Il sacerdote in corsia assunto come infermiere
di Anna Sandri
“La Stampa” del 27 novembre 2009
La piccola croce appuntata sul camice bianco può sfuggire
soprattutto ai più anziani e ai più distratti: ogni ospedale d'Italia ha una
sua leggenda metropolitana sul paziente che attacca a raccontare dei punti che
tirano e del gesso che soffoca fino a quando quello che sembra un dottore, ma
non lo è, lo ferma con evidente imbarazzo: «Sono qui per la tua anima».
Nelle corsie degli ospedali i sacerdoti hanno sempre portato la loro parola, il
conforto, nei casi estremi anche i sacramenti; in Veneto arriva adesso un
protocollo, da siglare tra Regione e Provincia Ecclesiastica, che inquadra la
loro presenza stabilendo i confini di intervento ma soprattutto inquadrandoli in
un contratto di lavoro che accende, immediata, la polemica. Il Veneto non è la
prima Regione che mette ordine sulla materia dell'assistenza spirituale negli
ospedali, ma accade che - dopo un confronto durato due anni - lo faccia molto a
ridosso della sentenza di Strasburgo sul crocifisso, e dunque si ritrova nella
polemica: via il crocifisso, ma stipendio ai preti in ospedale? E i pazienti
musulmani? E gli atei? Nei 60 ospedali del Veneto, nelle case di cura, nelle due
Aziende ospedaliere per un totale di 83 strutture, oggi i sacerdoti ci sono già.
Alcuni sono assunti dalle direzioni, altri sono in convenzione, altri in
co.co.co.
«Una grande confusione - dice Giancarlo Ruscitti, segretario regionale di Sanità
e Sociale - non abbiamo fatto altro che mettere ordine, stabilendo una regola
che vale per tutti». La regola dice che i sacerdoti operativi negli ospedali
sono inquadrati come infermieri, hanno diritto a uno stipendio di 1.500 euro
lordi mensili (e alla pensione, quando arriverà il momento di andarci). Li
sceglie la Diocesi di appartenenza, tra coloro che hanno titoli di studio e
perfezionamento adatti a non impartire non solo un'estrema unzione, ma anche e
soprattutto a dare assistenza in un momento difficile.
Nel contratto è compreso un alloggio («adeguatamente arredato») che dev'essere
dentro l'ospedale o comunque nel lotto; per il vitto possono usare le mense come
gli altri dipendenti. Sono in servizio 24 ore su 24: se vengono chiamati nel
cuore della notte non possono esimersi dall'intervento. Quelli che vengono
chiamati «assistenti religiosi» possono essere anche affiancati da
collaboratori: suore, diaconi. Ma tutti volontari. E, per tutti, vale il divieto
ad accettare ricompense di qualunque genere dagli assistiti. Insorge Pietro
Levorato, Uil Veneto: «Equipararli agli infermieri è scorretto, si paga
l'apostolato con i soldi dello Stato. Pagheranno anche i laici, o i cittadini di
altre confessioni».
Qualcuno adombra ingerenze su temi delicati, quali l'aborto o la pillola del
giorno dopo, ma dalla Regione respingono al mittente. L'assessore alla Sanità,
Sandro Sandri: «La presenza dell'assistente religioso in corsia è prevista nel
Concordato». Due milioni di euro, tanto costa l'operazione in un anno, non
mineranno il bilancio: «Le direzioni li pagavano già prima, singolarmente, in
forma disordinata. Abbiamo solo fatto chiarezza». Resta, non lieve, il tema
delle altre confessioni: chi porterà conforto all'ateo, al musulmano, al
Testimone di Geova? «Mai avuto richieste in tal senso - assicura Ruscitti - Ma
non appena qualcuno manifesterà l'esigenza, provvederemo"