La condanna della marionetta
di David Grossman
“la Repubblica” del 1° giugno 2010
Nessuna spiegazione può giustificare o mascherare il crimine
commesso da Israele e nessun pretesto può motivare l’idiozia del suo governo
e del suo esercito. Israele non ha inviato i suoi soldati a uccidere civili a
sangue freddo, in pratica era l’ultima cosa che voleva che accadesse, eppure
una piccola organizzazione turca, dall’ideologia fanatica e religiosa, ostile
a Israele, ha arruolato alcune centinaia di pacifisti ed è riuscita a fare
cadere lo Stato ebraico in una trappola proprio perché sapeva come avrebbe
reagito e fino a che punto era condannato, come una marionetta, a fare ciò che
ha fatto. È stato un atto criminale destinato a riaccendere la spirale di odio
e vendette.
Quanto deve sentirsi insicura, confusa e spaventata una nazione per comportarsi
come ha fatto Israele! Ricorrendo a un uso esagerato della forza (malgrado
aspirasse a limitare la portata della reazione dei presenti sulla nave) ha
ucciso e ferito civili al di fuori delle proprie acque territoriali
comportandosi come una masnada di pirati. È chiaro che queste mie parole non
esprimono assolutamente consenso alle motivazioni, nascoste o evidenti – e
talvolta malvagie – di alcuni dei partecipanti al convoglio diretto a Gaza.
Non tutti sono pacifisti animati da intenzioni umanitarie e le dichiarazioni di
alcuni di loro riguardanti la distruzione dello stato di Israele sono infami. Ma
tutto questo ora è irrilevante: queste opinioni non prevedono, per quanto si
sappia, la pena di morte.
L’azione compiuta da Israele ieri sera non è che la continuazione del
prolungato e ignobile blocco alla striscia di Gaza, il quale, a sua volta, non
è che il prosieguo naturale dell’approccio aggressivo e arrogante del governo
israeliano, pronto a rendere impossibile la vita di un milione e mezzo di
innocenti nella striscia di Gaza pur di ottenere la liberazione di un unico
soldato tenuto prigioniero, per quanto caro e amato. Il blocco è anche la
continuazione naturale di una linea politica fossilizzata e goffa che a ogni
bivio decisionale e ogni qualvolta servono cervello, sensibilità e creatività,
ricorre a una forza enorme, esagerata, come se questa fosse l’unica scelta
possibile.
E in qualche modo tutte queste stoltezze – compresa l’operazione assurda e
letale di ieri notte – sembrano far parte di un processo di corruzione che si
fa sempre più diffuso in Israele. Si ha la sensazione che le strutture
governative siano unte, guaste. Che forse, a causa dell’ansia provocata dalle
loro azioni, dai loro errori negli ultimi decenni, dalla disperazione di
sciogliere un nodo sempre più intricato, queste strutture divengano sempre più
fossilizzate, sempre più refrattarie alle sfide di una realtà complessa e
delicata, che perdano la freschezza, l’originalità e la creatività che un
tempo le caratterizzavano, che caratterizzavano tutto Israele.
Il blocco della striscia di Gaza è fallito. È fallito già da quattro anni.
Non solo tale blocco è immorale, non è nemmeno efficace, non fa che peggiorare
la situazione, come abbiamo potuto constatare in queste ore, e danneggia
gravemente anche Israele. I crimini dei leader di Hamas che tengono in ostaggio
Gilad Shalit da quattro anni a questa parte senza che abbia ricevuto nemmeno una
visita dai rappresentanti della Croce Rossa, che hanno lanciato migliaia di
razzi verso i centri abitati israeliani, vanno affrontati per vie legali, con
ogni mezzo giuridico a disposizione di uno stato. Il prolungato isolamento di
una popolazione civile non è uno di questi mezzi. Vorrei poter credere che il
trauma per la sconsiderata azione di ieri ci porti a riesaminare tutta questa
idea del blocco e a liberare finalmente i palestinesi dalla loro sofferenza e
Israele da questa macchia. Ma la nostra esperienza in questa regione sciagurata
ci insegna che accadrà invece il contrario: che i meccanismi della violenza,
della rappresaglia e il cerchio della vendetta e dell’odio ieri hanno
ricominciato a girare e ancora non possiamo immaginare con quale forza.
Ma più di ogni altra cosa questa folle operazione rivela fino a che punto è
arrivato Israele. Non vale la pena di sprecare parole. Chi ha occhi per vedere
capisce e sente. Non c’è dubbio che entro poche ore ci sarà chi si affretterà
a trasformare il senso di colpa (naturale e giustificato) di molti israeliani,
in vocianti accuse a tutto il mondo.
Con la vergogna, comunque, faremo un po’ più fatica a venire a patti.
Traduzione dall’ebraico di A. Shomroni