Chiesa e mafie I silenzi della Chiesa


 di Isaia Sales

* Docente di storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d'Italia all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, autore di I preti e i mafiosi (Baldini Castoldi Dalai editore, 2010)

ADISTA segni nuovi n°31 - 17.4.2010

 

Il documento della Cei sul Mezzogiorno è ricco di analisi condivisibili, lucido nell’affrontare i punti salienti della situazione politica, economica, sociale del Sud d’Italia, eppure non scalda i cuori, non appassiona, non emoziona. Purtroppo la Chiesa italiana non ci fa dono di una necessaria autocritica, non mette in discussione il suo ruolo nella realtà meridionale, non si sente minimamente parte degli stessi mali che denuncia, e tutto ciò conferisce minore forza e credibilità al documento stesso.

Prendiamo la parte dedicata ai fenomeni mafiosi: niente da aggiungere o da eccepire se il documento fosse scritto da un istituto di ricerca sulla criminalità. Ma il documento porta la firma dei vescovi italiani che sicuramente non possono ignorare che la stragrande maggioranza dei mafiosi si considera cattolica devota, crede in Dio e nella sua Chiesa. Il documento avrebbe dovuto rispondere ad alcune domande: com’è possibile che una società profondamente plasmata dalla cultura cristiana abbia partorito Cosa nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta e la Sacra corona unita? E le ha partorite non in contrapposizione alla Chiesa e alle sue istituzioni ma in una formale e pubblica adesione ai suoi riti, alle sue credenze, al rispetto delle sue gerarchie e del suo ruolo nella società meridionale. Perché mai le mafie hanno trovato terreno fertile laddove la presenza della Chiesa e dei cattolici è così rilevante? Come spiegarci il fatto che in quattro “cattolicissime” regioni meridionali si siano sviluppate alcune delle organizzazioni criminali più spietate e potenti al mondo, senza che – fino a poco tempo fa – ci fosse contrasto tra esse e le gerarchie cattoliche?

Fino a pochi anni fa la Chiesa ha taciuto sulle mafie, non le ha considerate nemici ideologici: perché questa semplice verità non viene ricordata? Se degli assassini si sentono credenti in Cristo e nella sua Chiesa, o c’è un problema nella loro testa bacata o c’è un problema nella Chiesa cattolica, o in tutti e due: sono parole di Augusto Cavadi che condivido pienamente. È un fatto storico che le mafie hanno sempre rispettato la Chiesa e (purtroppo) la Chiesa ha sempre rispettato o non ostacolato i mafiosi. E poiché il messaggio di Cristo è un messaggio antiviolento, perché il documento dei vescovi non ha provato a dare una spiegazione al fatto che una religione antiviolenta venga praticata senza imbarazzi dai peggiori assassini che l’Italia abbia mai conosciuto?

Le mafie durano da quasi 200 anni. Se non sono state ancora sconfitte o ridimensionate vuol dire che i motivi del loro “successo” non sono stati completamente individuati.

Numerosissimi studi hanno interrogato la politica, le istituzioni, lo Stato, la cultura e la società meridionali. Chi ha cercato nel familismo amorale la causa di tutti i nostri mali (comprese le mafie), chi nell’assenza storica di senso civico. Ma se la spiegazione è di ordine “culturalista”, perché mai non si interroga la cultura cattolica che ha svolto un ruolo fondamentale nella società meridionale?

In conclusione, se degli assassini credono in Dio e si sentono dei buoni cristiani, se non li sfiora minimamente l’inconciliabilità tra il macchiarsi di efferati delitti e sentirsi parte della grande famiglia cattolica, ciò dovrebbe rappresentare la principale preoccupazione dei vescovi italiani. Limitarsi a dire che si tratta di una “forma brutale e devastante di rifiuto di Dio e di fraintendimento della vera religione” non è assolutamente sufficiente. Secondo il mio parere, le mafie non avrebbero potuto radicarsi così profondamente nella storia meridionale senza un’acquiescenza degli esponenti della Chiesa cattolica, che spesso hanno piegato la dottrina cristiana alle esigenze di dare buona coscienza a degli assassini. Insomma, il successo delle mafie rappresenta anche un insuccesso della Chiesa cattolica. Sono convinto, altresì, che senza una Chiesa cristianamente antimafiosa la lotta per la sconfitta definitiva delle mafie sarà ancora lunga.