Il potere di quei cattolici
di Moni Ovadia
“l'Unità” del 28 marzo 2009
L’Italia è un paese che continua ineluttabilmente ad essere tenuto in iscacco da "quei cattolici".
Perché non mi riferisco ai cattolici tout court? Perché sarebbe oltremodo ingiusto e anche sbagliato
generalizzare. I cattolici come comunità di credenti sono quanto di più variegato e diversificato si
possa immaginare e costituiscono una ricchezza culturale e spirituale per il nostro paese. Ho avuto
modo di constatarlo direttamente in numerose occasioni. "Quei cattolici" ai quali mi riferisco sono
soprattutto dei conservatori incalliti, spesso degli ultraconservatori che usano il cattolicesimo come
un'arma di potere per affermare una visione teocratica ed intollerante del mondo ed in primo luogo
della politica attraverso la quale vogliono imporre a tutti il loro credo: "nulla salus extra ecclesia".
Quando i parlamentari votano leggi liberticide come quella sul testamento biologico ingiungono a
tutti i partiti di lasciare libertà di coscienza per ogni parlamentare cattolico o supposto tale, mentre
negano la stessa libertà di coscienza a chi vuole decidere per la propria vita con criterio diverso dai
loro dogmi. Noi atei, agnostici, liberi pensatori, diversamente credenti, cristiani e cattolici
democratici saremmo disposti a batterci con tutte le forze per garantire a "quei cattolici" il diritto di
vivere e morire secondo i dettami della loro fede, loro invece ci considerano miscredenti nell'errore
quando non eretici. Un tempo ci mandavano al rogo, oggi, faute de mieux, ci negano il diritto più
sacro. In altri paesi d'Europa si potrebbe lavorare per una mediazione alta, in Italia non illudiamoci,
lo Stivale è il bunker di "quei cattolici", gli italiani, quando dipende da loro, per ciò che attiene alle
questioni eticamente sensibili, dispongono di sovranità limitata. C'è un solo modo per acquistare
piena sovranità si chiama referendum abrogativo.