L'affanno del sovrano
e la fiaba del complotto
di GIUSEPPE D'AVANZO
la Repubblica 19 gennaio 2011
Claqueurs ripetono le solite mosse. Modificano
il segno dei fatti accertati. Abitano lo stesso Palazzo lontano
dal cuore del Paese. Appartengono alla stessa famiglia e sono
feroci nella difesa dello status quo, ordinato intorno al
Sovrano istupidito da una sexual compulsivity e dall'amore di
sé, Nerone, Eliogabalo, maiestas indegna nel suo modo di essere,
ridicola nelle sue fantasticherie, nei suoi gesti, nel suo
corpo, grottesca nella sua sessualità.
Indifferenti alla meccanica del potere del Sovrano, maschere
salmodianti organizzano quadri dove "vero/falso",
"giusto/ingiusto", "corretto/improprio" sono qualifiche fluide e
manipolabili. Vogliono che ogni figura logica svanisca nella
nebbia e usano formule confusamente sonore, "accanimento",
"deriva giustizialista", "attacco politico", addirittura
"golpe". Ugole ubbidienti agitano addirittura il fantasma
mentale del Complotto, fiaba degli impotenti, inganno degli
irresponsabili che temono la realtà.
È comodo da ribaltare il vaniloquio. Non c'è alcuna "trappola".
Nella gabbia Berlusconi s'infila da solo. Una puttana brasiliana
lo avverte mentre è a Parigi in una cerimonia ufficiale: la sua
Ruby è in Questura. Ruby è del Sovrano. Ha cominciato a
vedersela intorno nel 2009: la fanciulla ha sedici anni. Balla
la danza del ventre. Il Sovrano si diverte. Se ne incapriccia
con l'anno nuovo, il 2010. Logico che si agiti quando lo
allertano da Milano. Ruby è minorenne, è nelle mani dei
poliziotti, ha la lingua lunga, può rovinarlo. Solo in apparenza
è irragionevole che sia egli stesso - presidente del Consiglio -
a metterci riparo. Deve farlo per evitare che altri conoscano il
segreto della sua relazione. Chiama il capo di gabinetto della
Questura di Milano intorno alle 23.45 del 27 maggio. Già
quest'intromissione avrebbe dovuto segnare la fine politica di
un homme d'Etat. È un dettaglio che le ugole del Sovrano
ignorano nel frastuono che organizzano. È un particolare
decisivo, al contrario. Questa telefonata è l'incipit della
storia e l'iniziativa che configura il reato di concussione. Lo
si rintraccia quando un pubblico ufficiale (Berlusconi lo è)
abusa della sua qualità o dei suoi poteri per indurre altri a un
comportamento indebito. In questura da quell'ora della notte si
scatena un inferno sul capo della funzionaria di servizio
(Giorgia Iafrate). Riceve in 134 minuti (dalle 23.59.27 alle
02.14.12) quindici telefonate dai suoi superiori (12 dal capo di
gabinetto, 3 dal dirigente dell'ufficio prevenzione, il suo
capo): una telefonata ogni nove minuti. Quest'esorbitante
pressione produce un frutto avvelenato. Un soggetto debole, una
minorenne senza famiglia, senza fissa dimora, senza reddito che
abitualmente si prostituisce, è sottratta alla tutela dello
Stato con l'intervento abusivo del capo del governo che impone
un comportamento scorretto ai funzionari della Questura. Alle
2.00 Ruby viene affidata a Nicole Minetti, incaricata del capo
del governo, e da questa di nuovo consegnata a una prostituta
brasiliana nonostante le indicazioni vincolanti del pubblico
ministero. Soltanto dopo, alle 2.20.43, Giorgia Iafrate chiede
di accertare la volontà della famiglia di Ruby e soltanto alle
04.00 i poliziotti incontrano i genitori della ragazza, che
quindi non saranno mai interpellati, contrariamente a quanto
viene riferito al pubblico ministero (è un obbligo ineludibile,
hanno la patria potestà).
Nel mondo di cartapesta dell'Italia berlusconiana, maschere
salmodianti ripetono "dove sono le prove?"; qualche sempliciotto
ne è influenzato mentre le anime fioche dell'informazione
afferrano quella domanda come un naufrago il legno (non sia mai
che debbano prendere posizione e contraddire il potere). La
prova della concussione di Berlusconi è evidente, salda,
indistruttibile. Chiunque può vederlo. Accorti, non lo
contestano gli avvocati del premier. Si tengono lontano dai
fatti. Discutono di forme: era competente la procura di Milano?
