«L’Italia? Un paese libero di essere servo di un uomo solo»
intervista a Maurizio Viroli a cura di Emiliano Sbaraglia
“l'Unità” del 12 ottobre 2010
Maurizio Viroli insegna Teoria politica alla Princeton University (dove vive), oltre che essere
direttore dell’Istituto Studi Mediterranei all’università della Svizzera italiana di Lugano. Il suo
ultimo libro,
La libertà dei servi («Anticorpi» Laterza, pp. 138, euro 15,00), è un’analisi limpida espietata della trasformazione del concetto di cittadinanza in quello di servitù, in un’Italia divenuta
ostaggio di un uomo solo. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore.
Professor Viroli, partiamo dalla «libertà dei servi», il titolo del suo libro, a cui lei oppone
quella dei cittadini. Qual è la differenza?
«Il concetto di libertà dei servi ha una lunga storia nel pensiero politico, antico e moderno. Abbiamo
la libertà dei servi quando gli individui sono sottoposti al potere arbitrario o enorme di un uomo.
Perché se sei sottoposto al potere arbitrario ed enorme di un uomo che può fare ciò che vuole non
sei libero come cittadino, ma hai la libertà dei servi, che consiste spesso nel poter fare ciò che vuoi,
ma sempre sottoposto alla volontà di qualcun altro.
La libertà del cittadini è diversa, non è sottoposta al potere arbitrario o enorme di un uomo, ma
soltanto alla Costituzione, alle leggi e ai principi morali. Tutto questo si intende bene se
consideriamo una frase di Cicerone: “La libertà non consiste nell’avere un buon padrone, ma nel
non averne affatto”. Un po’ quello che, per tornare a pensatori più vicini, secoli dopo ha affermato
anche Rousseau: “Un popolo libero serve solo le leggi per non servire gli uomini”. Questa è la
differenza tra libertà dei servi e libertà dei cittadini».
Dunque quando si smette di essere cittadini e si diventa sudditi?
«Non parlerei tanto di sudditi, quanto proprio di servi, perché la sudditanza dipende dalla forza,
mentre la servitù è costruita sulla persuasione... Ad ogni modo la libertà del cittadino termina nel
momento in cui all’interno della
res publica si forma un potere arbitrario o enorme, come dicevamo.Ma bisogna aggiungere che è del tutto irrilevante chi abbia tale potere, e neppure conta come venga
utilizzato. Il problema è la semplice esistenza di un potere, che imponendo la propria volontà fa sì
che non si possa parlare più di libertà dei cittadini, ma di libertà dei servi. È importante avere chiaro
che, come hanno sempre sottolineato gli autori di commedie nella Roma antica, i servi sottoposti al
potere di un uomo possono essere felici, e spesso lo sono, perché sono in condizioni di fare più o
meno ciò che vogliono. Ciò nonostante, il semplice fatto di essere sottoposti a un potere non li
rende liberi nel senso della libertà del cittadino. Come spiegava Machiavelli, sono uomini liberi
quelli che “non dipendono da altri”. Nel nostro paese, come in tutti, anche se questo enorme potere
l’avesse, che so, madre Teresa di Calcutta invece di Silvio Berlusconi, il problema ci sarebbe lo
stesso».
Nel suo libro lei scrive anche di «tradimento dell’élite», che ha consentito quest’anomalia
italiana della concentrazione di poteri in mano a un uomo solo. Ma ritiene anche che riforme e
nuove leggi elettorali non servirebbero a molto, perché «un potere enorme è sempre in grado
di conquistare il consenso popolare». La domanda è: come se ne esce?
