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LA SECOLARIZZAZIONE AVANZA. E LA CHIESA CATTOLICA ARRETRA. I RISULTATI DI DUE STUDI


34747. ROMA-ADISTA. Nonostante la sempre maggiore presenza della gerarchia cattolica nei media e nella società, nonostante la crescente influenza di Cei e Vaticano nel determinare gli indirizzi politici del Paese, nonostante l’enorme quantità di denaro pubblico che dalle casse dello Stato prende la via delle istituzioni ecclesiastiche (8xmille, finanziamenti alle scuole cattoliche, ora di religione, ecc.), nella società italiana il fenomeno religioso perde consistenza. E la secolarizzazione avanza a larghi passi.

A dimostrarlo, due recenti indagini statistiche. Dalla prima, commissionata dal Comune di Milano, emerge che nel capoluogo lombardo c’è un divorzio ogni due matrimoni. Nel 2007, infatti, a fronte della celebrazione di 3.959 matrimoni, a Milano si sono stati registrati ben 2.074 divorzi. Ancora nel 2000 le statistiche parlavano di 5.130 nozze e di “soli” 1.733 divorzi: in poco tempo si è passati da un rapporto di tre ad uno ad un rapporto di due ad uno. Ma non basta. Se il matrimonio è diventato ormai una scelta controcorrente, le nozze religiose a Milano sono quasi una rarità: i riti civili (2.400), infatti, superano ormai di gran lunga quelli cattolici (1.559). Un dato ancora più significativo se confrontato con quello del 2000, quando in chiesa convolavano a nozze 2.781 coppie e in municipio “solo” 2.349.

E se dal contesto milanese ci si sposta a quello nazionale la musica non cambia. Questa volta i dati li fornisce il IV Rapporto sulla secolarizzazione in Italia, curato dalla Cgil Nuovi Diritti e dalla Fondazione Critica Liberale, presentato a Roma, presso l’agenzia di stampa Iris Press, il 24 novembre scorso. Introducendo i contenuti del Rapporto (che sarà pubblicato integralmente sul numero 155–157 di Critica Liberale, datato gennaio-marzo 2009), la sociologa Silvia Sansonetti ha anzitutto voluto definire i concetti di “fenomeno religioso” e “secolarizzazione”. Il primo, ha detto la Sansonetti, è “l'insieme di credenze di realtà soprannaturali, dei comportamenti degli individui rispetto a queste credenze e delle conseguenze che questi comportamenti hanno sulle realtà sociali”. Il termine secolarizzazione, “compare per la prima volta nel 1648 nel Trattato di Westfalia”, fu ripreso in epoca positivista e da allora indica il “processo attraverso cui il fenomeno religioso si trasforma perdendo rilevanza nella società”. Il Rapporto, ha precisato la Sansonetti, ha preso in considerazione 25 indicatori socio-demografici, rilevati a livello nazionale negli ultimi 15 anni (dal 1991 al 2006), relativi a 4 settori: pratica religiosa; adesione alle indicazioni della Chiesa cattolica; organizzazione ecclesiastica; scelte nel campo dell’istruzione. E ha monitorato, oltre alla pratica e all’appartenenza religiosa, anche la presenza della Chiesa cattolica nella società italiana. I dati elaborati da Critica Liberale e Cgil sono quelli ufficiali forniti dalla Cei, dal Ministero dell’Istruzione, da quello della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Istat.

I risultati più rilevanti della ricerca testimoniano il calo netto delle celebrazioni dei “riti di passaggio”, ossia battesimi, prime comunioni, cresime e matrimoni. I battesimi, tra il 1991 e il 2006, sono diminuiti del 18%: nel 2006 solo il 76,6% dei nati è stato battezzato. Nello stesso periodo, è calato anche il tasso delle prime comunioni e delle cresime. Su mille cattolici, nel 1991 9,9 ricevevano la prima comunione; nel 2006 sono stati solo 8 cattolici ogni mille. Per le cresime si è passati dall’11,1 per mille all’8 per mille. Dati solo in parte spiegabili con l’invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda la celebrazione di matrimoni concordatari, se nel 1991 erano l’82,5% dei matrimoni totali, nel 2006 il dato è sceso sino al 66,3%. Significativo anche l’aumento del consumo della pillola anticoncezionale. Se nel 2006 le donne che la utilizzavano erano il 18,5% delle donne fertili, in 15 anni si è registrato un aumento dell'8,5%. E aumentano contestualmente anche i bambini nati fuori dal matrimonio.

Altro capitolo significativo per comprendere il processo di secolarizzazione della società è quello che riguarda l’obiezione di coscienza all’aborto. Tra i paramedici la percentuale è passata dal 45,7% del 1991 al 38,6% del 2006; per gli anestesisti dal 60% al 45,7%. Resistono i ginecologi, che dal 60,4 scendono “solo” al 58,7%, ma - ha precisato la Sansonetti - per i medici la scelta di obiettare è legata anche “alle opportunità di carriera all’interno degli ospedali”. Nonostante i buoni scuola e i finanziamenti alle private, gli iscritti alle scuole cattoliche, negli ultimi 15 anni, si sono ridotti dal 9% al 7% della popolazione studentesca totale.

Le cose non vanno meglio se si guarda al mondo intraecclesiale. La ricerca evidenzia un calo sensibile di vocazioni, di iscritti a seminari e di ordinazioni sacerdotali. Tra il 1991 e 2006 i preti cattolici sono scesi da 57mila a 51mila unità; i religiosi da 5mila a 3mila, le religiose da 126mila a 99mila. Addirittura crollate le iscrizioni ai seminari: i seminaristi nel 1991 erano 7.000. Nel 2006 sono scesi a 2.700. In un solo anno, quello che va dal 2005 al 2006, le vocazioni sono passate da 547 a 473. Una situazione grave che la Chiesa – ha spiegato la Sansonetti – sta cercando di affrontare, “portando in Italia sacerdoti di altre nazionalità” per colmare le assenze. Lo studio stesso sottolinea inoltre come la Chiesa, consapevole del processo di secolarizzazione in atto, tenti di fornire una risposta anche sul piano dell’“offerta” istituzionale, modificando la tipologia dei suoi servizi, puntando, ad esempio, sui servizi per anziani, famiglie e bambini - in netta crescita - e riducendo gli investimenti nel comparto dell’istruzione. (valerio gigante