Edward Schillebeeckx

di Stéphanie Le Bars

“Le Monde” del 26 gennaio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)

Edward Schillebeeckx, teologo cattolico belga, è morto il 23 dicembre 2009 a Nimega (Paesi

Bassi), dove si era ritirato quasi trent'anni fa. Nato nel 1914, questo frate domenicano, ordinato

prete nel 1941, ha attraversato il XX secolo, di cui fu uno dei teologi più importanti. I suoi lavori gli

valsero ripetuti scontri con il Vaticano, in un periodo in cui a Roma si moltiplicavano i tentativi di

mettere al passo i teologi innovatori. Fu anche uno dei pensatori del rinnovamento ecclesiale negli

anni che seguirono il concilio Vaticano II (1962-1965). Sesto di quattordici figli, Edward

Schillebeeckx inizia i suoi studi di teologia a Lovanio e li prosegue alla Sorbona e poi al convento

di Le Saulchoir, impregnato del pensiero di Padre Marie-Dominique Chenu. E' specialista di un

tomismo aperto, che si impegna a prendere in considerazione l'esperienza concreta dei credenti.

Insegna teologia dogmatica e storia della teologia a Lovanio, fino al 1957, poi a Nimega, nei Paesi

Bassi, sino al 1983, paese nel quale il suo pensiero avrà un'influenza significativa.

A partire dagli anni 60, si interessa dell'ermeneutica, cercando nella interpretazione delle Scritture

di entrare in un contatto più ravvicinato con i credenti contemporanei. A partire da quest'epoca è

accusato di eterodossia da Roma, ma è “assolto” grazie alla testimonianza del suo difensore, il

gesuita Karl Rahner.

Richiesto come esperto in teologia dal vescovo di Utrecht, il cardinakle Bernard Alfrink, durante il

concilio Vaticano II, Edward Schillebeeckx lavorerà soprattutto su uno dei testi più importanti del

concilio, la Dei Verbum, dedicata alla rivelazione divina, alla sua trasmissione e interpretazione.

Durante il concilio, difende anche il concetto di collegialità dei vescovi per bilanciare l'infallibilità

dei papi. In questo periodo di effervescenza teologica fondò insieme ai confratelli progressisti, i

teologi Hans Küng, Yves Congar e Karl Rahner, la rivista Concilium.

Nel proseguire i suoi studi di teologia e il suo insegnamento, privilegia l'esegesi storico-critica e

pubblica, a partire dal 1974, tre volumi di una delle sue opere sulla cristologia, Gesù, storia di un

vivente. Il primo volume gli valse una convocazione a Roma, davanti alla Congregazione per la

dottrina della fede.

Rapporto di forza con il Vaticano

Nel 1979, è dunque costretto a giustificarsi su nove punti fondamentali della fede cattolica, tra i

quali, “la verità rivelata, il senso della salvezza cristiana, la divinità di Cristo come figlio di Dio,

la concezione verginale di Gesù”... Il Vaticano prende atto dei “chiarimenti” addotti dal

domenicano, che, alla fine, non sarà sanzionato.

Il rapporto di forza tra il teologo e il Vaticano proseguirà negli anni 80, quando Joseph Ratzinger, il

futuro Benedetto XVI, assume la guida della Congregazione per la dottrina della fede.

Dopo la pubblicazione di una nuova opera nel 1981, intitolata Il ministero nella Chiesa. Servizio di

presidenza nella comunità di Gesù Cristo (Queriniana), il domenicano è di nuovo interpellato da

Roma. In quest'opera che evoca la mancanza di preti, difende l'idea di affidare ai laici, e perciò

eventualmente a uomini sposati, la celebrazione dell'Eucaristia: una proposta in contrasto con

l'insegnamento e la tradizione della Chiesa. Una volta ancora, a dispetto di una nuova opera in

risposta al Vaticano, il domenicano non convince né il prefetto Ratzinger né papa Giovanni Paolo II.

Nel 1986, il Vaticano, per voce del cardinale Ratzinger, fa conoscere la propria disapprovazione, ma

il padre fiammingo sfugge ancora una volta ad una sanzione formale. Divenuto professore emerito,

Edward Schillebeeckx non disarma. Nel 1989, firma insieme a quasi 160 teologi cattolici una

dichiarazione che denuncia “la messa sotto tutela” della Chiesa e “il nuovo centralismo romano”.

Su soggetti come la regolazione delle nascite, rivendica “la libertà di coscienza” e critica

l'insegnamento della Chiesa su questo problema.

Nel 1993, in un'intervista alla rivista cattolica del dissenso Golias, denunciava il rischio di una

“identificazione della dottrina ufficiale della Chiesa con la riflessione di un teologo in

particolare”. Il bersaglio altro non era che Joseph Ratzinger.