«Beh, come scrivo anche nel libro, una legge costituzionale che vietasse a chiunque possieda
immense ricchezze o imperi mediatici di accedere a cariche politiche non sarebbe male...Ma al di là
di questo, innanzi tutto bisognerebbe comprendere come e perché in Italia ci sia questo potere
enorme, che non ha paragoni in nessun paese democratico o liberale dei nostri tempi. Come si sia
arrivati a un monstrum unico, di un uomo che dispone di una ricchezza personale sterminata, del
controllo diretto o indiretto dell’impero dei mezzi di comunicazione di massa, e che controlla una
rete di uomini a lui leali che egli ha unito in un partito personale; e che, oltre tutto questo, dispone
anche del potere esecutivo. È la somma di tali poteri che definisce un “potere enorme” nel vero
senso del termine. Per quanto riguarda il tradimento dell’élite, è fondamentale invitare a riflettere su
una questione semplice: come è stato possibile per un potere simile affermarsi senza violenza
all’interno di un sistema repubblicano e democratico? La risposta è duplice: da un lato la
determinazione dell’uomo che ha voluto costruire tale potere, trasformando a suo vantaggio i più
gravi mali antichi dell’Italia, a partire dallo scarso senso civile. Dall’altro la responsabilità dell’elite
politica, culturale e imprenditoriale italiane, che ormai è evidente. Ecco perché un vero cittadino
dovrebbe porre loro questa domanda: perché non lo avete fermato? Non avete capito la gravità del
processo di formazione di tale potere, o non avete voluto fermarlo? Qualunque sia la risposta, la
responsabilità di questa elite è gravissima. Si è permessa la formazione di un potere che ha effetti di
corruzione politica e morale che sarà difficilissimo attenuare, quando e se ci si libererà di questo
potere».
Torniamo alla legge elettorale...
«La legge elettorale. Studio Machiavelli da una vita, la mia è politica realistica, e una legge
elettorale sana, secondo me, sarebbe un proporzionale con sbarramenti ragionevoli, che aiuterebbe a
liberarsi di chi si trova perfettamente a suo agio con l’attuale sistema “porcellum”. Tuttavia nel libro
ho cercato di sottolineare che la vera emancipazione dal potere enorme esige una riforma
particolare, un diverso modo di sentire e di ragionare. “Le buone leggi senza buoni costumi sono
inefficaci”, diceva ancora Machiavelli. La vera emancipazione quindi non sarà l’introduzione di una
nuova legge elettorale, ma nuovi costumi civili, che ispirino ribrezzo nei confronti di costumi servili
e cortigiani».
Professore, alla fine del suo libro lei rivolge una sorta di appello alle persone di “animo
grande”, indicando come riferimento, per riconquistare lo status di cittadini, un “sentimento
del dovere” nel passato identificato in personalità quali quelle di Piero Gobetti, Norberto
Bobbio, Paolo Sylos Labini, Giorgio Ambrosoli, per citarne alcuni. Una nuova rinascita
italiana è ancora possibile?
«Io credo nelle persone di animo grande, perché non credo esistano soltanto persone dedite al
sistema della corte. La conseguenza della formazione della corte è la diffusione molto larga della
mentalità servile, che si traduce nell’adulazione, nella menzogna, nella cortigianeria, nel vivere da
buffoni, nel culto delle apparenze. Tuttavia in Italia ho potuto verificare in mille occasioni che
esistono uomini e donne passati attraverso un nuovo processo di maturazione civile e politica,
perché hanno vissuto un sentimento di distacco e ripugnanza, un sentimento di sdegno nei confronti
della corte riunita attorno al signore. E questa è la caratteristica di chi si oppone davvero e vuole
conquistare la libertà del cittadino. Secondo me la parola che riassume tutto è intransigenza, nel
senso della volontà di costruire non una corte più piccola, con cortigiani meno disgustosi, ma di
vivere senza corti e senza cortigiani. Il sentimento dell’intransigenza è quello che ha ispirato i
processi di emancipazione più importanti della nostra storia. Il Risorgimento nazionale è la storia di
uomini e donne intransigenti che vollero costruire un’Italia completamente diversa, così come la
Resistenza ebbe preparatori e ispiratori che l’intransigenza la professavano. Basti ricordare quel che
diceva Ferruccio Parri dei suoi compagni: “Erano intransigenti perché disinteressati”. Ecco, se mai
ci sarà un processo di riconquista della libertà dei cittadini, potranno guidarlo solo uomini e donne
intransigenti, che si oppongono al sistema della corte non per invidia ma per sdegno, per la
convinzione che qualcuno abbia offeso dei valori e dei princìpi imprescindibili. D’altra parte, in
Italia i processi di emancipazione sono stati sempre guidati da minoranze. L’importante è che queste
minoranze si uniscano e sappiano ispirare, guidare, testimoniare con l’esempio e la coerenza che nel
nostro paese è possibile eliminare e distruggere la libertà dei serv