Rispondono di no, l'inchiesta è quindi illegittima. Istigano
alla rivolta le teste di turco che straripano nei talk-show dove
sfogano l'angoscia (è davvero al capolinea il Sovrano?) menando
fendenti forsennati. Ignorano una regoletta: la giurisprudenza
sostiene che il pubblico ufficiale (membro del governo)
colpevole di concussione deve essere giudicato dal Tribunale dei
ministri se la concussione è funzionale (lo sarebbe stata se in
Questura avesse telefonato il ministro dell'Interno). Al
contrario, se il pubblico ufficiale abusa non dei suoi poteri,
ma della qualità del suo incarico (come nel nostro caso,
Berlusconi) niente tribunale dei ministri.
La concussione è un delitto molto grave (12 anni il massimo
della pena). Lo è soprattutto se, come in quest'affaire, si
mostra aggravato da alcune circostanze. Berlusconi manipola la
volontà e le condotte dei funzionari della questura per
occultare un altro reato, il favoreggiamento della prostituzione
minorile, e nascondere il "puttanaio" sotto il tetto di Arcore,
"suscettibile di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo
pubblico".
Anche qui per affogare nell'oblio quel che è accaduto, gli
avvocati si avventurano in un'acrobazia. Dicono: ammesso e
naturalmente non concesso, che il favoreggiamento alla
prostituzione minorile ci sia stato, è stato commesso ad Arcore,
Monza. Quindi, competente non è Milano. È una mastodontica
grinza, tanto più sorprendente perché i due avvocati del premier
sono parlamentari. Stupisce che non ricordino come sia stato
proprio questo governo, la loro maggioranza, a reintrodurre la
competenza dei reati di violenza sessuale per le procure
distrettuali. Quindi, nel nostro caso, a Milano.
Prima che la memoria deperisca e i fatti siano travolti dal
rumore, conviene ordinare quali sono "le prove evidenti" dello
sfruttamento della prostituzione minorile. Per venirne a capo, è
necessario dimostrare: (1) che Ruby si prostituisse; (2) che
Berlusconi, consapevole della minore età di Ruby, ha compiuto
con la ragazza "atti sessuali" (3) ricompensandola. Dicono: dove
sono le prove? La domanda è una corvée d'ossequio. Se si sanno
leggere le 389 dell'invito a comparire, le prove si scovano. Un
rosario di testimonianze dirette e documenti acustici confermano
il "mestiere" di Ruby. La ragazza vende il suo corpo
occasionalmente, quando ha bisogno di denaro o quando qualche
agiato semplicione le capita a tiro. Succede anche con
Berlusconi. Ruby è introdotta alla corte del Sovrano lungo i
canali predisposti per accontentarne la sexual compulsivity.
Emilio Fede (mente a gola piena e, in prima battuta, dice di non
conoscerla, poi di non ricordarla) la scopre tredicenne a
Messina. La indirizza al suo braccio destro nella "fabbrica del
bunga bunga", Lele Mora. Il prosseneta la istruisce, la prepara
e l'avvia al suo lavoro autentico mascherato in modo maldestro
dall'impegno di cubista buono per pagare appena le spese di un
paio di giorni al mese. Quando finalmente è pronta viene offerta
al Drago. Ruby ha sedici anni. Un carabiniere che l'ha
conosciuta in quel periodo riferisce che, è vero, prima del
gennaio 2010 - dunque nel 2009 - Ruby era già stata a Villa San
Martino due volte. Con il nuovo anno, la relazione con il
presidente si fa più intensa. Dal 14 febbraio al 2 maggio 2010
Silvio Berlusconi e la teenager si vedono tredici volte. 14
(domenica), 20 (sabato), 21 (domenica), 27 (sabato), 28
(domenica) febbraio 2010; 09 (martedì) marzo 2010; 04 (domenica,
Pasqua), 05 (lunedì dell'Angelo), 24 (sabato), 25 (domenica
Festa della Liberazione), 26 (lunedì) aprile 2010; 01 (sabato,
Festa del lavoro), 02 (domenica) maggio 2010. In settantasette
giorni (dopo il fermo in questura del 27 maggio, sarà
impossibile) il presidente pretende che la minorenne dorma sotto
il tetto di Villa San Martino con una frequenza di una volta
ogni sei giorni. È una prova solida della loro frequentazione.
