Uno su quattro nel mondo
è musulmano
di
Marina Verna
in
“La Stampa” del 9 ottobre 2009
Sono
uno su quattro. E non si trovano necessariamente dove penseremmo di trovarli.
Grandi
quantità,
ad esempio, stanno in India, o in Cina, o in Russia. Sono i 1.570 milioni di
musulmani che
popolano
il mondo, il 23 per cento dei 6,8 miliardi della popolazione globale (i
cristiani sono invece
2,25
miliardi). L’India, Paese a maggioranza hindu, ha più musulmani di qualunque
altro Paese,
tranne
l’Indonesia e il Pakistan, e più del doppio di un Paese musulmano come
l’Egitto. La Cina ne
ha
più della Siria, la Germania più del Libano, la Russia più della Giordania e
della Libia messe
insieme.
Quasi due musulmani su tre vivono in Asia, allungandosi dalla Turchia
all’Indonesia. Il
Medio
Oriente e il Nord Africa, che insieme ne ospitano circa uno su cinque, sono al
secondo posto,
ma
molto distanziati.
Che
fossero così tanti non lo immaginavano neppure i ricercatori del «Pew Forum in
Religion &
Public
Life» che per tre anni hanno lavorato, con una cinquantina di demografi e
sociologi di tutto il
mondo,
sui «migliori dati disponibili» di 232 Paesi e territori, producendo quella «Mappa
della
popolazione
globale musulmana» che potrebbe dare un nuovo indirizzo alla politica estera
degli
Stati
Uniti. Brian Grim, capo della ricerca, ha espresso così la sua sorpresa in una
intervista alla
Cnn:
«Ovunque il numero è più alto di quanto non ci aspettassimo. Le stime
precedenti davano una
forbice
tra un miliardo e 1,8 miliardi».
Che
il rapporto possa - o debba - avere implicazioni per la politica degli Stati
Uniti lo ha detto
chiaramente
Reza Aslan, l’autore iraniano-americano del best seller «No God but God»
(Nessun
Dio
tranne che Dio): «La popolazione del Medio Oriente rappresenta una percentuale
sempre più
piccola
della comunità musulmana nel mondo. Se l’obiettivo è quello di creare una
migliore
comprensione
tra Occidente e mondo musulmano, allora l’attenzione va focalizzata sul Sud e
il
Sud-Est
asiatico, non sul Medio Oriente».
Il
rapporto del Pew Forum è pieno di dettagli che persino i ricercatori trovano
sorprendenti. «Ci
sono
Paesi che noi non immaginiamo neppure che siano musulmani e invece hanno numeri
molto
impressionanti.
Un musulmano su cinque vive in Paesi dove sono minoranza. E mentre la maggior
parte
della gente pensa che quasi tutti i musulmani che vivono in Europa sono
immigrati, questo è
vero
soltanto per l’Europa occidentale. In Russia, in Albania, nel Kosovo, i
musulmani sono
popolazione
indigena. Più della metà dei musulmani che popolano questo continente è
indigena.
Sorprende
anche il fatto che l’Africa sub-sahariana conti solo 240 milioni di musulmani,
circa il 15
per
cento del totale. Ma è una popolazione che cresce rapidamente, con Paesi come
la Nigeria -
divisa
tra cristiani e musulmani - dove parallelamente cresce anche la violenza tra le
due religioni.
Quasi
nove musulmani su dieci sono sunniti e solo uno su dieci è sciita. Dati che
presentano però
qualche
incertezza, perché solo un paio di censimenti nel mondo hanno posto una domanda
specifica
sul gruppo di appartenenza. Dicono al Pew Group: «Tra i musulmani questo è un
punto
dolente.
A domanda precisa, rispondono semplicemente: religione musulmana. Se sono
sunniti o
sciiti
non vogliono dirlo». Uno sciita su tre vive in Iran, uno dei soli quattro Paesi
a maggioranza
sciita.
Gli altri sono Iraq, Azerbaigian e Bahrein.
Scorrendo
la precedente ricerca del Pew Research Center, che indagava la «Grande
divisione» tra
musulmani
e occidentali, l’aspetto che subito salta agli occhi è quanto il terrorismo e
il suo legame
con
l’Islam radicale abbiano reso sospettosi gli europei e alimentato i vecchi
luoghi comuni: i
musulmani
sono incivili, praticano la poligamia e maltrattano le donne. E’ dunque logico
che, come
scrive
lo storico Franco Rizzi nel suo saggio «L’Islam giudica l’Occidente», i
musulmani moderati
soffrano
nel vedersi negato l’apporto della cultura islamica nella formazione della
cultura
occidentale.
In Europa vivono 15 milioni di fedeli islamici ma nell’opinione pubblica c’è
una sola
equazione:
Islam=terrorismo. Un sentimento di discriminazione anteriore agli attentati
dell’11
settembre
2001, che hanno semplicemente accentuato una visione dell’Islam già negativa.
Con due
esiti,
come ha scritto lo storico francese Oliveri Roy nel suo «Global Muslims»: una
minoranza si
sente vittima e ripiega sulla propria identità, mentre la maggioranza fa grandi sforzi per guadagnarsi
la cittadinanza e il rispetto. E si dispiace che i risultati non siano proporzionali a quegli sforzi.