lettera di don Farinella al cardinal Bertone

dal Blog di Beppe Grillo il 19 Settembre 2009

"Signor Cardinale, apprendo dalla stampa che il giorno 7 ottobre 2009, memoria liturgica della Madonna del

Rosario, lei ha intenzione di inaugurare la mostra dall’emblematico titolo «Il potere e la grazia» insieme al

presidente «pro tempore» del consiglio dei ministri italiano, Signor Silvio Berlusconi che non posso chiamare

«onorevole» perché di «onorevole» nella sua vita pubblico-privata, nella sua politica e nel suo sistema di

menzogne non vi è nulla, nemmeno una traccia. Se la notizia di questo «rendez-vous» al vertice fosse vera, è

giusto che sappia che lei agli occhi della stragrande maggioranza della Chiesa italiana e del mondo si

renderebbe complice e si assumerebbe la responsabilità di molti abbandoni «dalla» Chiesa da parte di credenti

che ormai sono stufi che la politica della diplomazia sovrasti e affossi la testimonianza limpida del vangelo. Lei

sicuramente sa, come lo sa ogni parroco che vive sulla breccia dei marciapiedi, che quest’anno vi è stata una

emorragia nei confronti dell’8xmille che moltissimi cattolici anche praticanti hanno devoluto ad altre istituzioni

pur di toglierlo alla Chiesa cattolica per le sue ingerenze e connivenze con un governo legittimo, ma ad

altissimo tasso di illegalità e immoralità. Questo argomento credo che vi interessi non poco sia come Vaticano

che come Cei. Dopo tutto quello che è successo, le testimonianze, le registrazioni, le inchieste, lo spergiuro

pubblico in televisione sulla testa dei suoi figli, gli immigrati morti in mare che il governo ha sulla coscienza;

dopo la legge infame che dichiara «reato» lo «stato personale», cioè la condizione esistenziale di «immigrato»

divenuto formalmente «clandestino» in forza della legge Bossi/Fini che lo stesso governo ha voluto e varato;

dopo tutto questo e altro che potrà leggere nella mia accusa lettera d ripudio all’interessato, lei non può far finta

che nulla sia successo e farsi vedere in pubblico con Berlusconi o qualcuno dei suoi scherani. Noi cattolici

credenti e praticanti che portiamo la fatica diuturna della fede e della testimonianza in mezzo ad un mondo

indifferente e a non credenti che scrutano la Chiesa e il suo personale con attenzione per scoprire i segnali di

una «religione pura e senza macchia» che «non si lascia contaminare da questo mondo» (Gc 1,27), assistiamo

allibiti e scandalizzati di fronte ai salti acrobatici che lei sta facendo per riprendere i rapporti con il presidente

del consiglio e il suo governo da dove sono stati interrotti, passando sopra ad ogni insulto alla morale cattolica

e alla dottrina sociale, di cui ogni giorni vi fate alfieri a parole «per gli altri». Se parlate di morale pubblica e di

etica politica, dovete essere coerenti con i vostri stessi principi che spesso esigete dagli altri che non hanno il

potere immondo di Silvio Berlusconi, il quale si crede il Messia e «solutus omnibus legibus», visto che

concepisce se stesso come sultano e l’Italia il suo sultanato personale. Egli pensa di potere comprare tutto: i

tribunali, le sentenze, la compiacenza di prosseneti e lenoni che gli procurano donnine a pagamento per

sollazzarlo con orge (e forse anche droga) di cui egli continua a vantarsi pubblicamente fino a dichiarare con

spudoratezza che «il popolo italiano vuole essere come lui». Egli crede di potere comprare anche il Vaticano,

offrendo leggi e favori a richiesta. Valuti lei se le lenticchie fuori stagione valgano una Messa. Sig. Segretario di

Stato, lei è libero di incontrare chi vuole, ma non può farlo in rappresentanza della Chiesa perché come gran

parte dei credenti stanno ripudiando Berlusconi, così possono ripudiare anche lei se gli offre la sponda di

salvataggio contro la trasparenza della fede evangelica. Lei deve sapere che serpeggia nella Chiesa uno

scisma ormai non tanto sotterraneo che sta emergendo di giorno in giorno e bisogna stare attenti che non

diventi movimento o peggio ancora separazione, anche perché molti vescovi stanno zitti, ma in cuor loro

meditano e in privato imprecano. Non prenda a cuor leggero quello che le dico. Il mio vescovo, cardinale

