Razzisti cioè cattivi
di Alessandro Portelli
“il manifesto” del 24 novembre 2009
E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e
navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita
l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano,
di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla
“White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo,
perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a
Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più
cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare
un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che
cultura laica.
Qualche anno fa, quando il mio quartiere scese in piazza per impedire il
trasferimento in zona di qualche famiglia rom, una compagna disse: “Non è
razzismo, è cattiveria.” Scrissi allora, e mi ripeto: non distinguerei
fra le due cose (il razzismo è cattiveria), ma trovo giusta questa parola,
“cattiveria”, così elementare da essere caduta in disuso, perché qui
è proprio l’elementarmente umano che è in gioco.