Memoria senza memoria
di Moni Ovadia
“l'Unità” del 23 gennaio 2010
Ricorderai! Ogni bimbo ebreo questo monito etico lo riceve in
consegna sin dalla primissima infanzia, non solo da che la shoàh ha reso la
terra d’Europa una terra contaminata, ma da secoli e secoli prima. Il dovere
della memoria è uno dei pilastri su cui si edifica un mondo di giustizia. Come
ogni anno, anche quest’anno, mi sforzo di assolvere a questo impegno, pur nei
limiti delle mie forze. Ricorderò lo sterminio della mia gente come popolo e
come singoli esseri umani. Ma da molto tempo a questa parte sento un crescente
disagio e avverto che il senso autentico della memoria rischia di essere
sfregiato e pervertito fino a farlo sprofondare nel fango della falsa coscienza.
Il rigurgito di violenza razzista che abbiamo visto a Rosarno è il segno
tangibile e vergognoso che la sottocultura della discriminazione nutrice della
mentalità nazifascista è ancora viva. Leggi crudeli come quella che istituisce
il reato di clandestinità si fondano sullo stesso presupposto di arbitrio della
legislazione antisemita. La conseguenza di tutto ciò non si abbatte sulla
criminalità, che sa bene come organizzarsi e proteggere le proprie attività,
ma sulle vite di povera gente schiavizzata, espropriata della propria dignità.
Chi paga - come allora pagavano gli ebrei senza patria, senza documenti, esposti
all’odio e al pregiudizio dei potenti - è chi si trova ora come allora in
quella posizione: per esempio rom e sinti. Proprio ieri un amico rom che vive in
Italia da anni sostentandosi con un lavoro più che onesto mi ha chiamato
disperato, il campo in cui ha vissuto per anni verrà abbattuto, lui non più
giovane, sarà esposto alla brutalità dell’espulsione come un criminale. Mi
si “consenta” una domanda Cosa fanno le istituzioni democratiche della
pavida Europa contro questo schifo? E le istituzioni ebraiche?