Angelo Bagnasco e anche lei che mi ha conosciuto personalmente e bene, sapete che non dico bugie e non

parlo mai per sentito dire e di ogni mia affermazione o gesto mi assumo sempre la responsabilità pubblica. Il

popolo si chiede cosa ha da spartire uno come l’attuale presidente del consiglio con la «grazia» e che cosa lei

in quanto prete pubblico ha da dire ad un uomo che ha buttato nella spazzatura tutti i principi etici che voi

affermate: l’onesta, la verità, la legalità, la famiglia, la prostituzione, la donna, la droga, la menzogna, lo

spergiuro, ecc. Se lei appare pubblicamente con «quest’uomo» che ormai sporca ogni cosa che dice e fa, lei

inevitabilmente finisce per avallare i suoi comportamenti immorali e immondi dei quali non solo non si è pentito,

ma continua a vantarsene ad ogni occasione propizia. In nome di Dio e del suo popolo semplice non contamini

la «grazia» con l’immondizia del «potere» che uccide la Chiesa e condanna i suoi rappresentanti. Almeno per

una volta, come Segretario di Stato, sia prete, solo prete, intimamente prete e disdica ogni appuntamento con

un trafficante senza morale e senza dignità che la sta usando solo per affermare che i suoi rapporti con il

Vaticano e con il papa «sono eccellenti». Dichiari pubblicamente che finché il presidente del consiglio non

risponde al Paese del suo operato, il papa, lei e la Cei non potete riceverlo. Chieda scusa pubblicamente, si

penta e poi, come Nicodemo, vada di notte a confessarsi da chi vuole, senza tv al seguito. Se vuole conoscere

il rapporto tra «potere e grazia» , come si è codificato in Italia nel quindicennio del berlusconimo-leghismo e

che a mio parere sta nel Crocifisso, si legga il mio libro «Il Crocifisso tra potere e grazia. Dio e la civiltà

occidentale», Il segno dei Gabrielli Editore, San Pietro in Cariano (VR) 2007. A lei non sarà difficile

procurarselo tramite le vicina Libreria Vaticana. Per sua scienza e coscienza le accludo la «Lettera di ripudio»

che ho inviato al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e che tante adesioni sta raccogliendo nel mondo

credente e non credente. Il Vaticano, attraverso di lei sta facendo lo stesso errore che fece nel 1929, quando

riconobbe lo Stato fascista di Mussolini, liberandolo dalla morsa dell’isolamento in cui tutti gli Stati democratici e

con un minimo di dignità etica lo avevano confinato. Con i Patti Lateranensi e il Concordato, Mussolini ebbe

partita vinta e portò l’Italia alla rovina e la Chiesa allo sfascio. Oggi sta accadendo lo stesso scempio: il mondo

internazionale (economico e politico) ha scaricato Berlusconi, la sua politica e la sua pazzia (lo ha detto la

moglie) perché ormai impresentabile; Dio non voglia che ancora una volta il Vaticano, per meri interessi

materiali, si schieri dalla parte sbagliata, immorale e indecente. Se lei riabilita Berlusconi, come ha già fatto

Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano con l’intervista al Corriere della Sera, nella Chiesa di Dio

lei perde il diritto di parlare di Vangelo, etica e moralità. Se Berlusconi riesce a comprare anche il Vaticano con

uno scambio di leggi, favori e denaro, sappia che non potrà mai comprare le nostre coscienze di credenti che

ogni giorno pregano Dio per la salvezza della «povera Italia» e per la conversione delle gerarchie

ecclesiastiche che spesso sono di scandalo e non di esempio al popolo dei battezzati. Noi ci opporremo e

faremo sentire le nostri voci e il nostro dissenso perché non vogliamo essere complici di mercimonio , perché

nessuno, nemmeno il papa, né il suo Segretario di Stato possono «servire due padroni» e fare affari con

«mammona iniquitatis» (Mt 6,24). Ognuno è libero di scegliersi gli amici e le comparse che crede, ma poi deve

essere coerente nella verità fino in fondo, fino allo spasimo e deve accettare anche la disobbedienza di

coscienza dei cattolici feriali. Preoccupato e amareggiato, la saluto sinceramente. Genova, 11 settembre 2009