Bisogna ora dimostrare che ci siano stati "atti sessuali" tra il
presidente e la ragazza. I caudatari chiedono come prova una
fotografia, un video. Non è necessario.
È colpevole di favoreggiamento della prostituzione minorile
"chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra
i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra
utilità economica". Gli atti sessuali possono anche non essere,
nel caso dei minori, sesso tout court. Per giurisprudenza
costante della Cassazione, è configurabile come "atto sessuale"
anche una "palpazione concupiscente". Ecco allora perché in una
sequenza logica ci si deve occupare delle malinconiche serate
del Sovrano, di quei "bunga bunga" dove, secondo decine di
testimonianze, "le ragazze si spogliano, si avvicinano al
presidente disteso sul divanetto e a turno, o anche in gruppi di
due o tre, si strusciano e si fanno toccare, assumendo un
atteggiamento anche provocante e volgare con baci e
strusciamenti". Le maledizioni dei corifei del Sovrano non
riusciranno a cancellare quel che si vede. Ruby partecipa al
sollazzo del premier. Quanto meno - e per la legge non occorre
pretendere altro - subisce gli "strusciamenti" di quel signore
di 76 anni, le sue "palpazioni concupiscenti". Sono "atti
sessuali", Ruby è minorenne. Si comprende perché la procura di
Milano creda di aver raccolto fonti di prova sufficienti per
chiedere il giudizio immediato e chiudere presto questa triste
vicenda. Appare addirittura un sovrappiù documentare il
tentativo corruttivo di Berlusconi. Vuole chiudere la bocca alla
ragazza. È in affanno e le promette di rivestirla d'oro. Ancora
una volta è costretto a muoversi in prima persona e al telefono
della ragazza arrivano nei mesi scorsi più o meno un centinaio
di telefonate del presidente.
In qualsiasi altro Paese che abbia rispetto di se stesso e delle
sue istituzioni, Berlusconi si sarebbe già dimesso. Se questo
non avviene, non lo si deve alla tignosa "invincibilità" del
grottesco Sovrano che ci governa, ma a una classe dirigente
incapace di assumersi responsabilità civili, indifferente a un
senso comune dell'appartenenza e all'onore. Lo si deve a una
Nazione senza amor proprio. Le tracce di questa triste
condizione, si scorgono nei co-protagonisti di quest'affare o
nell'assenza di alcune corpi collettivi. È un bestiario dalle
mille figure. Un ministro della Repubblica, Ignazio La Russa,
apprende che Berlusconi si è inventato "una fidanzata" per
uscire dall'angolo. Si precipita dinanzi alle telecamere di un
telegiornale per giurare, senza arrossire, che "lui, lo sapeva
da tempo". Un avvocato di grande reputazione a Milano, Massimo
Di Noia, difende Ruby. Ruby è la parte lesa di un reato sessuale
e appare assolutamente irrituale e anomalo (anche se non
esplicitamente vietato) che egli si sia prestato a interrogare
la sua assistita per conto dell'indagato. E bisogna escludere -
perché vietato - che egli abbia richiesto per le investigazioni
difensive dell'avvocato di Berlusconi "notizie sulle domande
formulate o sulle risposte date" da Ruby ai pubblici ministeri
che l'hanno interrogata.
Mostra l'esprit de société la quiete stagnante delle redazioni
del Tg1 e del Tg4. Sono governate non da giornalisti, ma da
reggicoda del Sovrano. Augusto Minzolini riscrive ogni sera la
realtà del Paese governato dal Drago lisciandola da ogni
increspatura, conflitto, notizia e accecando l'opinione
pubblica. L'altro addirittura spande il denaro del suo giornale
per far rientrare in tutta fretta dal Brasile due prostitute da
accompagnare dal premier. Che cosa deve accadere perché le
redazioni dei due giornali facciano sentire la loro voce, alzino
la protesta per difendere il loro onore. Dove sono i sindacati
di polizia? Perché non difendono quei funzionari di Milano,
umiliati e vinti dall'arroganza del capo di governo. Perché tace
la Chiesa? Perché è senza voce il segretario generale della
Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata. Che già
ebbe modo di dire (menava scandalo l'amicizia del Sovrano con la
minorenne Noemi): "Assistiamo ad un disprezzo esibito nei
confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo
e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che
invera la parola lussuria. Nessuno deve pensare che in questo
campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di
affari privati soprattutto quando sono implicati minori, cosa la
cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio". Esiste ancora
un'Italia che abbia amor proprio?