Il papi padrino
di Barbara Spinelli
“la Repubblica” del 9 febbraio 2011
Cari elettori berlusconiani, vi sarà
giunta voce, immagino, che gli italiani sono divenuti un
enigma per le democrazie alleate. Il mistero non è più
Berlusconi, che da anni detiene un potere non normale:
controllando tv, intimidendo giornali e magistrati. Dopo
tante elezioni, siamo noi, singoli cittadini, a essere il
vero rebus.
Quel che
ripetutamente ci chiedono è: «Perché continuate a volerlo?
Perché insistete anche ora, che viene sospettato di
corruzione di minorenni e concussione?». Nessun capo di
governo potrebbe durare più di qualche giorno, fuori Italia:
la stampa, la televisione, i suoi pari lo allontanerebbero,
costringendolo a presentarsi ai giudici. Di questo le
democrazie non si capacitano: se non ora, quando vi
libererete?
A queste domande ciascuno deve saper rispondere: chi lo vota
e chi non l´ha mai votato, giudicando non solo ineguale la
battaglia fra schieramenti (per disparità di mezzi
d´influenza) ma profondamente atipica. Tutti siamo
contaminati, dal modo in cui quest´uomo entrò in politica e
dalla natura del suo potere, che costantemente mescola il
suo privato col nostro pubblico. Tutti viviamo in una sorta
di show, dominato dal sesso e dai processi al premier.
La cosa peggiore a mio parere è quando inveiamo contro le
sue passioni senili. Come se a far problema fosse l´età;
come se bastasse che a Arcore ci fosse un trentenne, perché
le cose cambiassero. È la trappola in cui spesso cadono gli
oppositori. Vale la pena leggere quel che ha scritto lo
scrittore Boris Izaguirre, a proposito del consenso tuttora
vantato dal premier. Le sue debolezze sono in realtà forze
nascoste: «La corruzione, quando si espone, crea meraviglia.
La capacità di scansare ogni controllo e di schivare la
giustizia affascina». Affascina anche l´epifania finale
dell´anziano concupiscente. Nella «rivoluzione del gusto»
che questi impersona, l´epifania è «l´unica opzione per
l´uomo maturo moderno, e ineluttabilmente attrae un
elettorato che condivide sogni di eterna gioventù» (El Paìs,
7-2-11). Il nostro, lo sappiamo, è un paese di vecchi:
l´offensiva che accoppia età e reati del premier è qualcosa
che turba sia voi sia me. Fa cadere ambedue in una rete che
imprigiona, che impedisce di far politica normalmente, di
reinventare quel che sono, in democrazia, destra e sinistra.
La rete in cui cadiamo è un film che non minaccia davvero il
leader: è il suo film, noi e voi siamo comparse di una sua
sceneggiatura, impastata di sesso, cattiveria, abuso di
potere. Sono anni che abitiamo un mondo-fantasma lontano
dalla realtà, imperniato sulla vita privata del capo. È
lecito quel che fa? Osceno? I benpensanti sono convinti che
di questo si occuperanno i magistrati, che politici e stampa
debbano invece cercare una tregua. Ma tregua con chi? Si può
patteggiare con un burattinaio che ci tramuta in pupazzi o
spettatori di pupazzi? Se non si fa luce sulle notti di
Arcore, è inevitabile che i film sulle papi-girl sfocino nel
ridanciano. Ogni cittadino, berlusconiano o no, già ci
scherza sopra, probabilmente, come gli spettatori ridono
increduli negli ultimi giorni dell´uomo descritti da
Kierkegaard, quando irrompe il buffone e dice che il teatro
brucia. Nel momento in cui inizia la risata lo show sommerge
il reale. Anche voi elettori Pdl lo intuite: le novità che
attendete da anni rischiano di esaurirsi in un teatro in
fiamme, con noi imbambolati a fissare il buffone.
C´è da domandarsi se non sia precisamente questa, la forza
del Cavaliere: distruttiva, ma pur sempre forza. Come
Napoleone quando parlava dei propri soldati, egli sembra
dire: «I miei piani, li faccio coi sogni degli italiani
addormentati». Imbullonati nello spettacolo senza vederne le
insidie, ammaliati da veline e spazi azzurri che usurpano lo
spazio della Cosa Pubblica, continueremo a esser pedine di
un suo gioco. Sarà lui a decidere quando termina lo show di
cui è protagonista. Lui occupa entrambi gli spazi, il
fantasmatico e il reale, secondo le convenienze. È la sua
doppia natura a confondere le menti: il suo essere Jekyll e
Hyde. Chiamato a presentarsi in tribunale si rifugerà
nell´inviolabile privato, esibendo la sguaiataggine di Hyde.
