Quel Papa che pesca nell´acqua di destra
di Hans Küng
in “la Repubblica” del 28 ottobre 2009
È una tragedia: dopo le offese già arrecate da Papa Benedetto XVI agli ebrei e ai musulmani, ai
protestanti e ai cattolici riformisti, ora è la volta della Comunione Anglicana. Essa conta pur sempre
77milioni di aderenti ed è la terza confessione cristiana, dopo la chiesa cattolica romana e quella
ortodossa. Cosa è successo? Dopo aver reintegrato l´antiriformista Fraternità San Pio X, ora
Benedetto XVI vorrebbe rimpolpare le schiere assottigliate dei cattolici romani anche con anglicani
simpatizzanti di Roma. I sacerdoti e i vescovi anglicani dovrebbero potersi convertire più
facilmente alla chiesa cattolica, mantenendo il proprio status, anche di sposati. Tradizionalisti di
tutte le chiese, unitevi – sotto la cupola di San Pietro! Vedete: il pescatore di uomini pesca
soprattutto sulla sponda destra del lago. Ma lì l´acqua è torbida.
Questo atto romano rappresenta niente meno che un drastico cambio di rotta: via dalla consolidata
strategia ecumenica del dialogo diretto e di una vera riconciliazione. E verso una pirateria non
ecumenica di sacerdoti, cui viene persino risparmiato il medioevale obbligo di celibato, solo per
render loro possibile un ritorno a Roma sotto il primato papale. Chiaramente l´attuale arcivescovo
di Canterbury, il Dr. Rowan Williams, non era all´altezza della scaltra diplomazia vaticana. Nel suo
voler ingraziarsi il Vaticano apparentemente non ha compreso le conseguenze della pesca papale in
acque anglicane. In caso contrario non avrebbe firmato il comunicato minimizzante dell
´arcivescovo cattolico di Westminster. Le prede nella rete di Roma non capiscono che nella chiesa
cattolica romana saranno solo preti di seconda classe, e che alle loro funzioni i cattolici non possono
partecipare?
Il comunicato fa sfacciatamente riferimento ai documenti realmente ecumenici della Anglican
Roman Catholic International Commission (Arcic), elaborati in anni e anni di laboriosi negoziati tra
il romano Segretariato per l´Unione dei Cristiani e l´anglicana Conferenza di Lambeth: sull
´Eucarestia (1971), sull´ufficio e l´ordinazione (1973) nonché sull´autorità nella Chiesa (1976/81).
Gli esperti però sanno che questi tre documenti, a suo tempo sottoscritti da entrambe le parti, non
sono mirati alla pirateria, bensì alla riconciliazione.
Questi documenti di vera riconciliazione offrono infatti la base per il riconoscimento delle
ordinazioni anglicane, delle quali Papa Leone XIII nel 1896 aveva negato la validità con
argomentazioni poco convincenti. Dalla validità delle ordinazioni anglicane deriva anche la validità
delle celebrazioni eucaristiche anglicane. Sarebbe così possibile una reciproca ospitalità eucaristica,
una intercomunione, un lento processo di unificazione tra cattolici e anglicani.
Ma la vaticana Congregazione per la dottrina della fede fece all´epoca in modo che questi
documenti di riconciliazione sparissero il più rapidamente possibile nelle segrete del vaticano.
«Chiudere nel cassetto», si dice. «Troppa teologia küngiana», recitava all´epoca un comunicato
riservato della agenzia di stampa cattolica Kna. In effetti avevo dedicato l´edizione inglese del mio
libro «La Chiesa» all´allora Arcivescovo di Canterbury, Dr.Michael Ramsey in data 11 Ottobre
1967, quinto anniversario dell´apertura del concilio Vaticano secondo: nella «umile speranza che
nella pagine di questo libro si ponga una base teologica per un accordo tra le chiese di Roma e
Canterbury».
