I cattolici a modo mio fedeli alla Lega

 

 

di Paolo Di Motoli

 

 

 il manifesto” del 20 aprile 2011

 

L'espansione della Lega Nord nelle zone settentrionali del paese, tradizionalmente di cultura «bianca», ha imposto quasi naturalmente, sostiene Renzo Guolo nel suo ultimo libro dal titolo Chi impugna la croce. Lega e chiesa, una conversione della cultura neopagana legata ai miti celtici, e alle ampolle di acqua di fiume in cultura «cristiana». Il saggio del sociologo veneto parte da un punto di osservazione privilegiato. La regione governata da Zaia è infatti un laboratorio sociale, culturale e di evoluzione produttiva molto interessante. Se Marx rinascesse oggi, scherza il professore, passerebbe dal Veneto per osservare l'evoluzione del capitalismo globalizzato e la dialettica tra «flussi» e «luoghi». Un capitolo intero del libro è infatti dedicato al «caso Treviso», luogo di scontro tra camicie verdi e «preti rossi» e di crocefissi di stato «inchiodati». Il partito di Bossi dopo l'11 settembre necessitava di un armamentario simbolico più forte e radicato rispetto al dio Po e ai Celti. I valori della tradizione religiosa sono risultati utili a fornire un orizzonte di senso e una identità forte da contrapporre all'Islam.

Il voto cattolico alla Lega è, sostiene Guolo, il voto del cattolicesimo secolarizzato, della religione

«a modo mio», dell'antropologia del mondo cattolico come «ideologia localista», della religione dello sviluppo locale. La sinistra internazionalista, pur insediata in un partito orgogliosamente attaccato alla sua dimensione nazionale, è sempre stata vista come pericolo per la cultura dei «luoghi» e paga ancora lo scotto «dell'anticomunismo senza comunisti».

Ma il «nuovo partito cristiano», a differenza degli altri, interviene attivamente nella vita stessa della chiesa lanciando campagne contro i pastori lontani dal sentire del territorio perché hanno concesso uno spazio ai musulmani per la preghiera o sono a favore dell'integrazione. Abbiamo assistito a volantinaggi di fronte alle chiese dei pastori «cattocomunisti» e ad attacchi contro vescovi come Tettamanzi o Martini. In passato si sono avuti rapporti con i lefebvriani e oggi si sposano le tesi di chi vede il Concilio in continuità con ciò che lo ha preceduto. Le prese di posizione «antidialoghist nei confronti dell'Islam dei Maggiolini e dei Biffi hanno rappresentato una esplicitazione dell'insoddisfazione di una parte degli «specialisti del sacro».

Guolo ricorda poi il «nuovo» rapporto positivo tra Lega e Chiesa nell'era Bertone e la probabile influenza delle dichiarazioni di Bagnasco sulla «difesa della vita» alla vigilia delle elezioni regionali del Piemonte che hanno visto una risicata quanto contestata affermazione dell'antiabortista Cota. Le dichiarazioni di monsignor Fisichella sulla presa d'atto della forza e del radicamento della Lega di cui va apprezzata l'affinità con la Chiesa sui temi bioetici confermano il sodalizio. Il sostegno leghista alla Chiesa inaugura però un «collateralismo rovesciato», che chiede un sostegno al federalismo e alle posizioni «verdi» sull'immigrazione. Uno scambio politico che, per i critici come Monsignor Bettazzi, non comporta in alcun modo la diffusione dei valori cristiani ma solo la legittimazione di forze anticristiane macchiate dal paganesimo originario. Bettazzi si chiede come sia possibile alla Chiesa allearsi per motivi contingenti, ma in contrasto con l'universalità del messaggio cristiano e con l'insegnamento di Gesù, con la Lega. Come si può, domanda Bettazzi, «chiamare identità cristiana, quella che esalta l'immagine del Crocifisso ma poi crocifigge tanti fratelli, contravvenendo la caratteristica che Gesù ha voluto dare ai suoi discepoli?»

Dopo le elezioni regionali in Piemonte don Renato Sacco, parroco e membro di Pax Christi, scriverà a Cota una lettera aperta chiedendo come sia possibile conciliare le posizioni leghiste «con le tanto citate radici cristiane che da sempre la Lega rivendica!». Riferendosi poi a un intervento di Borghezio a un raduno di estremisti di destra in Francia, in cui l'europarlamentare invita i presenti a non farsi etichettare come fascisti, invitandoli a presentarsi come membri di un movimento regionale cattolico, afferma, che «sentire rivendicare radici cristiane da persone così, mi indigna!». Il comboniano Alex Zanotelli, riferendosi al pacchetto sicurezza voluto dalla Lega afferma: «Non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa Italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana. Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della disobbedienza civile». Il Carroccio è uso a una sorta di bricolage religioso mediante il quale sceglie selettivamente, sintetizza, manipola, interpreta, elementi che consentono di richiamarsi a una visione del mondo cristiana declinata secondo la sua particolare visione etnoidentitaria.

«La Lega privilegia quegli elementi che più si sono sedimentati nell'ethos collettivo, cercando di tramutarli in consenso politico e elettorale. Dando forma a un cattolicesimo non esigente, che ignora etica pubblica o coerenza tra dimensione spirituale della fede e sua manifestazione storica e sociale. Paradossalmente il cattolicesimo del Carroccio, che pure si richiama alla Tradizione, si nutre di un'interpretazione della fede più simile alla matrice protestante, con l'attitudine a selezionare, secondo la libera interpretazione, ciò in cui credere senza sottostare a un magistero tanto invocato quanto poco vincolante».

 

RENZO GUOLO, CHI IMPUGNA LA CROCE. LEGA E CHIESA, LATERZA, PP.176, EURO

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