LA
PROVA DELLE MENZOGNE
GIUSEPPE D' AVANZO
Repubblica
— 26 febbraio 2010
David
Mills è stato corrotto. È quel che conta anche se la manipolazione delle norme
sulla prescrizione, che Berlusconi si è affatturato a partita in corso, lo
salva dalla condanna e lo obbliga soltanto a risarcire il danno per il
pregiudizio arrecato all' immagine dello Stato. Questa è la sentenza delle
Sezioni unite della Cassazione. Per comprenderla bisogna sapere che la
corruzione è un reato «a concorso necessario»: se Mills è corrotto, il
presidente del Consiglio è il corruttore. Per apprezzare la decisione, si deve
ricordare che cosa ha detto, nel corso del tempo, Silvio Berlusconi di David
Mills e di All Iberian, l' arcipelago di società offshore creato dall' avvocato
inglese. «Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico
responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non
conosco neppure l' esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario» (Ansa,
23 novembre 1999). «Non conosco David Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se
fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l' Italia» (Ansa, 20
giugno 2008). Bisogna cominciare dalle parole - e dagli impegni pubblici - del
capo del governo per intendere il significato della sentenza della Cassazione.
Perché l' interesse pubblico della decisione non è soltanto nella forma
giuridica che qualifica gli atti, ma nei fatti che convalida; nella
responsabilità che svela; nell' obbligo che oggi incombe sul presidente del
Consiglio, se fosse un uomo che tiene fede alle sue promesse. Dunque, Berlusconi
ha conosciuto Mills e, come il processo ha dimostrato e la Cassazione ha
confermato (il fatto sussiste e il reato c' è stato), All Iberian è stata
sempre nella sua disponibilità. Sono i due punti fermi e fattuali della
sentenza (altro è l' aspetto formale, come si è detto). Da oggi, quindi, il
capitolo più importante della storia del presidente del consiglio lo si può
raccontare così. Con il coinvolgimento «diretto e personale» del Cavaliere,
David Mills dà vita alle «64 società estere offshore del group B very
discreet della Fininvest». Le gestisce per conto e nell' interesse di
Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle «fiamme gialle»
corrotte), Mills mente in aula per tener lontano il Cavaliere da quella galassia
di cui l' avvocato inglese si attribuisce la paternità ricevendone in cambio «somme
di denaro, estranee alle sue parcelle professionali» che lo ricompensano della
testimonianza truccata. Questa conclusione rivela fatti decisivi: chi è
Berlusconi; quali sono i suoi metodi; che cosa è stato nascosto dalla
testimonianza alterata dell' avvocato inglese. Si comprende definitivamente come
è nato, e con quali pratiche, l' impero del Biscione; con quali menzogne
Berlusconi ha avvelenato il Paese. Torniamo agli eventi che oggi la Cassazione
autentica. Le società offshore che per brevità chiamiamo All Iberian sono
state uno strumento voluto e adoperato dal Cavaliere, il canale oscuro del suo
successo e della sua avventura imprenditoriale. Anche qui bisogna rianimare
qualche ricordo. Lungo i sentieri del «group B very discreet della Fininvest»
transitano quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che
ricompensano Bettino Craxi per l' approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi
(trasformati in Cct) destinati non si sa a chi mentre, in parlamento, è in
discussione la legge Mammì. In quelle società è occultata la proprietà
abusiva di Tele+ (viola le norme antitrust italiane, per nasconderla furono
corrotte le «fiamme gialle»); il controllo illegale dell' 86 per cento di
Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l' acquisto fittizio di azioni
per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche. Da
quelle società si muovono le risorse destinate poi da Cesare Previti alla
corruzione dei giudici di Roma (assicurano al Cavaliere il controllo della
Mondadori); gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole
di mercato, favoriscono le scalate a Standa e Rinascente. Dunque, l' atto
conclusivo del processo Mills documenta che, al fondo della fortuna del premier,
ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c' è la corruzione della
politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la
manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in
Europa. La sentenza conferma non solo che Berlusconi è stato il corruttore di
Mills, ma che la sua imprenditorialità, l' efficienza, la mitologia dell' homo
faber, l' intero corpo mistico dell' ideologia berlusconiana ha il suo
fondamento nel malaffare, nell' illegalità, nel pozzo nero della corruzione
della Prima Repubblica, di cui egli è il figlio più longevo. E' la connessione
con il peggiore passato della nostra storia recente che, durante gli
interminabili dibattimenti del processo Mills, il capo del governo deve
recidere. La radice del suo magnificato talento non può allungarsi in quel
fondo fangoso perché, nell' ideologia del premier, è il suo trionfo personale
che gli assegna il diritto di governare il Paese. Le sue ricchezze sono la
garanzia del patto con gli elettori e dell' infallibilità della sua politica;
il canone ineliminabile della «società dell' incanto» che lo beatifica. Per
scavare un solco tra sé e il suo passato e farsi alfiere credibile e
antipolitico del nuovo, deve allontanare da sé l' ombra di quell' avvocato
inglese, il peso di All Iberian.È la scommessa che Berlusconi decide di giocare
in pubblico. Così intreccia in un unico nodo il suo futuro di leader politico,
responsabile di fronte agli elettori, e il suo passato di imprenditore di
successo. Se quel passato risulta opaco perché legato a All Iberian, di cui non
conosce l' esistenza, o di David Mills, che non ha mai incontrato, egli è
disposto a lasciare la politica e addirittura il Paese. Oggi dovrebbe farlo
davvero perché la decisione della Cassazione conferma che ha corrotto Mills (lo
conosceva) per nascondere il dominio diretto su quella macchina d' illegalità e
abusi che è stata All Iberian (la governava). Il capo del governo non lo farà,
naturalmente, aggrappandosi come un naufrago al legno della prescrizione che
egli stesso si è approvato. Non lascerà l' Italia, ma l' affliggerà con nuove
leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento), utili forse a
metterlo al sicuro da una sentenza, ma non dal giudizio degli italiani che da
oggi potranno giudicarlo corruttore, bugiardo, spergiuro anche quando fa voto
della «testa dei suoi figli». -