Noi vittime dei preti pedofili
di Paolo Tessadri
L’Espresso 22.01.2009
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di
Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza
di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì. Per oltre un
secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata
per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli
studi e nell'inserimento al lavoro. L'Istituto Antonio Provolo di Verona
ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il
boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è
stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una
costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti
episodi terribili. Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da
papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la
forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza:
"Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi".
Un'accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto
nell'Istituto, e che ora scrivono: "Abbiamo superato la nostra paura e la
nostra reticenza". Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno
trent'anni, fino al 1984. Sono pronti a elencare una lunga lista di vittime e
testimoni, ma non possono più rivolgersi alla magistratura: tutti i reati sono
ormai prescritti, cancellati dal tempo. I sordomuti che dichiarano di portarsi
dentro questo dramma sostengono però di non essere interessati né alle
condanne penali né ai risarcimenti economici. Loro, scrivono, vogliono evitare
che altri corrano il rischio di subire le stesse violenze: una decina dei
religiosi che accusano oggi sono anziani, ma restano ancora in servizio
nell'Istituto, nelle sedi di Verona e di Chievo. Per questo, dopo essersi
rivolti al vescovo di Verona e ai vertici del Provolo, 15 ex allievi hanno
inviato a 'L'espresso' le testimonianze - scritte e filmate - della loro
esperienza.
Documenti sconvolgenti, che potrebbero aprire uno squarcio su uno dei più gravi
casi di pedofilia in Italia: gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime
potrebbero essere almeno un centinaio.
La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell'udito e nella parola, sono
riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce
dell'orrore. Dopo l'esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la
Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di
papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono
ritrovati nell'Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla
curia e ai vertici dell'Istituto. Una delle ultime lettere l'hanno indirizzata a
monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del
Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: "I
sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro
accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del
Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e
palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti
sempre chiusa a chiave).I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle
camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e,
durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna".E
ancora: "Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a
vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei
fratelli laici coinvolti e dare testimonianza". Seguono le firme: nome e
cognome di 67 ex allievi.
Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più
lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivono mezzo secolo di sevizie,
perfino sotto l'altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.Quei
bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41
anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla
maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la
doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe,che
come tutti gli altri ha fornito a 'L'espresso' generalità complete: "Tre
ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia". Ma la
storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine
degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era
il 'bello' della sua classe. E solo ora tira fuori l'incubo che lo ha tormentato
per tutta la vita: "Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il
Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e
fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato
sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e
fratelli.". Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto
famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel
palazzo dell'ecclesiastico. "Era il 1959, avevo 11 anni. Mi ha sodomizzato
e preteso altri giochi sessuali. È stata un'esperienza terribile che mi ha
procurato da adulto gravi problemi psicologici".
Il dramma
Un altro ex allievo, Guido, dichiara di essere stato molestato da un prete:
"Avveniva nella sua stanza all'ultimo piano. E mi costringeva a fare queste
cose anche a Villa Cervi durante le colonie estive e al campeggio sul lago di
Garda". Carlo è rimasto all'istituto dai 7 ai 18 anni, e chiama in causa
un altro sacerdote: "Mi costringeva spesso con punizioni (in ginocchio per
ore in un angolo) e percosse (violenti schiaffi e bastonature) ad avere rapporti
con lui". Altre volte si sarebbe trattato di bacchettate sulle mani, mentre
di notte "nello stanzone dove dormivo con altri sordi spesso mi svegliava
per portarmi nei bagni dove mi sodomizzava o si faceva masturbare. Non ho mai
dimenticato".
Sono racconti simili. Tragedie vissute da bambini di famiglie povere, colpiti
dalla sordità e poi finiti tra le mura dell'istituto; drammi tenuti dentro per
decenni. Ricostruisce Ermanno: "La violenza è avvenuta nei bagni e nelle
stanze dell'Istituto Provolo e anche nella chiesa adiacente". "Se
rifiutavo minacciava di darmi un brutto voto in condotta, questi fatti mi
tornano sempre in mente", scrive un altro. Giuseppe qualche volta a Verona
incontra il suo violentatore, "ancora oggi quando lo vedo provo molto
disagio. Non sono mai riuscito a dimenticare". Stando alle denunce, le
vittime erano soprattutto ragazzini. Ma ci sono anche episodi testimoniati da
bambine. Lina ora ha cinquant'anni, è rimasta "all'istituto per sordomuti
dai sei ai 17 anni. A tredici anni nella chiesa, durante la confessione faccia a
faccia (senza grata), il sacerdote mi ha toccata il seno più volte. Ricordo
bene il suo nome. Io mi sono spaventata moltissimo e da allora non mi sono più
confessata". Giovanna scrive che un altro prete "ha tirato fuori il
membro e voleva che lo toccassi". E per molte ragazzine i fatti avvenivano
nella chiesa dell'istituto, sotto l'altare. A qualcuna, però, è andata molto
peggio.
