di Moni Ovadia
l'Unità del 1.6.2010
Era inevitabile che accadesse. L’insensato atto di pirateria militare
israeliano contro il convoglio navale umanitario con la sua tragica messe di
morti e di feriti non è un fatale incidente, è figlio di una cecità
psicopatologica, della illogica assenza di iniziativa politica di un governo
reazionario che sa solo peggiorare con accanimento l’iniquo devastante status
quo. Di cosa parliamo? Dell’asfissia economica di Gaza e della
ultraquarantennale occupazione militare delle terre palestinesi, segnata da una
colonizzazione perversa ed espansiva che mira a sottrarre spazi esistenziali ad
un popolo intero.
Dopo la stagione di Oslo, il sacrificio della vita di Rabin, non c’è più
stata da parte israeliana nessuna vera volontà di raggiungere una pace duratura
basata sul riconoscimento del diritti del popolo palestinese sulla base della
soluzione due popoli due stati. Le varie Camp David, Wye Plantation, Road Map
sono state caratterizzate da velleitarismo, tattiche dilatorie e propaganda allo
scopo di fare fallire ogni accordo autentico. Anche il ritiro da Gaza non è
stato un passo verso la pace ma un piano ben riuscito per spezzare il fronte
politico palestinese e rendere inattuabili trattative efficaci. Abu Mazen
l’interlocutore credibile che i governanti israeliani stessi dicevano di
attendere con speranza è stato umiliato con tutti i mezzi, la sua autorità
completamente delegittimata.
L’Autorità Nazionale Palestinese è stata la foglia di fico dietro alla quale
sottoporre i palestinesi reali e soprattutto donne, vecchi e bambini ad una
interminabile vessazione nella prigione a cielo aperto della Cisgiordania e
nella gabbia di Gaza resa tale da un atto di belligeranza che si chiama assedio.
Ma soprattutto l’attuale classe politica israeliana brilla per assenza di
qualsiasi progettualità che non sia la propria autoperpetuazione.
È riuscita nell’intento di annullare l’idea stessa di opposizione grazie
anche ad utili idioti come l’ambiziosissimo “laburista” Ehud Barak che per
una poltrona siede fianco a fianco del razzista Avigdor Lieberman. Questi
politici tengono sotto ricatto la comunità internazionale contrabbandando la
menzogna grottesca che ciò che è fatto contro la popolazione civile
palestinese garantisca la sicurezza agli Israeliani e a loro volta sono tenuti
sotto ricatto dal nazionalismo religioso di stampo fascista delle frange più
fanatiche del movimento dei coloni, una vera bomba ad orologeria per il futuro
dello stato di Israele.
La maggioranza dell’opinione pubblica sembra narcotizzata al punto da non
vedere più i vicini palestinesi come esseri umani, ma come fastidioso problema,
nella speranza che prima o poi si risolva da solo con una “autosparizione”
provocata da una vita miserrima e senza sbocco. Le voci coraggiose dei giusti
non trovano ascolto e anche i più ragionevoli appelli interni ed esterni come
quello di Jcall, vengono bollati dai falchi dentro e fuori i confini con
l’infame epiteto di antisemiti o antiisraeliani. Se questo stato di cose si
prolunga ancora il suo esito non può essere che una catastrofe.