L'ombra del riciclaggio dieci banche sotto inchiesta per i rapporti con lo Ior
di Elsa Vinci
“la Repubblica” del 1° giugno 2010
Rapporti
sospetti con lo Ior, la procura di Roma indaga su dieci banche. Gruppi del
calibro di
Unicredit e Intesa San Paolo, realtà più modeste come la Banca
del Fucino fondata dai principi
Torlonia, che ogni giorno scambiano operazioni per centinaia di
milioni con l’Istituto
opere di
religione del Vaticano, «uno schermo» per i clienti, che si teme
possa celare operazioni di
riciclaggio. Perché dietro il bonifico o la transazione c’è
soltanto un acronimo: Ior. Mai o quasi mai
una persona fisica o giuridica. Origine e destinazione degli
assegni risultano coperti dal diaframma
della banca estera.
L’allarme
è arrivato circa un anno fa dall’Unità
di informazione finanziaria, la struttura di “financial
intelligence”
di Bankitalia, che ha mobilitato la Guardia di finanza. Si indaga per la
violazione della
legge 197 del 1991 che ha introdotto nel nostro ordinamento tre
obblighi fondamentali per gli
intermediari finanziari: l’identificazione
dei soggetti coinvolti in una transazione, la registrazione
dei dati nell’
“archivio
unico informatico”,
la segnalazione di eventuali operazioni sospette. Regole
pare non sempre rispettate.
I magistrati romani hanno scoperto che lo
Ior usava in modo cumulativo, senza fornire alcun dato di
identificazione, un conto corrente aperto nella filiale 204 dell’ex
Banca di Roma (oggi Unicredit) in
via della Conciliazione al confine con le Mura Leonine. In un paio
d’anni
su quel conto sono
transitati 180 milioni di euro. Su questo caso specifico, la prassi
è stata abbandonata con
l’integrazione
Unicredit.
Il
procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Rocco Fava sospettano che
attraverso i conti istituzionali intestati alla banca vaticana sia transitato e
probabilmente continui a passare denaro per singoli individui. L’ipotesi
investigativaè che soggetti con residenza fiscale in Italia abbiano usato o
utilizzino lo Ior come «schermo» per nascondere reati di vario genere, dalla
truffa all’evasione
fiscale.
«Si
tratta di conti sconosciuti e protetti da una sorta di diaframma messo in atto
dallo Ior», spiegano
gli inquirenti. Conti soltanto misteriosi? «Decisamente sospetti».
Quando la magistratura ha chiesto
nomi e cognomi, quelli forniti non hanno retto alla verifica. La
Guardia di finanza ha infatti
accertato almeno un paio di casi di beneficiari fittizi delle somme
transitate. Cioè i nomi forniti
sono risultati falsi. In questo caso le norme antiriciclaggio sono
state violate. Scatteranno le
sanzioni.
La magistratura italiana non può
intervenire sulla banca vaticana, l’unico
strumento di cui dispone è
la rogatoria internazionale, usata per esempio dalla procura di
Perugia per scoprire i fondi neri di
Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei Lavori
pubblici travolto dall’inchiesta
sugli appalti del G8. I pm romani non escludono il ricorso alla
rogatoria ma per il momento puntano
su una decina di banche italiane con consistente e quotidiano
volume di scambio con lo Ior. Il primo
obiettivo dell’indagine
è identificare i reali beneficiari di titoli e operazioni da decine o centinaia
di milioni.
Il sospetto dei pm è che dietro la sigla Ior si possano celare persone fisiche
o società che
tramite i conti schermati abbiano costituito un canale per il
flusso di denaro tra la banca del
Vaticano e l’Italia.