MAFIE E BERLUSCONISMO PIETRE DI PARAGONE PER LA CHIESA ITALIANA
In uno stato di diritto nessun atto confessionale dovrebbe accompagnare gli atti delle Pubbliche Istituzioni
dal sito web: italia laica
di Marcello Vigli
Roma, 29 marzo 2009
Il cittadino Luigi Ciotti, che è anche un prete, ha dato vita e sostiene da
anni un’associazione di cittadine/i, molti dei quali cattolici, che sta
conducendo una battaglia contro tutte le mafie. Il 19 Marzo ha invaso Casal di
Principe con decine di migliaia di cittadine/i per ricordare un altro prete che,
invece, nell’esercizio delle sue funzioni aveva osato denunciare quella
camorra, il cui nome il suo vescovo non aveva neppure osato pronunciare parlando
della sua morte in occasione del suo funerale. È un clamoroso silenzio molto
condiviso fra i suoi confratelli.
Pochi giorni dopo, mentre era ancora viva l’eco dell’altra grande
manifestazione contro la camorra guidata a Napoli dallo stesso Ciotti, il
cardinale Bagnasco nella prolusione di apertura dei lavori del Consiglio di
Presidenza della Cei non ha ritenuto opportuno rispondere al suo appello. In
merito alla lotta alla criminalità organizzata, Ciotti aveva chiesto, La
Chiesa, tutta la Chiesa respinga le ambiguità ...deve parlar chiaro, non deve
fare sconti ... Serve una linea di fermezza bisogna ribadire sempre
l'incompatibilità tra l'azione criminale e il Vangelo....Fuori dalla chiesa –
aveva urlato dal palco - uomini e donne di mafia. È incredibile che al
matrimonio di Totò Riina c'erano tre preti che celebravano la messa.
Il cardinale, infatti, dopo aver dedicato gran parte della sua prolusione a
denunciare i critici di papa Ratzinger e a definire le profonde ragioni
antropologiche che hanno diviso, a suo dire, gli italiani sul caso di Eluana
Englaro, nella parte finale ha fatto un riferimento particolare alla situazione
del mezzogiorno. A partire dal ricordo di un convegno organizzato
dall’arcivescovo di Napoli qualche mese prima ha dichiarato di condividerne
l’analisi della situazione. In particolare su alcune denunce: un senso di
abbandono da parte della collettività nazionale, un tasso di disoccupazione
sproporzionato rispetto al resto del Paese, la presa tentacolare della malavita,
che peraltro non si autolimita al Meridione essendo ormai presente su varie
piazze del Nord come del Centro. Quella malavita non ha un nome e
dell’appello di don Ciotti di quattro giorni prima nessun cenno. Al ricordo di
don Peppe Diana morto da soli 15 anni assassinato da un camorrista a trentasei
anni, definito da don Ciotti un profeta che «sapeva leggere il presente», ha
preferito l’esaltazione. del santo Curato d’Ars, indicato dal papa come
testimone dell’iniziativa dell’”Anno Sacerdotale” morto ultrasettantenne
nel suo letto centocinquanta anni prima. Un altro segno del forte divario di
consapevolezza della situazione nella Comunità ecclesiale italiana. Dovrebbero
tenerne conto i “politici” che si preoccupano di non urtare la “sensibilità
dei cattolici”. Forse qualcosa sta cambiando. Mons. Rinaldi, vescovo di
Caserta, si è rifiutato di benedire l’inceneritore di Acerra. “Non me la
sento”, ha detto riferendosi alla sua contrarietà all’inceneritore
manifestata negli ultimi anni partecipando alle manifestazioni popolari. Le
motivazioni della decisione sono contenute in un documento del Consiglio
pastorale della diocesi. Sarebbe stato meglio se avesse apertamente dichiarato
che in uno stato di diritto nessun atto confessionale deve accompagnare gli atti
delle Pubbliche Istituzioni. Almeno, però, ha incrinato l’immagine di una
Chiesa prona ai desideri del Silvio capo del Partito Nazionale ... della libertà
appena nato al termine di una lunga “marcia” dal predellino di Milano
....alla Fiera di Roma.