il manifesto, 7 febbraio 2011
Non si tratta delle 95 tesi affisse da Martin Lutero sul portone
della cattedrale di Wittenberg nel 1517, ma il documento
sottoscritto da 144 teologi cattolici che arriva ora dalla
Germania è altrettanto forte e chiede al Vaticano riforme
radicali delle strutture ecclesiastiche e della prassi
ecclesiale: fine dell'obbligo del celibato per i preti - forse
anche in risposta agli scandali di pedofilia che hanno colpito
la Germania, arrivando a sfiorare anche papa Ratzinger quando,
fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 era
arcivescovo di Monaco - e apertura alle donne, democrazia nella
Chiesa e via libera alle unioni omosessuali.
La Chiesa deve annunciare solo «il Dio di Gesù Cristo che libera
e ama», ma può farlo a condizione che «essa stessa sia un luogo
e un testimone credibile del messaggio evangelico» e abbandoni
il «rigorismo morale arrogante», si legge nel documento dei
teologi intitolato Chiesa 2011. Una svolta necessaria, di cui
ieri ha dato notizia il quotidiano bavarese Suddeutsche Zeitung.
Segue poi l'elenco delle «profonde riforme» richieste a Roma:
apertura ai «preti sposati» e alle donne «nel ministero della
Chiesa»; la «difesa del matrimonio» non deve portare ad
«escludere i divorziati risposati» e tutte quelle «che con
amore, fedeltà e cura reciproca vivono in un'unione
omosessuale»; e poi maggiore democrazia con l'adozione di
«strutture più sinodali a tutti i livelli della Chiesa» e con il
coinvolgimento dei fedeli nella scelta dei vescovi. Dopo la
«tempesta» dello scandalo pedofilia, scrivono i teologi, non può
seguire la quiete, perché sarebbe solo «la quiete della tomba».
«Ora - aggiungono - c'è bisogno di cercare soluzioni in uno
scambio di opinioni di libero e onesto, per tirare fuori la
Chiesa della sua paralizzante autoreferenzialità».
Oltre ai contenuti, sono assai significativi gli estensori e i
firmatari del documento, che non provengono dai gruppi storici
per la riforma della Chiesa cattolica - come il movimento
internazionale «Noi Siamo Chiesa», sorto in Austria nel 1996,
cha ha accolto come un «segno di speranza» il documento che, fra
l'altro, recepisce diverse delle sue rivendicazioni - ma dal
cuore dell'istituzione ecclesiastica: 144 professori delle
facoltà cattoliche di teologia della Germania, ma anche di
Svizzera e Austria. «Ci saremmo accontenti di una cinquantina di
firme», spiega Judith Koenemann, che insegna pedagogia della
religione a Muenster. Invece le adesioni sono state il triplo, e
molti hanno espresso il loro consenso in privato ma non hanno
firmato per timore di ritorsioni da parte dei loro vescovi.
Le prime reazioni della Conferenza episcopale tedesca sono
all'insegna della cautela. Le tesi sono «in disaccordo con le
convinzioni teologiche e le dichiarazioni della Chiesa al
massimo livello», ha scritto in una nota il segretario dei
vescovi tedeschi, il gesuita Hans Langendoerger. Ma ha anche
aggiunto che è necessario affrontare «gli errori e i fallimenti
delle politiche del passato, così come il deficit e il bisogno
di riforme del presente», per cui il documento dei teologi potrà
contribuire al dibattito «sul futuro della fede e della Chiesa».
Chissà cosa ne penserà invece papa Ratzinger, che a settembre
andrà in visita pastorale proprio in Germania.
Sempre dalla Germania, un'altra notizia, segnalata dall'agenzia
Adista. Padre Peter Klaus Mertes, rettore del collegio gesuita
di Berlino, il Canisius Kolleg - dove negli anni '70 e '80
furono commessi abusi sessuali sui minori - in una lettera ha
dichiarato che al Canisius furono compiute «violazioni
sistematiche e continuative», e il collegio sarebbe pronto a
stanziare una somma pari ad un milione di euro per risarcire le
205 vittime di abusi. Si tratterebbe del primo indennizzo da
parte di una realtà ecclesiastica tedesca, ma assolutamente
irrisorio: circa 5mila euro a testa. E infatti Matthias Katsch,
uno dei responsabili dei gruppi delle vittime, bolla la proposta
dei gesuiti assolutamente inadeguata rispetto agli effetti
devastanti delle violenze subite.