Tremonti va dal papa in
segreto Il Vaticano guarda al dopo Berlusconi
di Marco Politi
“il Fatto Quotidiano” del 21 aprile 2010
Berlusconi al Quirinale e Tremonti a
palazzo Chigi. La profezia di Calderoli viene presa sul serio in Vaticano e
spiega l’incontro segretissimo avvenuto a marzo tra Benedetto XVI e il
ministro per l’Economia.
DOPO BERLUSCONI. In Vaticano si affannano
a negare qualsiasi carattere politico all’udienza papale, concessa prima delle
elezioni. Ma in questi casi le smentite notoriamente valgono poco. In realtà
Oltretevere sta già pensando al dopo-Berlusconi e tanto più dopo i risultati
delle regionali e la “svolta cattolica” della Lega. E’ dall’autunno che
il segretario di Stato cardinale Bertone sta premendo su Benedetto XVI perché
il partito di Bossi venga legittimato come pilastro del blocco conservatore
italiano, capace di garantire gli interessi della Chiesa. Fino all’estate il
quadro di riferimento della Santa Sede era univoco: ok il governo Berlusconi
(scontando l’impresentabilità del suo capo, che neanche in questi giorni
comprende che guasconate tipo la comunione in pubblico irritano profondamente le
gerarchie ecclesiastiche), massimo interlocutore Gianni Letta, utilissima la
sottosegretaria al Welfare Eugenia Rocella per sabotare la distribuzione di
pillole abortive o contraccezionali del giorno dopo e per armare la resistenza
al testamento biologico. Da
settembre in poi, approfittando dell’errore fatale del Cavaliere di colpire il
direttore dell’Avvenire Boffo, la Lega ha imposto una nuova distribuzione di
carte. In rapida successione Umberto Bossi ha incontrato il presidente della Cei
cardinale Bagnasco e il segretario di Stato vaticano Bertone, creando un filo
diretto con i vertici ecclesiastici e proponendo la Lega come garante stabile e
affidabile degli “interessi cattolici”. Nel frattempo il capogruppo leghista
alla Camera Roberto Cota (adesso neo-governatore del Piemonte) diventava per i
prelati il referente cattolico dei padani. E puntualmente, dopo la vittoria
elettorale, Bossi e Tremonti hanno chiesto udienza al cardinale Scola, porporato
che fa parte della cerchia intima di Ratzinger.
Nello scenario di ascesa al potere nazionale della dirigenza leghista –
ascesa che implica come avvenne già con Craxi (se non si vuole citare
Mussolini) un rapporto preferenziale con la Chiesa –occupa un ruolo essenziale
Giulio Tremonti, “l’azzurro in quota Lega” come lo definisce Berlusconi.
La Lega ha obiettivi precisi, aspira a lasciarsi alle spalle l’ombra
secessionista per diventare una sorta di Volkspartei nazional-locale, in grado
di unire la strenua difesa degli interessi localistici con una immagine di
governo generale. E in questa prospettiva Giulio Tremonti è il rappresentante
perfetto del nuovo corso: federalista convinto, gode di buona stima negli
ambienti internazionali, è visto come gestore di una finanza rigorosa ed è
nelle grazie personali di Benedetto XVI.
8 PER MILLE. Tremonti era già apprezzato
in Vaticano dai tempi della riforma del Concordato per aver inventato
l’inghippo dell’8 per mille (cioè il doppio calcolo delle “preferenze”
sulla dichiarazione dei redditi in modo che la Chiesa cattolica con un terzo
delle “crocette” espresse si aggiudica oltre il 90 per cento dei
finanziamenti). Però è in tempi recenti che il suo gradimento è cresciuto in
Vaticano. “Non ho ideologia, ma se mi si chiede: dico Dio, patria e
famiglia”, ha cominciato a ripetere in conferenze e interviste a partire dal
2008. Una sintesi perfetta del nuovo credo leghista, che abbandonate le ubbie
celtiche mette l’accento sull’”identità cattolica di popolo”, la difesa
della famiglia tradizionale e lo slogan che il federalismo sia il miglior
cemento dell’unità nazionale. Tremonti personalmente si è guadagnato la
stima di papa Ratzinger per il suo libro “La paura e la speranza” e per aver
liquidato nello stesso mazzo “fascismo, comunismo, socialismo, nullismo del
’68 e mercatismo”, Quando poi nel 2009 è uscita l’enciclica Caritas
in veritate, il ministro dell’Economia tra i leader politici è
stato il più insistente nell’indicare il documento papale come “manuale e
guida su cui fondare il nostro viaggio in quella terra incognita che è oggi è
il mondo”. Nel far questo il ministro ha tracciato un vero e proprio affresco
ideologico in cui convergono particolarismo leghista, teoria cattolica della
“sussidiarietà” e proposta di governo “etico” dell’economia mondiale.
In una conferenza tenuta a Roma indicò due principi guida: “La poliarchia
della società,cioè l’idea che non esista più un centro unico di
riferimento, perché lo statonazione ha perso quote di potere verso il basso,
verso l’alto e pure a lato, passandolo a enti, corpi e istituzioni non
previste dalla gerarchia giacobina… E la centralità della persona umana nelle
dinamiche sociali con l’insistenza sui valori”.
LE AMICIZIE. Benedetto XVI finora si è
speso rarissimamente in rapporti diretti con politici italiani (a parte gli
incontri ufficiali istituzionali). Resta storica la sua telefonata riservata a
Mastella per incoraggiarlo a porre il veto ai Dico durante l’ultimo governo
dell’Ulivo (mossa che in ultima analisi rafforzò Mastella nella decisione di
rovesciare Prodi). L’incontro segreto con Tremonti, che i leghisti hanno fatto
filtrare al ritorno del Papa da Malta (e che segue ad un primo colloquio privato
a Bressanone durante le vacanze estive del pontefice nel 2008), è segno che il
Vaticano intende prepararsi per tempo agli scenari del dopo-Berlusconi,
raffigurati in due versioni: tramonto del Cavaliere o suo passaggio al
Quirinale. In tal caso il Vaticano ha i suoi due forni: i candidati presidenti
del Consiglio democristiani Letta e Formigoni o il candidato leghista Tremonti.
C’è anche un prezzo naturalmente, che il ministro sembra disposto a pagare.
Sostegno finanziario alle famiglie e alle scuole cattoliche. La Lega, di suo, ci
metterà istruzione e sanità a ideologia regionale, cioè
cattolico-tradizionalista. Non tutta la Chiesa segue però in silenzio questa
prospettiva. Avvenire ricorda: il decentramento federalista deve riuscire a
garantire l’”eguaglianza sociale” in Italia.