“Un malato senza autocontrollo”

di Marco Politi

“il Fatto Quotidiano” del 30 ottobre 2010

Il premier bunga-bunga fa rivoltare Famiglia cristiana. “Un malato senza il necessario

autocontrollo”, è la diagnosi allarmata del settimanale cattolico. Che però, a scanso di equivoci,

sottolinea che il problema è politico. Ne va dell’immagine dell’Italia.

Non si tratta di moralismo, ma di questioni di fondo, è scritto in un editoriale a firma Giorgio

Vecchiato sul sito della rivista cattolica: “La credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che

governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero; l’esempio che dall’alto

viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano nè trasgressioni nè festini, ma da oggi

dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul ‘bunga bunga’ ”.

Se poi si guarda all’aspetto privato dell’uomo Berlusconi, soggiunge Famiglia cristiana, c’è da

chiedersi se non bisogna credere al segnale lanciato a suo tempo da Veronica Lario, secondo cui

siamo in presenza di uno “stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perché consentito, anzi

incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro”. In ogni caso, continua la rivista,

dinanzi al nuovo scandalo nessuno venga a parlare di complotti. Famiglia cristiana rappresenta

l’area ulivista e moderata del cattolicesimo, gli altri gruppi cattolici si dividono per preferenze

politiche. Così i fedeli legati al Pdl continuano a credere che il premier sia vittima di una congiura

giudiziaria e mediatica, mentre quelli orientati per la Lega o anche aderenti a Comunione e

liberazione insistono sul fatto che un uomo di governo si giudica per le sue iniziative politiche e non

per la vita privata. Continua a manifestarsi inoltre in seno al cattolicesimo (e anche fuori dal

perimetro religioso) una vasta massa qualunquista per la quale tutti i politici sono uguali e tutti

hanno peccati più o meno nascosti.

Non disturbare il manovratore

E TUTTAVIA le ultime prodezze del premier bunga-bunga stanno suscitando tra i quadri del mondo

cattolico un sentimento, che va dall’imbarazzo all’avvilimento, alla sofferenza per il degrado

d’immagine che l’Italia sperimenta sulla scena internazionale.

In Vaticano, si ammette che il premier “è quello che è”, si vorrebbe tanto che si comportasse

diversamente, ma la Segreteria di Stato non recede dall’asse privilegiato stabilito con il governo

Berlusconi. A dispetto di ogni scandalo, di ogni legge ad personam, di ogni promessa non

mantenuta (dal problema dei rifiuti in Campania alla ricostruzione de L’Aquila) la linea Bertone è di

non dare fastidio al manovratore. Per il Vaticano, il governo Berlusconi continua ad essere la

sponda giusta per fare le leggi in campo bioetico secondo i desiderata della gerarchia ecclesiastica o

per impedire che vengano introdotte novità già ampiamente sperimentate a livello europeo (dalle

coppie di fatto al testamento biologico).

Il Vaticano conta sul Cavaliere anche per i finanziamenti alle scuole private e si augura che

finalmente venga approvato un pacchetto di misure a sostegno delle famiglie. Pesa, comunque,

sull’atteggiamento del Vaticano la paura di mettersi in guerra con Berlusconi, tenuto conto della

potenza di fuoco del suo impero mediatico. La “lezione Boffo”, da questo punto di vista, ha

raggiunto pienamente il suo obiettivo. La gerarchia ecclesiastica è letteralmente terrorizzata di cosa

potrebbe succedere se i media del premier aprissero sul tema pedofilia campagne scandalistiche

come quella sulla casa di Montecarlo o altre simili esercitazione

Una spirale imprevedibile

EPPURE nel recente convegno delle “Settimane sociali” a Reggio Calabria è emerso prepotente dal

mondo dell’associazionismo cattolico il bisogno di una svolta, che metta al primo posto il “bene

comune” del Paese e salvaguardi il primato dell’etica in ogni ambito sociale: politica, economia,

scienza. Il malessere per come stanno andando le cose e per la mancanza di un’azione di governo,

che affronti di petto le misure per una rinascita del Paese, è reale e trasversale.

L’Avvenire, che pure segue la linea di prudenza del dopo-Boffo, ha avuto ieri un colpo di genio .

Nel disegnare la prima pagina ha messo bene in vista il titolo “I nuovi giorni dell’immondezza”.

Con foto di Berlusconi e richiamo in caratteri rossi dell’inchiesta sulla “Telefonata dal Palazzo”,

che ha fatto uscire Ruby dalla Questura di Milano con la scusa che era nipote di Mubarak. Nello

stesso spazio il giornale dei vescovi ha messo insieme la monnezza della Campania, la monnezza

dei gossip e la monnezza delle serate da harem di Berlusconi. Un richiamo di forte impatto

subliminale per i lettori, che nelle pagine interne vengono informati delle indagini sul “giro di

accompagnatrici che avrebbero offerto prestazioni sessuali in cambio di denaro e regali”. Avvenire

(come l’Osservatore Romano) non prende posizione sulle ultime prodezze berlusconiane. Non è

detto però che non lo faccia nei prossimi giorni.

E’ diffusa la sensazione che si sia entrati in una spirale imprevedibile. “Può succedere di tutto, può

succedere il peggio”, commentano nei palazzi ecclesiastici.