Più dai, meno
versi" e l'introduzione del 5 per mille nella Finanziaria 2006, ma anche
per l'approvazione della legge delega in materia dell'impresa sociale.
Ma la vera
novità, oggi, è senza dubbio quell'intesa organica di Cl con la Lega che ha
spinto Bossi a recarsi in Vaticano e a dichiarare "Siamo noi il vero
interlocutore della Chiesa", così come a utilizzare la battaglia del
Giornale contro Dino Boffo per piazzare alla guida del quotidiano dei
vescovi,Avvenire, un direttore (il nome che più circola è quello del ciellino
doc Roberto Fontolan) gradito alla grande lobby di Comunione e Liberazione. Sul
territorio, intanto,fioriscono poi realtà, come Padania Cristiana, che
costituiscono il trait d'union naturale tra il leghismo militante e integralismo
cattolico.
Si prepara così,a poco a poco, un blocco moderato, cattolico e affaristico,
pronto a gestire con efficacia e preparazione il tramonto dell'Unto del Signore.