L'etica relativa di un Paese indulgente
di Ilvo Diamanti
“la Repubblica” del 31 gennaio 2011
È probabile che i recenti scandali abbiano
eroso ulteriormente la popolarità di Berlusconi. Che, dopo la
scorsa estate, si era già sensibilmente ridimensionata. Non più
del 35-36% degli italiani, infatti, valuta il suo operato con un
voto uguale o superiore a 6. Cioè: la sufficienza. Tuttavia, non
bisogna pensare che i nuovi scandali producano effetti immediati
e visibili anche sul piano del consenso elettorale. In primo
luogo perché parte dei consensi perduti dal Pdl vengono drenati
dalla Lega. (E occorrerebbe un'opposizione davvero competitiva.)
Poi, perché sarebbe errato pensare che Berlusconi abbia
costruito il proprio consenso su valori specifici e "originali",
imposti da lui. In parte è vero il contrario. Berlusconi ha,
semmai, intercettato un sentimento comune che gli pre-esisteva.
Attraverso l'azione personale e mediatica. Da un lato, ha
riprodotto la passione degli italiani per "l'arte di
arrangiarsi". Il distintivo nazionale, insieme all'attaccamento
alla famiglia (come dimostrano le indagini condotte da Demos e
liMes, negli ultimi vent'anni). Berlusconi lo ha esibito con
orgoglio. L'uomo dei fatti, che si è fatto da sé. Imprenditore
ingegnoso, riluttante alle regole e a chi le impone. Lo Stato,
il pubblico, la sinistra, i comunisti. Sinonimi.
D'altra parte, Berlusconi ha captato il relativismo etico
diffuso nella società. Esisteva già prima - e da molto tempo.Lui si è dedicato, con impegno e passione, a
praticarlo. In modo aperto e palese. Senza vergognarsene. In
passato, gli uomini politici coltivavano i loro vizi privati
nell'ombra. Nel retroscena. Lui no. Ne ha fatto sfoggio. Nelle
sue ville e nelle sue residenze si è sempre assistito a un
viavai di ragazze e di persone appariscenti. A feste rutilanti.
Non propriamente coerenti con l'immagine pubblica di un uomo di
Stato. Difficile, peraltro, invocare il diritto alla privacy,
visto che il Premier ha trasformato le sue residenze "private"
in luoghi di rappresentanza "pubblica" e ufficiale. Dove si
svolgono incontri e attività di governo. Dove vengono ricevuti
Presidenti, sovrani e leader di altri Paesi. Difficile, anche
perché Berlusconi ha costruito il consenso sul privato esibito
in pubblico.
Tuttavia, le avventure "private" del Premier non hanno
traumatizzato gli italiani. Non tutti, almeno. Utilizzando
alcune indagini dell'Atlante Politico condotte fra novembre e
dicembre, abbiamo costruito una mappa delle opinioni degli
italiani verso gli atteggiamenti e gli stili di vita del
Premier. Ne abbiamo ricavato 5 tipi. Due dei quali decisamente
negativi. A) Gli "indignati": ritengono offensivi gli
atteggiamenti di Berlusconi (verso la famiglia, le donne e gli
omosessuali). Costituiscono il 22% degli italiani
(intervistati). B) Largamente "critici" si dicono, inoltre, il
32% dei cittadini. C) All'opposto, troviamo un gruppo di "ultrà"
del Premier. I "tifosi", limitati al 5%, sono schierati - senza
se e senza ma - accanto a lui. Qualunque cosa egli dica o
faccia. D) Accanto ai tifosi incontriamo una componente ampia e
significativa, pari al 16%, di "ammiratori". Anch'essi
sostengono il Premier e ne approvano le parole e le opere. Il
privato del Premier - in particolare - non li sconcerta. Essi,
anzi, lo approvano, anche se con qualche - lieve - distinguo.
Come i "tifosi", non credono fino in fondo a queste notizie.
Pensano a un complotto dei magistrati e dei comunisti. Dei
magistrati comunisti.
Tra queste posizioni antagoniste, galleggia una porzione ampia
della popolazione. E) Un italiano su quattro, infatti, si
dimostra "indulgente". Giudica, cioè, i comportamenti e gli
atteggiamenti di Berlusconi "discutibili ma non gravi". Li
disapprova senza condannarli. Anche sotto il profilo etico,
quindi, Berlusconi divide gli italiani a metà. O forse è vero il
contrario: Berlusconi ha captato e riprodotto le divisioni (e le
debolezze) "etiche" degli italiani. Pubbliche e private. Che
fanno guardare con indulgenza e perfino aperta approvazione le
storie di donne e donnine, ragazze e ragazzine in cui è
coinvolto, di continuo, il Premier.
Va detto che gli orientamenti complici e comprensivi riflettono
le divisioni politiche. Per cui crescono sensibilmente nel
passaggio da sinistra a destra. Ma sono, comunque, diffusi anche
tra gli elettori di opposizione. Visto che il 17% degli elettori
del Pd si mostra "indulgente" verso il Premier e un ulteriore 7%
esprime "ammirazione" per le gesta del Premier. Orientamenti
ancor più condivisi nella base dell'Udc. D'altronde, neppure
l'identità cattolica scava una distanza etica profonda rispetto
a questi atteggiamenti. Il 28% dei cattolici praticanti,
infatti, si dichiara indulgente verso i comportamenti del
Premier, il 22% li approva senza riserve. E la quota delle
ragazze più giovani (18-29 anni) che ritiene offensivo
l'atteggiamento di Berlusconi verso le donne è ridotta: poco più
di un terzo. Appaiono, cioè, molto più indulgenti rispetto ai
"giovani" uomini.
Ripetiamo: si tratta di una mappa ricostruita in base a sondaggi
condotti un paio di mesi fa. Prima delle recenti inchieste e
intercettazioni, legate all'accusa di sfruttamento della
prostituzione minorile. Mi sembra possibile e, anzi, probabile,
che gli ultimi eventi abbiano peggiorato l'immagine del Premier
e della sua coalizione. Tuttavia, gli scandali inseguono
Berlusconi ormai da quasi due anni. E la vicenda di Ruby
Rubacuori è esplosa più di tre mesi fa. Inoltre, l'informazione
su questi fatti è filtrata e rielaborata dai media pubblici e
privati più popolari in modo spesso reticente. Peraltro, come
abbiamo già detto, è da mesi che la popolarità del Premier è
bassa. Espressa da poco più di un terzo degli elettori. E quindi
da una quota di persone inferiore a coloro che dimostrano
indulgenza oppure ammirazione nei confronti delle sue "imprese"
con le donne.
Ciò conferma che Berlusconi, in una certa misura, abbia
intercettato una corrente d'opinione di lungo periodo. Un
relativismo etico, che riguarda la concezione della donna e del
suo ruolo. Nella società, nella famiglia, nelle relazioni di
genere. Insieme a un sentimento omofobo, mai dissimulato. Oltre
a una diffidenza radicata verso le istituzioni e le regole
pubbliche. Berlusconi non ha "inventato" questi atteggiamenti e
questi modelli etici, trasferendoli agli italiani attraverso i
media. Li ha, invece, "rappresentati" (cioè: ha dato loro
rappresentanza e rappresentazione). E li ha, inoltre,
amplificati. Legittimati. Imposti come modelli (e consumi) di
successo. Liberarsi di Berlusconi, per questo, non basterà a
liberarci dal berlusconismo. Perché è un'anomalia che abita in
noi, nella nostra storia e nella nostra società. "Curarlo" non
sarà facile. Dovremo curare anche noi stessi.
(31 gennaio 2011)