È
VERO PERCHÉ L’HANNO DETTO I DISCEPOLI
Mauro
Pedrazzoli
G.
Barbaglio –
Il volume
raccoglie i testi di quanto è stato discusso in due degli annuali incontri di
Sant’Erasmo (VE), in cui il dibattito risulta altrettanto, se non più
interessante delle relazioni dei due autori: in quello del 2003 il relatore era
il compianto Giuseppe Barbaglio (prima parte del libro).
Sono
ben delineate le tre fasi della ricerca storica su Gesù, ripercorrendo tutta la
linea da Reimarus ad Albert Schweitzer (alla sua monumentale Storia
della ricerca sulla vita di Gesù), da Bultmann ai discepoli, con la
secessione guidata da E. Käsemann: mentre infatti il maestro Bultmann sosteneva
l’impossibilità della ricerca storica su Gesù (si può affermare solo il dass,
il «che», il fatto della sua esistenza storica, la quale però risulta così
evanescente e inafferrabile da non poterne enucleare e ricavare alcunché), i
discepoli, guidati dall’enfant terrible Käsemann, sostennero invece
che essa è possibile, se si procede attraverso le testimonianze con un criterio
minimalista di selezione, quello dell’originalità. Se noi troviamo qualche
detto o fatto attestato a proposito di Gesù che non è presente o addirittura
si oppone alle credenze giudaiche del tempo e alle successive credenze
cristiane, che risulta quindi essere «originale» perché non può essere
frutto né di un ambiente né dell’altro, ebbene l’elemento può essere
attribuito a Gesù.
Palline
colorate
In
questa direzione si arriva sino alle quattro palline colorate con cui si…
votava nella scuola nord-americana: la pallina rossa significava che si
riconosceva il detto di Gesù come storico; se invece si optava per una
verosimiglianza di sfondo si votava con la pallina rosa. Qualora invece si
ritenesse che Gesù non aveva detto quella cosa ma che le idee espresse fossero
vicine alle sue, si usava la pallina grigia, per riservare la nera al caso in
cui si fosse convinti che il detto appartenesse alla successiva tradizione
protocristiana. Da storici ad es., sulla base del suddetto criterio di
originalità, non si può affermare praticamente nulla circa la coscienza
filiale, messianica ecc., di Gesù (perché rientrano fra le successive credenze
cristiane), come non se ne può scrivere una biografia.
Venendo più direttamente alla
prospettiva di Barbaglio, si possono considerare come storicamente fondati
grosso modo cinque elementi: la morte in croce (quello storicamente più forte),
e poi il maestro di morale e saggezza, il Gesù taumaturgo, il Gesù evangelista
del regno, e predicatore itinerante. La priorità fra questi ultimi sta comunque
nell’annuncio del regno che va nella direzione profetico-apocalittica (più
proiettata sul futuro, attesa, speranza), che ingloba al suo interno il maestro
di sapienza.
Si
demolisce giustamente l’immagine di un Dio travestito da uomo, che si comporta
come un superman, che può tutto,
capisce tutto, sa tutto. Si discute la prospettiva di Schweitzer, che
caratterizzava Gesù come apocalittico tutto proteso verso l’abbattimento di
Satana e l’imminente venuta del regno di Dio. Infatti quando invia i discepoli
pensava che non sarebbero ritornati prima della fine del mondo: «Non avrete
finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio
dell’uomo» (Mt 10, 23). Questo è un esempio del cosiddetto «criterio
d’imbarazzo»: un Gesù che sembra essersi sbagliato, il che depone a favore
della sua storicità, perché non può essere frutto della primitiva comunità
cristiana l’attribuzione a Gesù di un errore così disdicevole; il medesimo
«imbarazzo» lo proviamo per Mc 9,1, Mt 16,28 e 24,34. Sono i passi con lo
stesso abbaglio del precedente, in cui si afferma che non tutti moriranno o non
passerà questa generazione prima che avvengano queste cose: sia che si tratti della fine del mondo, o
dell’avvento del Regno, o del ritorno del Figlio dell’uomo, non cambia per
nulla il pesante «imbarazzo» che essi suscitano.
Ma,
oltre a questi criteri classici di storicità/attendibilità, se ne aggiunge un
ultimo, quello della plausibilità, che però, a mio parere, può risultare
molto scivoloso. Nessun dubbio sul suo uso corretto da parte ad es. di Theissen
e dello stesso Barbaglio, ma nelle mani della narratologia
oggi di moda si può far passare per attendibile, plausibile e storico
praticamente quasi tutto quel che si vuole (come fa a volte Ravasi).
