La Lega tiene famiglia e piazza parenti e amici proprio come la vecchia Dc
DI ALBERTO STATERA
Repubblica — 20 settembre 2010
«Posti di lavoro per i nostri figli», va declamando in questi giorni Umberto Bossi nei suoi comizi sincopati. Ma posti anche per fratelli, sorelle, mogli, nipoti, cugini, cognati, amanti e, pur se non consanguinei o affini, per padani di fede della prima e dell' ultima ora. Dalla Lombardia al Piemonte, dal Veneto al Friuli, dilaga il modello padano clientela & parentela, che ormai quasi ogni giorno svela un nuovo capitolo, condito di piccoli e grandi abusi sulle risorse pubbliche.Tanto da far esclamare al sindaco di Torino Sergio Chiamparino: «Com' è il detto leghista? Roma ladrona ? La Lega è peggio degli altri !». Quanto a clientela, i casi di familismo amorale emersi in questi giorni in tutto il nord spesso superano ogni più ardito precedente della prima repubblica. Alcuni fanno persino sfigurare la sfolgorante carriera politica del "Trota", che Bossi ha imposto in nome del noto detto padano "i figli so' piezz' e core". A Torino, dove il presidente Roberto Cota vuole trasferire il ministero del Lavoro, la Regione trabocca ormai di figli, mariti e mogli e congiunti vari dei nuovi potenti. A Brescia, in Provincia, abbiamo assistito al più incredibile concorso pubblico nella storia della prima e della seconda Repubblica: 700 concorrenti, 8 vincitori, di cui 5 signore e signorine di fede leghista: la moglie del vicesindaco di Brescia, la nipote dell' assessore all' Istruzione, due assistenti di un altro assessore, la capogruppo leghista nel consiglio comunale di Concesio. Da nord ovest a nord est è tutto un fiorire della clientelare pianta leghista. Solo per fare qualche caso, a Verona la moglie del sindaco Flavio Tosi è stata nominata dirigente e capo della segreteria dell' assessore alla Sanità; a Trieste la moglie di Maurizio Balocchi è stata assunta dal presidente del Consiglio regionale Eduard Ballaman, quello che usava l' autoblu per le gite con la fidanzata, che a sua volta è stata impiegata dall' ex sottosegretario all' Interno. Ma è a Milano che è partita nella sanità regionale la più scientifica operazione clientelare che si ricordi. A fine anno scade il mandato dei 45 direttori sanitari di Asl e aziende ospedaliere. Il Carroccio, forte della crescita elettorale, ne pretende 20 per insidiare il potere formigoniano di Comunione e Liberazione nella ricca sanità lombarda. Luciano Bresciani, medico personale di Bossi e assessore alla Sanità, punta su posizioni chiave, come quella all' ospedale di Brescia, il più grande d' Europa con i suoi 1.400 posti letto. Dati i precedenti, è facile prevedere che per scalare le 20 prestigiose poltrone il principale titolo professionale sarà considerato il grado di parentela con i potenti leghisti locali e nazionali. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, inventore del federalismo alla padana, continua a ripetere che la Lega persegue il modello della Democrazia cristiana bavarese. Ma si è spinto un po' troppo a nord, visto che in termini di clientela e parentela il modello è indubitabilmente un altro: quello della Democrazia cristiana dorotea.