Dall'accusa di deicidio al dialogo i secoli oscuri della persecuzione
di Giancarlo Zizola
“la Repubblica” del 17 gennaio 2010
Un altro Papa in Sinagoga, ventiquattro anni dopo “la
prima” di Giovanni Paolo II. Una ripetizione utile a confermare una
discontinuità, rispetto a una storia in cui l´Ebreo Errante aveva subito
modelli di discriminazione di origine papale. Il ghetto, il distintivo giallo, i
battesimi forzati, ecco alcuni brevetti “papali” che avrebbero dato lezione
all´inferno. Tutto comincia con Costantino che proibisce i matrimoni tra ebrei
e cristiani. L´Ebraismo, primo soggetto religioso a importare il monoteismo all´ombra
del Pantheon pagano, viene degradato a paganesimo. Gli ebrei non possono avere
servi cristiani. Un Padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, equipara la
Sinagoga a un bordello. La più antica comunità ebraica d´Occidente viene
molestata durante la preghiera del Sabato. Molte sinagoghe vengono trasformate
in chiese cristiane. L´antisemitismo doveva essere allarmante se Gregorio Magno
nel 590 proibisce con una bolla «di vituperare gli ebrei».
È un rumore di fondo, con onde alterne. «Dare incarichi agli ebrei più
importanti di quelli che ai cristiani significa opprimere la Chiesa ed esaltare
la sinagoga dei pagani», fa sapere Gregorio VII al re di Spagna. Nel 1215 il
Concilio Lateranense IV, col decreto 48, proibisce l´accesso degli Ebrei agli
uffici pubblici, condanna le unioni fra cristiani e le donne giudee o tra Giudei
e donne cristiane e stabilisce che «per evitare unioni tanto riprovevoli…
questa gente dell´uno e dell´altro sesso debba distinguersi in pubblico dal
resto della popolazione a causa dell´abito».
I Crociati di Innocenzo III possono far incetta di denaro fresco dagli ebrei
senza pagare interessi. Nel 1244 Innocenzo IV manda al rogo il Talmud, il Libro
della Legge. Ventiquattro anni dopo fa bruciare la sinagoga di Trastevere.
Vengono distrutti 21 rotoli della Torah. Un nuovo falò per il Talmud viene
ordinato da Giovanni XXII nel 1322,benché la comunità ebraica abbia offerto
fino a centomila monete d´oro per salvarlo. «Voi continuate a chiudere gli
occhi alla vera fede», sentenzia Bonifacio VIII, condannando al rogo il rabbino
capo Elia de Pomis ben Samuel. Qualche decennio di tregua con Martino V che
ordina la fine di ogni persecuzione. Ha una ragione personale per affermare che
«gli ebrei soni creati a immagine di Dio come tutti gli altri uomini»: i suoi
medici di fiducia sono ebrei.
Di nuovo repressione con Eugenio IV che nel 1431 proibisce agli ebrei ogni tipo
di commercio e ordina loro di concentrarsi in un solo quartiere e di portare un
marchio di distinzione. È Alessandro VI, un Borgia, a interrompere il terrore.
È suo ospite in Vaticano più volte il rabbino capo di Roma. Protegge gli ebrei
cacciati dall´Inquisizione spagnola. Istituisce la prima cattedra di Ebraico
all´Università di Roma. La pace regna anche con altri papi rinascimentali, da
Leone X a Paolo III che sospende le rappresentazioni della Passione di Cristo al
Colosseo per evitare le aggressioni agli ebrei.
Con l´elezione di Paolo IV nella persona del cardinale Carafa, capo dell´Inquisizione,
torna il terrore: retate di libri di preghiera, il Talmud all´Indice,. La
piattaforma repressiva è definita dalla “Cum nimis absurdum”, una bolla che
ordina cappello giallo per i maschi e sciarpa gialla per le femmine, vieta il
commercio (tranne la raccolta di stracci), erige il ghetto, fa distruggere tutte
le sinagoghe tranne quella dentro il muro. A Campo dei Fiori vanno in scena di
continuo i roghi degli ebrei. «È assurdo – dice la bolla – che gli ebrei,
condannati da Dio per loro colpa a perenne schiavitù, pretendano che i
cristiani li amino e accettino di vivere in stretta prossimità con loro». Una
repressione che torna, dopo l´effimera primavera di Pio IV, con il regno di Pio
V. E che si fa più accanita, dopo il liberalismo illuminato di Sisto V, con l´”editto
sugli Ebrei” di Pio VI nel 1775,alla vigilia della Rivoluzione: perfino
pranzare con ebrei è proibito ai cristiani.
È l´ultimo papa-re, Pio IX a ordinare di smantellare le mura del ghetto nel
1848. Ma la vera liberazione, la data della discontinuità arriva nel
1965,quando il Concilio Vaticano II approva la dichiarazione “Nostra aetate”
che equivale anche a una formale confessione di colpa. Il testo raccomanda di
non presentare gli Ebrei come rigettati da Dio o maledetti, valorizza i legami
indissolubili con i figli dell´Alleanza e deplora «gli odi, le persecuzioni e
tutte le manifestazioni dell´antisemitismo dirette contro i giudei in ogni
tempo e da chiunque».