La scomunicata

di Marco Politi

in “il Fatto quotidiano” del 22 gennaio 2010

 
L’intesa Ruini-Berlusconi per sbarrare il passo alla Bonino cade nel giorno in cui la maggioranza approva la legge salva-delinquenti, con un codicillo che imbavaglia la Corte dei conti, favorendo le malversazioni negli enti locali.
E’ l’immagine plastica della spregiudicatezza del cardinale, per il quale la battaglia ideologica contro la Bonino conta maggiormente dello scempio inflitto al sistema giudiziario italiano: caso unico nelle democrazie occidentali. Lo stesso Avvenire, in una rubrichina intitolata “Da sapere”, informa i lettori che la norma transitoria approvata mercoledì “mette al riparo Silvio Berlusconi dai processi Mills e Mediaset, ma sarebbero a rischio anche i giudizi sul crac di Parmalat e su Antonveneta”.
Ce n’è abbastanza perché il lettore cattolico avvertito capisca che sotto attacco è la legalità, ma soprattutto la categoria di “bene comune” fondamentale nella dottrina sociale della Chiesa. Poiché già soltanto nel caso Parmalat rimarranno senza giustizia migliaia e migliaia di poveri cristi. La stessa Udc, per bocca del capogruppo al Senato D’Alia, ha bollato il testo della maggioranza di centrodestra come “tentativo malriuscito di norme ad personam”. Denunciando che vi sarà prescrizione anche nei “processi per mafia, terrorismo, riduzione in schiavitù”.
Sono questioni che non sembrano turbare l’ex presidente della Cei. In lui, da vero “animale politico” (così si definì egli stesso tempo addietro in un convegno), prevale la logica di schieramento. E per la gerarchia ecclesiastica lo schieramento da difendere è il centrodestra, mentre la prospettiva di Emma Bonino governatore del Lazio è da scongiurare a tutti i costi. Non sono unicamente le battaglie in difesa di aborto, divorzio, coppie di fatto, testamento biologico, che vengono addebitate alla leader radicale. In gioco sono interessi materiali corposi: le regioni gestiscono le spese di sanità (vedi ospedali cattolici), le spese scolastiche (vedi scuole cattoliche) e i bonus da concedere ai genitori.
Esemplare la distorsione a favore dell’istruzione privata e a scapito degli istituti pubblici, realizzata in Lombardia dal governatore ciellino Formigoni.
In questa fase preelettorale Ruini si muove da battitore libero, ma certo di avere le spalle coperte dal cardinale segretario di Stato Bertone (vero timoniere della “politica italiana” del Vaticano), che Benedetto XVI ha appena riconfermato in carica. Il cardinale Bagnasco, presidente dell’episcopato, si è tenuto sinora defilato. Ieri è stato ricevuto in udienza dal Papa in vista del prossimo Consiglio permanente della Cei, quando darà le sue indicazioni.
L’episcopato italiano è diviso fra chi vorrebbe non impegnarsi direttamente nello scontro elettorale imminente e chi come il vescovo ciellino di San Marino mons. Negri già affila le armi e ricorda pubblicamente che quando gli elettori andranno alle urne “non sarà facile coniugare il valore del rispetto assoluto della vita con posizioni politiche di persone che sono evidentemente in contrasto”. A Torino il cardinale Poletto ha invece sottolineato recentemente che la Chiesa è super partes dato che “il buono e il cattivo stanno dall’una e dall’altra parte”. Poletto, tuttavia, ha indicato alcuni punti chiave su cui i candidati dovranno misurarsi: la “difesa della vita” dal concepimento alla sua fine naturale, il matrimonio tra uomo e donna, il diritto alla scelta dell’educazione scolastica, la libertà religiosa, la difesa della dignità umana indipendentemente dall’etnia. Punti discriminanti che la gerarchia ecclesiastica ricorderà a livello nazionale.
Per Ruini, che in questa vicenda ha voluto tornare sulla scena politico-ecclesiastica dopo la fine della sua presidenza Cei nel 2007, è assolutamente prioritario impedire la vittoria della “laicista” Bonino. Nel 2000, per punire l’ulivista Badaloni governatore del Lazio che voleva varare alcune norme di assistenza anche a favore delle coppie di conviventi, il cardinale spostò voti sulla candidatura di Storace. E il centrodestra vinse. Non è molta la capacità di influenzare voti dell’istituzione ecclesiastica: a spanna, dicono gli esperti, qualcosa tra il 3 e il 5 per cento degli elettori. Ma è una forza decisiva nel caso di duelli testa a testa come si sta configurando quello tra la Polverini e la Bonino.
In questo schema l’alleanza tra Berlusconi e Casini, di cui Ruini era patrono già alle elezioni politiche del 2008 (e che il Cavaliere allora respinse), risponde – perlomeno nel Lazio – ad un esplicito desiderio del Vaticano.
L’Avvenire, giornale dei vescovi, sta già cominciando a muoversi in questa direzione. In un editoriale ha attaccato Marini nel Pd per il suo appoggio alla Bonino e da qualche giorno (un modo classico per segnalare il trend) pubblica lettere di lettori con dubbi e delusione “di cattolici ” per la candidatura radicale.
Ieri però è apparsa in pagina anche una lettera, in cui si afferma che “il cattolico può militare in qualunque partito” a patto che esprima il lievito della fede. Segno che la situazione generale è ancora fluida e la Chiesa non vuole legarsi totalmente mani e piedi all’avventurismo del Cavaliere.
Anche perché i sondaggi delle passate elezioni hanno rivelato che agitare i “temi etici” influisce pochissimo sul voto.