Contraddizioni papali
di Paolo Flores d’Arcais
“il Fatto Quotidiano” del 28 aprile 2010
Contro la pedofilia dei suoi preti, sembra
proprio che il Papa voglia fare sul serio. Perché allora continua a occultare
la verità sul passato e ha messo online un falso? Padre Federico Lombardi,
infatti, non agisce di testa propria, è il portavoce della Santa Sede, e
inoltre è persona di squisita gentilezza. Se dunque non ha risposte alle
“quattro domande cruciali” che con una mia lettera aperta questo giornale
gli ha rivolto una settimana fa non è perché non ha voluto, è perché non
poteva: non aveva la “licenza de’ superiori”. Avesse potuto, infatti,
avrebbe dovuto confessare quanto segue: la frase chiave “Va sempre dato
seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento
di crimini alle autorità preposte” contenuta nelle famose “linee guida”
sulla pedofilia, messe online sul sito ufficiale del Vaticano lunedì 12 aprile,
e presentate da padre Lombardi come “disposizioni diramate fin dal
E’ perciò altrettanto falso quanto ha
sostenuto mons. Scicluna nei giorni scorsi, secondo cui “accusare l’attuale
pontefice [per quando era cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede] di occultamento è falso e calunnioso (…) in alcuni paesi di
cultura giuridica anglosassone, ma anche in Francia, i vescovi, se vengono a
conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo
sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all’autorità
giudiziaria”. Questa non è la dichiarazione di un carneade qualsiasi, perché,
come spiega il suo intervistatore Gianni Cardinale “monsignor Charles J.
Scicluna è il ‘promotore di giustizia’ della Congregazione per la Dottrina
della Fede. In pratica si tratta del pubblico ministero del Tribunale dell’ex
sant’Uffizio”. Che l’affermazione di monsignore sia falsa lo prova ad
abundantiam la testimonianza dei giorni scorsi del cardinale Dario Castrillon
Hoyos, tuttora tra i più stretti collaboratori di Papa Ratzinger, che ha
ricordato come fosse stato Giovanni Paolo II in persona a fargli scrivere una
lettera di solidarietà e sostegno a un vescovo francese che per il rifiuto a
testimoniare contro un suo prete pedofilo era stato condannato a tre mesi con la
condizionale. Padre Federico
Lombardi ha opposto un “no comment” alle affermazioni (palesemente
inoppugnabili) del porporato colombiano, ma ha aggiunto che l’episodio
“dimostrava e dimostra l’opportunità della unificazione delle competenze in
capo alla Congregazione per la Dottrina della Fede”. Non rendendosi conto che
tale “unificazione” avviene nel maggio del 2001, mentre la lettera del
cardinale, per volere di Papa Wojtyla, è del settembre dello stesso anno,
dunque è successiva, e conferma l’unica interpretazione che di quella
“unificazione” si può dare: il più assoluto segreto era assolutamente
centralizzato per renderlo ancora più catafratto. Perché perciò tutto questo
sabba di menzogne, visto che Benedetto XVI sembra davvero intenzionato a
cambiare atteggiamento, e a non occultare più alle autorità secolari i casi di
pedofilia ecclesiastica (il vescovo di Bolzano e Bressanone ha inviato in
procura le prime denunce)? Perché scegliendo la Verità dovrebbe riconoscere
che il suo predecessore aveva ribadito come dovere sacrosanto l’omertà
rispetto a magistrati e polizia, e difficilmente dopo tale ammissione potrebbe
elevare Karol Wojtyla all’onore degli altari. Perché dovrebbe confessare Urbi
et Orbi che la svolta è di questi giorni, e che egli stesso, come cardinale
Prefetto (e in larga misura anche nei primi anni del Pontificato) non ha trovato
il coraggio di chiedere coram
populo (non sappiamo cosa pensasse in
interiore homine) una politica della trasparenza e della denuncia ai
tribunali, contribuendo con ciò all’impunità di un numero angoscioso di
pedofili, che se prontamente messi in condizione di non nuocere avrebbero
risparmiato la via
crucis di migliaia di vittime. Perché dovrebbe ammettere che a
tutt’oggi il suo portavoce si è prodigato in un lavoro di raffinata
disinformacija, e consentirgli (o intimargli: non sappiamo se padre Lombardi
soffra per quanto ha dovuto manipolare) di cambiare registro.
Perché…