Quando per i nazisti Pio XII era un amico

di Tonino Bucci

“Liberazione” del 22 dicembre 2009

Prima l'afflato con Pio IX, il Papa della Breccia di Porta Pia e dell'antirisorgimento, oggi la proposta di beatificare l'altro suo predecessore, Pio XII. Benedetto XVI consuma, una ad una, le tappe di un percorso nella storia della Chiesa, alla ricerca di riferimenti per il proprio magistero. Nel primo caso, quello di Pio IX, ha esaltato nientemeno che l'autore del Sillabo , il più memorabile documento di condanna della modernità che la Chiesa abbia mai fatto da due secoli a questa parte. Benedetto XVI ha recuperato l'immagine di un pontefice «indomito e coraggioso», difensore di uno Stato teocratico, a capo di una Chiesa asserragliata, indisponibile a scendere a patti, mobilitata in una lotta senza quartiere contro liberalismo, ateismo, socialismo e comunismo, tutti indistintamente considerati derive eretiche di una modernità mai accettata.
Né occorre grande acume per cogliere le affinità elettive tra l'attuale magistero di Benedetto XVI e quello di Pio XII, il papa che attraversò con molte ambiguità e compromissioni la stagione del nazismo, dell'antisemitismo e del peggior anticomunismo del Novecento. A giudicare dai primi effetti è un mezzo, anzi totale, passo falso. L'ombra funesta di un papa che non proferì parola sulla Shoah e di cui non si ricordano atti espliciti contro la deportazione di milioni di ebrei nei lager nazisti pesa come un macigno e si riflette nelle relazioni tra Vaticano e le comunità ebraiche, prime fra tutte quella romana, tanto che sarebbe a rischio la visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma prevista per il 17 gennaio prossimo. Qualche giornale ha provato a difendere la figura di Pio XII. L' Avvenire ha tirato fuori una preghiera rivolta ai cattolici dal pontefice nell'ottobre del 1939. Ma persino questo che dovrebbe essere un testo edificante risuona in realtà di un linguaggio ferocemente antimoderno. «Preghiamo per quelle nazioni dove l'ateismo e il neopaganesimo hanno fatto maggiori stragi. Tutti sappiamo chi sono queste nazioni: sono quelle dove l'ateismo è vergognosamente eretto a bandiera e quelle dove, disconosciuti i valori spirituali e morali, si considera nell'uomo solo la parte bestiale, subordinando alla razza e al sangue anche gli eterni principii regolatori della vita». Dovrebbe essere la prova del presunto sentimento antinazista di Pio XII e invece è soltanto la testimonianza di un Papa che considera il nazismo un male non tanto per i suoi tratti specifici - che non vede - bensì per un generico riferimento all'ateismo, tanto da non fare alcuna distinzione tra nazismo e comunismo, entrambi accomunati come prodotti della modernità.
Come spiegarsi altrimenti i toni amichevoli usati all'epoca dalla diplomazia nazista nei confronti di Pio XII? Sia pure di sfuggita è d'obbligo citare qualche documento - anche se oggi è invalsa la moda di usare "politicamente" la storia e di ridurla a campo di battaglia tra opinioni fluttuanti. Tra questi ce ne sono alcuni ritrovati in Gran Bretagna negli archivi di Kew Gardens. Pacelli - si legge in un documento del 3 marzo 1939 - «è sempre stato molto amico della Germania». «La sua difesa di una politica ecclesiastica ortodossa lo ha ripetutamente portato a scontrarsi con il nazionalsocialismo in rapporto alle questioni di principio». Però «divenuto papa si è ripetutamente sforzato di scendere a compromessi».
E quanto all'immagine di Pio XII come alfiere della lotta a tutti i totalitarismi, nazismo e comunismo assieme, basta leggere quanto segue per capire da che parte pendesse. All'indomani dell'invasione nazista dell'Urss la preoccupazione principale del Vaticano è che «il bolscevismo emerga come potenza europea e che, anzi, rimanga incolume a livello planetario fino alla fine del conflitto». Il nazismo resta tutt'al più un male minore, un tributo da pagare perché dalla faccia della terra sia eliminato il nemico principale, l'avversario epocale, il comunismo, quello sì avvertito come potenza con la quale è impossibile stabilire patti. E non è del tutto forzato vedere nella Chiesa di Pio XII impegnata a fondo, con tutte le proprie energie, in una battaglia spirituale contro la modernità - ieri il comunismo, oggi il relativismo - il modello che ispira Benedetto XVI