Vaticano, pensione forzata per il difensore dei migranti
di Marco Politi
“il Fatto Quotidiano” del 2 settembre 2010
Monsignor Marchetto è costretto a gettare la spugna e lascia il posto di segretario del ministero vaticano per i Migranti. Il Vaticano lo ha isolato e dopo le dure accuse lanciate dal prelato contro la politica delle espulsioni di Sarkozy papa Ratzinger ha – come si dice in queste occasioni – “accettato le sue dimissioni”. Il 28 agosto. Ora si fa sapere Oltretevere che la Francia non c’entra, ma che in quanto ex ambasciatore vaticano (nunzio) Marchetto poteva usufruire di una norma speciale per chiedere di ritirarsi dal servizio già a settant’anni. Lo stesso prelato, elegantemente, conferma: “Credo sia stato ragionevole chiedere di andare in pensione e ringrazio perché mi è stato concesso”. La richiesta, anzi, sarebbe stata presentata addirittura un anno fa. Certamente la sollecitudine papale nel prepensionare Marchetto appare sospetta. E poiché il prelato era altrettanto duro nei confronti dei respingimenti del ministro Maroni, risulta evidente che alla fine in Segreteria di Stato si preferisce non sostenere fino in fondo chi crea grane con il governo Berlusconi e altri leader all’estero. Brutto modo per commemorare il primo anniversario dell’acquiescenza alla decapitazione di Boffo. Perché senza un atteggiamento rigoroso su questi temi che riguardano i diritti umani, anche gli appelli alla solidarietà di Benedetto XVI all’Angelus rischiano di rimanere appesi in un empireo lontano. Sullo sfondo si intravvede il rafforzarsi in Vaticano di un doppio livello. Prese di posizioni dure su “principi non negoziabili”, intesi solamente come tutela del matrimonio, rifiuto della ricerca con le cellule staminali embrionali, veto alle unioni omosessuali, finanziamenti alle scuole cattoliche. E ammonimenti più generici, meno incalzanti, in tema di diritti sociali. Proprio oggi il segretario del Consiglio pontificio per i Migranti doveva essere a Bogotà, in Colombia, per partecipare a un Forum internazionale sui problemi dei flussi migratori e della pace. Era talmente scontato che Marchetto sarebbe stato a Bogotà che era stata già trasmessa ai giornalisti giorni fa la sua relazione. Relazione, com’era nel suo stile, molto precisa nelle denunce. Il prelato intendeva sottolineare che un numero crescente di Paesi fa ricorso alla politica della mano dura normativa per ridurre la presenza degli immigrati “irregolari”, tralasciando invece le politiche preventive e trascurando di contrastare gli abusi nei confronti dei migranti. Marchetto intendeva inoltre denunciare la tolleranza di fatto concessa alla “tratta di esseri umani” e l’inefficacia a fronte di una vera e propria “industria legata all'introduzione irregolare di migranti, la cui consistenza appare crescente pur in presenza di articolate legislazioni e strategie di contrasto”. PERNO del pensiero di Marchetto era ed è che la Chiesa non può estraniarsi dall’affrontare concretamente e pastoralmente queste problematiche. Anzi, come ha scritto nella relazione di Bogotà che il siluramento gli ha impedito di pronunciare, le religioni sono chiamate a contrastare le “immagini che presentano i migranti solo come causa di conflitto quando ad essere messi in discussione sono i valori cardine della convivenza”. Bastano queste parole per capire come la linea di Marchetto, coerentemente ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, entrasse in rotta di collisione con gli atteggiamenti della Lega e del governo Berlusconi. Dietro le quinte, in Vaticano, erano iniziate da tempo pressioni sotterranee nei suoi confronti. Manovre che ogni tanto venivano alla superficie. Marchetto a febbraio critica le ronde volute spasmodicamente dalla Lega e invece dal Vaticano si fa sapere che si tratta di una sua “posizione personale”. (Soddisfattissimo all’epoca, per la precisazione, il ministro La Russa). Marchetto il 21 aprile giudica negativamente il “pacchetto sicurezza” del governo Berlusconi e dalla sala stampa vaticana arriva la rettifica che il Vaticano sul decreto non si è espresso. Il portavoce papale Lombardi specifica: “Ha parlato monsignor Marchetto, ma non mi consta che il Vaticano in quanto tale abbia preso posizione”. Un’esautorazione in piena regola. Poi, però, resta il fatto che il Papa è realmente preoccupato delle vampate di xenofobia e di violenza razzista che esplodono in Europa, e allora si spiegano le oscillazioni nelle dichiarazioni della Santa Sede e lo spazio lasciato recentemente alle denuncie di Marchetto. Ora questa libertà di azione non sembra esserci più, il Papa non ha insistito perché il prelato resti al suo posto e allora l’ex segretario del Consiglio per i Migranti ne prende atto. “Continuerò i miei studi sulla storia del concilio Vaticano II – annuncia – è un argomento che amo e che è così importante per la Chiesa”. Se il presente scotta, meglio rifugiarsi nel passato