Gli esposti
Oggi l'Istituto Antonio Provolo ha cambiato completamente struttura e missione.
Le iniziative per il sostegno ai sordomuti sono state ridimensionate e vengono
finanziate anche dalla Regione Veneto. Adesso l'attività principale è il
Centro educativo e di formazione professionale, gestito interamente da laici,
che offre corsi d'avanguardia per giovani ed è specializzato nella
riqualificazione di disoccupati. Al vertice di tutto ci sono sempre i religiosi
della Congregazione della Compagnia di Maria per l'educazione dei sordomuti, che
dipendono direttamente dalla Santa Sede. Alla Congregazione si sono rivolti gli
ex allievi chiedendo l'allontanamento dei sacerdoti chiamati in causa. Secondo
la loro associazione, "c'è già stata più di un'ammissione di
colpa". La più importante risale al 2006, quando don Danilo Corradi,
superiore generale dell'Istituto Provolo, avrebbe incontrato più di 50 ex
allievi. Secondo l'Associazione, il superiore a nome dell'Istituto avrebbe
chiesto 12 volte scusa per gli abusi commessi dagli altri religiosi. I testimoni
ricostruiscono una riunione dai toni drammatici: don Corradi che stringe il capo
fra le mani, suda, chiede perdono, s'inginocchia. Ma i sordomuti avrebbero
preteso l'allontanamento dei sacerdoti coinvolti, senza ottenerlo. A
'L'espresso' don Danilo Corradi fornisce una versione diversa: "Ho sentito
qualcosa, ma io sono arrivato nel 2003 e di quello che è successo prima non so.
Non rispondo alle accuse, non so chi le faccia: risponderemo dopo aver letto
l'articolo".
La Curia
Da quasi due anni gli ex allievi si sono appellati anche alla Curia di Verona,
informandola nel corso di più incontri. Il presidente della Associazione sordi
Antonio Provolo, Giorgio Dalla Bernardina, ne elenca tre: a uno hanno preso
parte 52 persone. E scrive al vescovo: "Nonostante i nostri incontri in
Curia durante i quali abbiamo fatto presente anche e soprattutto gli atti di
pedofilia e gli abusi sessuali subiti dai sordomuti durante la permanenza
all'istituto, a oggi non ci è stata data alcuna risposta". L'ultima
lettera è dell'8 dicembre 2008. Pochi mesi prima, a settembre, avevano fatto
l'ennesimo tentativo, inviando una raccomandata al vescovo di Verona, monsignor
Giuseppe Zenti. Senza risposta, "nonostante le sue rassicurazioni e
promesse di intervento". Questa missiva è stata firmata da tre
associazioni di sordi: Associazione Sordi Antonio Provolo, Associazione non
udenti Provolo, Associazione sordi Basso Veronese-Legnago.
Il vescovo, interpellato da 'L'espresso', replica con una nota scritta: "Il
Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio
e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi.
La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza
l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti". Poi
monsignor Giuseppe Zenti entra nel merito: "Per quanto attiene l'accusa di
eventuale pedofilia, rivolta a preti e fratelli laici, che risalirebbe ad alcune
decine di anni fa, la diocesi di Verona è del tutto all'oscuro. A me fecero
cenno del problema alcuni di una Associazione legata al Provolo, ma come ricatto
rispetto a due richieste di carattere economico, nell'eventualità che non
fossero esaudite. Tuttavia a me non rivolsero alcuna accusa circostanziata
riferita a persone concrete, ma unicamente accuse di carattere generico. Non ho
altro da aggiungere se non l'impegno a seguire in tutto e per tutto le
indicazioni contenute nel codice di diritto canonico e nelle successive prese di
posizione della Santa Sede. Nella speranza che presto sia raggiunto l'obiettivo
di conoscere la verità dei fatti". L'Associazione sordi Antonio Provolo
risponde al vescovo negando qualunque ricatto o interesse economico: "Gli
abbiamo soltanto fatto presente i problemi, noi vogliamo che quei sacerdoti
vengano allontanati perché quello che hanno fatto a noi non accada ad
altri".