Vi si trova anche la soluzione alla spinosa questione del primato del papa, che da secoli divide
queste due chiese, ma anche Roma dalle chiese dell´Est e dalle chiese riformiste. Una «Ripresa
della comunità ecclesiale tra la chiesa cattolica e la chiesa anglicana sarebbe possibile», se «da un
lato alla chiesa d´Inghilterra fosse garantito di poter mantenere il proprio attuale ordine ecclesiale
sotto il primato di Canterbury e dall´altro la chiesa d´Inghilterra riconoscesse il primato pastorale
del soglio di Pietro come istanza superiore di mediazione e conciliazione tra le Chiese».
«Così», speravo io all´epoca, «dall´impero romano nascerà un Commonwealth cattolico!»
Ma papa Benedetto vuole assolutamente restaurare l´impero romano. Alla Comunione Anglicana
non fa alcuna concessione, intende piuttosto mantenere per sempre il centralismo medioevale
romano, – anche se impedisce un accordo delle chiese cristiane su questioni fondamentali. Il
primato del papa – dopo Papa Paolo VI bisogna ammetterlo il «grande scoglio» sulla via verso l
´unità della chiesa – non agisce apparentemente come «Pietra dell´unità». Torna in auge il vecchio
invito al «ritorno a Roma», ora attraverso la conversione soprattutto di sacerdoti, possibilmente in
massa. A Roma si parla di mezzo milione di anglicani con venti o trenta vescovi. E gli altri 76
milioni? Una strategia dimostratasi fallimentare nei secoli passati e che condurrà nel migliore dei
casi alla nascita di una minichiesa anglicana «unita» a Roma in forma di diocesi personali (non
territoriali). Ma quali sono le conseguenze odierne di questa strategia?
1. Ulteriore indebolimento della chiesa anglicana: In Vaticano gli antiecumenici giubilano per l
´afflusso di conservatori, nella chiesa anglicana i liberali esultano per l´esodo di disturbatori
simpatizzanti cattolici. Per la chiesa anglicana questa scissione implica un´ulteriore corrosione. Essa
soffre già in conseguenza della nomina inutilmente osteggiata di un pastore dichiaratamente
omosessuale a vescovo in Usa – effettuata mettendo in conto lo scisma della sua diocesi e dell
´intera comunità anglicana. La corrosione è stata rafforzata dall´atteggiamento discordante dei
vertici ecclesiastici nei confronti delle coppie omosessuali: alcuni anglicani accetterebbero senz
´altro la registrazione civile con ampie conseguenze giuridiche (tipo diritto di successione) e con
eventuale benedizione ecclesiastica, ma non un «matrimonio» (da millenni termine riservato all
´unione tra uomo e donna) con diritto di adozione e conseguenze imprevedibili per i figli.
2. Generale disorientamento dei fedeli anglicani: L´esodo dei sacerdoti anglicani e la proposta loro
nuova ordinazione nella chiesa cattolica romana solleva per molti fedeli (e pastori) anglicani un
pesante interrogativo: l´ordinazione dei sacerdoti anglicani è valida? E i fedeli dovrebbero
convertirsi alla chiesa cattolica assieme al loro pastore? Che ne è degli immobili ecclesiatici e degli
introiti dei pastori?
3. Sdegno del clero e del popolo cattolico. L´indignazione per il persistere del no alle riforme si è
diffusa anche tra i più fedeli membri della chiesa. Dopo il Concilio molte conferenze episcopali,
innumerevoli pastori e credenti hanno chiesto l´abrogazione del divieto medioevale di matrimonio
per i sacerdoti, che sottrae parroci già quasi a metà delle nostre parrocchie. Ma non fanno che urtare
contro il rifiuto caparbio e ostinato di Ratzinger. Ed ora i preti cattolici devono tollerare accanto a sé
pastori convertiti sposati? Cosa devono fare i preti che desiderano il matrimonio, forse farsi prima
anglicani, sposarsi, e poi ripresentarsi?
Come già nello scisma tra Oriente e Occidente (XI sec.), ai tempi della Riforma (XVI sec.) e nel
primo Concilio vaticano (XIX sec.) la fame di potere di Roma divide la cristianità e nuoce alla sua
chiesa. Una tragedia.