Quando lo show tracimerà, ridiverrà l´impeccabile Dr Jekyll
e dirà tutto stupito: «Propongo un patto di crescita
economica, e l´armistizio sul resto». A Galli della Loggia,
che è storico dell´Italia, vorrei chiedere: con questa
doppia personalità urge far tregue?
È il motivo per cui nessun politico dovrebbe, oggi, invitare
gli italiani a sognare un paese diverso. L´Italia ha già
troppo sognato. Nel caldo delle illusioni ha disimparato lo
sguardo freddo, snebbiato. Non di sogni c´è bisogno, ma di
risvegli. L´altra Italia da raccontare fuori casa non è
quella «che va a letto presto», come dice la Marcegaglia. È
quella che veglia, che osa di nuovo sapere, informarsi
(Umberto Eco ha ben risposto, nella manifestazione di
Libertà e Giustizia: «Io vado a letto tardi, signora, ma è
perché leggo Kant»). Come i prestiti subprime, l´Italia è
chiusa in una bolla, fabbricata da chi si pretende garante
della sua stabilità. Ma le bolle scoppiano e voi lo sapete,
elettori Pdl: quel giorno i pescecani si salveranno, e il
vostro grande sballo finirà.
Finché resta la bolla, è evidente che il premier conserverà
influenza. Vi invito a leggere un articolo scritto nel 2002
sul Paìs da Javier Marìas (è riprodotto nel blog
mirumir.blogspot.com). Lo scrittore enumera gli ingredienti
della seduzione berlusconiana: la sua disinvoltura sempre
«sottolineata in rosso», il «sorriso falso perché costante»,
il passato di cantante come allenamento per staccarsi dai
domestici e mischiarsi ai potenti, la mentalità di vecchio
portinaio franchista ossequioso coi potenti e sdegnoso coi
domestici, il risentimento dietro una bontà caricaturale, il
terrore d´essere escluso dalle cerchie dei grandi, l´assenza
d´ogni «vergogna narrativa». Egli seduce i declassati
identificandosi con loro, e tanto più li sprezza. La sua
morale: sei un perdente, se non infrangi come me leggi,
diritti, costituzione.
Dicono che vi piace l´antipolitica. Credo piuttosto che vi
aspettiate troppo, dalla politica. Avete sognato un
re-taumaturgo onnipotente e permissivo al tempo stesso, non
un democratico. È inutile proseguire l´omertoso patto che vi
lega a lui nell´illegalità: i risultati attesi non verranno.
Questo è infatti Berlusconi: un potere fortissimo, ma
impotente. Non è il fascismo, ma i primordi del fascismo –
quando era pura «dottrina dell´azione» – ripetuti come un
disco rotto. Le masse cullate nell´illusione: tali sono i
primordi. Poi la dottrina divenne politica, guerra, e fu
rovina. Ma fu un agire. Non così Berlusconi. Da anni
l´immagine è fissa sui preamboli fascisti del mago che
seduce le folle umiliando l´uomo, come il Cavalier Cipolla
che ipnotizza le vittime nel racconto Mario e il Mago di
Thomas Mann.
L´era Berlusconi è costellata di questi torbidi patti: patti
con la mafia per proteggere impresa e famiglia; patti con
giudici corrotti; patti con ragazze alla ricerca di soldi e
visibilità. Si può indovinare quel che hanno pensato i loro
genitori: «Meglio vergini offerte al drago, che precarie in
un call-center». Erano pagate per le prestazioni, e poi
perché tacessero. Per questo possono divenire, da ricattate,
ricattatrici del papi-padrino.
Ma la storia italiana è anche storia di decenza, di morti
caduti difendendo lo Stato, contro le mafie. Anche voi
ammirate questa storia: avete ammirato i tre ultimi capi di
Stato, e prima Pertini. Senza di voi tuttavia il Quirinale
può poco e l´Europa ancor meno. Ambedue ci risparmiano per
ora il baratro, e forse l´Europa solo economico-monetaria è
un po´ la nostra sciagura: i pericoli, ci toccherà intuirli
dietro tanti veli. Ma li intuiremo. Se l´Egitto ha avuto la
rivoluzione della Dignità, perché l´Italia non può avere una
rivolta della decenza? La decenza ricomincia sempre con la
riscoperta di leggi superiori a chi governa, del diritto
eguale per tutti, della libera parola.