Non
bisogna mai dimenticare il dato fondamentale (purtroppo non ancora entrato nella
coscienza non riflessa dei credenti) che i vangeli sono costituiti da sezioni,
pericopi, raccontini, in cui si usa il metodo tipico della filosofia popolare
greca, che trasmetteva i suoi contenuti tramite piccole narrazioni,
“storielle” (a volte leggendarie, come i racconti dell’infanzia nei
vangeli).
Mondo
degli spiriti o cellulare con Gps
Interessante,
amabile e grazioso si presenta l’intermezzo, chiamato in modo non classico e
non troppo riverente Gossip, appunto sulle tre fasi della ricerca sul Gesù
della storia, dal film È mezzanotte
dottor Schweitzer?, sino all’attenzione di Bultmann per tutta la fase
orale, pre-letteraria di trasmissione delle tradizioni sinottiche, e al suo
fondamentale programma di demitizzazione: «Non si può usare la luce elettrica
e gli apparecchi radio-televisivi, [l’informatica, la telefonia cellulare e il
Gps], pretendere in caso di malattia medicine moderne e adeguati interventi
clinici, e contemporaneamente credere al mondo degli spiriti e dei miracoli del
Nuovo Testamento. E chi crede di poterlo fare per se stesso…, o addirittura di
ritenerlo necessario (per tutti) per il sostegno della fede cristiana, rende con
ciò incomprensibile e impossibile l’annuncio cristiano oggi» (p. 87).
L’incontro del 2008 è stato
invece tenuto da
Storicità
a monte o a valle?
Arriviamo
così a quello che costituisce, a nostro parere, il perno centrale; ossia a
smontare la concezione tradizionale secondo cui «è la solidità dell’evento
che supporta il valore della testimonianza». Nella terminologia consueta
sarebbe: gli apostoli hanno testimoniato la resurrezione perché essa è vera,
avvenuta e comunicata in una esperienza che può oscillare tra il mistico e
l’evento un po’ più corposo. Più seccamente: l’hanno
detto i discepoli perché è vero. Il valore storico starebbe a monte.
Bodrato invece inverte e capovolge la sequenza: la sola base e sola fonte di
tutto è la fede testimoniale, che dai discepoli soli non nasce ma dalla loro
intima frequentazione col Nazareno, dal loro rapporto pieno di fiducia in lui e
in Dio. Solo questa fede supporta e dà certezza all’evento salvifico nuovo,
operato da Dio in Gesù Cristo per tutti gli uomini. In termini più consueti, è
vero perché l’hanno detto i discepoli. Il valore storico sta a valle, e
va valutato, sulla base degli esiti maturati nelle vicende umane ed ecclesiali
posteriori, anche dalla nostra sensibilità morale e dalla nostra intelligenza
critica, perchè la storia futura, l'essere futuro del mondo dipende anche dalle
nostre scelte.
In
altre parole, la verità della fede sta nella prassi testimoniale della vita di
fede medesima; l’escatologia è (anche) una creazione della fede e dell’ortoprassi.
I Vangeli hanno lasciato le loro testimonianze soggettive sulla resurrezione che
hanno avuto i loro esiti storici positivi e negativi. Sta a noi valutare
criticamente chi seguire e come reinterpretare il messaggio ricevuto. Questa è
l'intelligenza e l'uso critico, anche scientifico della ragione nell'ambito
delle conoscenze storiche e dell'agire morale.
Si
perviene così, nella fase finale, a far decidere al lettore se l’esperienza
d’incontro col risorto (nella fattispecie quella di Paolo) sia da inquadrare
come un evento storico 1) esteriore o 2) interiore, se cioè (1) Gesù sia
apparso a qualche donna e a qualche discepolo in una forma storica, anche se non
precisabile, oppure se (2) Gesù sia apparso come risorto in un’esperienza
interiore (perché fanno parte della storia anche i pensieri, gli affetti, i
sogni, le estasi mistiche ecc.). Trattasi di un’esperienza che ha prodotto non
solo degli straordinari racconti simbolici di apparizione, delle metafore
teologiche di indicibile potenza, ma anche comportamenti, parole e atti
destinati a cambiare la realtà del mondo. Si precisa che nessuna delle due è
frutto d’inganno e illusione gratuita; qui relativamente alla resurrezione.
Ma, aggiungo io, in altri casi entrambe, quindi non solo quella interiore ma
pure quella esteriore solo apparentemente più oggettiva (date le nostre attuali
conoscenze di neurofisiologia, degli stati mentali e della psicologia della
visione), possono risultare una fantasiosa illusione (come nel caso delle
apparizioni di Lourdes e Fatima).