di
Giovanni Maria Bellu
L’Unità 9.4.2010
Il
processo è in corso a Bari. Gli imputati sono undici, accusati di reati quali
associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori.
Il decreto che dispone il giudizio di Vito Carlo Moccia, inventore del metodo
Arkeon, e presidente dell’associazione “Sacred Path”, è un repertorio di
violenze psicologiche atroci. La più perfida consisteva nel fare credere agli
adepti di aver subito nell’infanzia una violenza sessuale. Per questo si resta
di stucco quando, nel leggere l’enorme materiale di documentazione sul “caso
Arkeon”, si scopre che il più autorevole sostenitore di questa organizzazione
è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, il frate
cappuccino che lo scorso 2 aprile, parlando in presenza di Benedetto XVI, ha
scatenato uno scandalo planetario paragonando la campagna di stampa sulla
pedofilia nella Chiesa con «gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo».
È una storia complicata che si sviluppa in un lungo arco di tempo. Conviene,
dunque, andare con ordine. Fondata da Vito Carlo Moccia nel 1999,
l’associazione “Sacred Path” (cioè “il sentiero sacro”) nel Duemila,
con l’invenzione del metodo Arkeon, assume la natura che l’ha portata in
tribunale. Ma in quei primi anni opera con discrezione, aumentando proseliti e
profitti attraverso un discreto passaparola. Ha anche una buona stampa. La
popolarità televisiva arriva l’11 settembre del 2004. E quel giorno che il
nome di padre Raniero Cantalamessa compare per la prima volta accanto a quello
di Vito Carlo Moccia. Il predicatore dedica una puntata della sua rubrica
televisiva “A sua immagine, le ragioni della speranza”, che va in onda tutti
i pomeriggi del sabato su RaiUno, al metodo Arkeon e conduce un'intervista
encomiastica a Moccia sul rapporto padre-figlio. Ancora del lato oscuro di
Arkeon non si è parlato. Cantalamessa, dunque, potrebbe essere ignaro di tutto.
Deve infatti passare un altro anno e mezzo prima che lo scandalo esploda. Il 20
gennaio del 2006, Maurizio Costanzo ospita nel suo “Tutte le mattine”, che
va in onda su Canale5, la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro
studi sugli abusi psicologici) e due ex adepti di Arkeon: un “maestro” e una
“allieva”. La denuncia dei metodi di Moccia è precisa e circostanziata: le
accuse che sono alla base del processo in corso a Bari per la prima volta
diventano pubbliche. Ma Padre Cantalamessa non cambia idea. Al contrario. Un
mese dopo a Milano, nella chiesa di S. Eustorgio, celebra una messa alla quale
assistono Vito Carlo Moccia e centinaia di suoi discepoli. La cosa colpisce e
sorprende quelli che già nutrono molti dubbi sulla vera natura di “Sacred
path”. Perché il presentarsi come associazione non solo tollerata ma
addirittura approvata dalla Chiesa è uno degli argomenti più forti di una
campagna di proselitismo sempre più intensa: il numero degli adepti arriverà a
sfiorare la ragguardevole cifra di ventimila. L'Unità è in grado di raccontare
quale fu il comportamento di padre Cantalamessa quando alcune persone si
rivolsero a lui per segnalargli specifiche tragedie familiari prodotte dal
metodo Arkeon. L’autenticità di questi documenti - che aiutano a ricostruire
quale retroterra culturale e anche spirituale ci sia dietro la clamorosa gaffe
su pedofilia e antisemitismo - è certificata. Sono stati, infatti, prodotti dai
legali di Vito Carlo Moccia a sostegno di un atto di citazione contro il Centro
studi sugli abusi psicologici. In sostanza Moccia, per difendersi, ha chiamato
in causa - e difficilmente può averlo fatto senza esserne stato autorizzato -
il predicatore della Casa pontificia. «Reverendo Padre», comincia così la
lettera di un “musicista e studioso cattolico” di Rovereto (abbiamo i nomi
degli autori di tutte le missive citate, ma li omettiamo per evidenti ragioni di
discrezione, nda ), il quale segnala a Cantalamessa il caso di una sua
conoscente madre di un ragazzo che «da qualche tempo frequenta il movimento».
«È preoccupata - scrive - perché il figlio «crede ciecamente ai poteri di
Moccia, è aggressivo, ha abbandonato la fede e la parrocchia, sostiene la non
divinità di Cristo e la sua equiparabilità ai vari profeti e san
Il
successivo capoverso della lettera è significativo per le analogie che presenta
con gli argomenti utilizzati da chi, all’interno della Chiesa, vorrebbe negare
il problema della pedofilia. È la tesi del “caso singolo”. «Il campo in
cui opera Vito - scrive Cantalamessa chiamando confidenzialmente per nome il
capo di Arkeon - è delicato e non meraviglia che ogni tanto ci sia qualcuno
che, per motivi umani spesso complessi e talvolta inconfessati, sparga sul suo
conto le voci più allarmanti, giudicando da un caso singolo tutto il complesso
dell’opera». Ma la vera sorpresa è alla fine: il predicatore della Casa
pontificia non si limita a difendere il capo di “Sacred path” ma si premura
di informarlo della denuncia che gli è stata confidenzialmente rivolta. In
calce alla lettera c’è, infatti, una nota manoscritta: «Caro Vito, ti invio
una lettera che ho ricevuto e la mia risposta, perché, penso, è giusto che sia
informato. Con affetto ti abbraccio e ti benedico. P. Raniero». Qualche tempo
dopo, a Cantalamessa giunge un’altra segnalazione allarmata. A inviargliela,
il 5 aprile del 2006, è una signora di Magenta: «Molto reverendo padre, mi
rivolgo a lei per chiederle aiuto. Una mia cara amica è disperata perché i
suoi due figli, entrambi laureati e coniugati, con le loro rispettive famiglia
hanno da tempo aderito ad una organizzazione che ha completamente stravolto in
senso negativo la loro mente, il loro comportamento e il loro modo di vivere.
Essi dicono di dover obbedire ad un certo “maestro”, fondatore e capo,
rifiutano i contatti con la loro madre, non le lasciano avvicinare i nipoti.
Seguono riti strani e pericolosi … L’organizzazione si chiama Arkeon». Il
comportamento di padre Cantalamessa è sbalorditivo. Nella documentazione non
c’è, come ci si aspetterebbe, la sua risposta. C’è invece (datata 19
aprile 2006) una lettera, scritta dalla stessa città, di un signore che poi è
il marito dell’amica disperata della signora di Magenta. Questo signore, al
pari dei due figli, ha aderito ad Arkeon o, almeno, ce l’ha in grande
simpatia. E fa riferimento al contenuto della lettera inviata a Cantalamessa
dall’amica della moglie. Come è potuto succedere? L’unica spiegazione è
che anche questa volta Moccia sia stato informato e che abbia chiesto
all’adepto di Magenta di scrivere qualcosa di rassicurante all’autorevole
sponsor cattolico. Nel giugno del 2006 viene avviata l’inchiesta giudiziaria.
E a ottobre di quello stesso anno, il “caso Arkeon”, come ormai si chiama,
riesplode sugli schermi. Questa volta in una puntata di “Mi manda Rai