Una nuova etica dei consumi contro la bomba demografica

 

 

di Zygmunt Bauman e Citlali Rovirosa-Madrazo

 

la Repubblica” del 15 marzo 2011

 

«Loro sono sempre troppi. "Loro" sono quelli che dovrebbero essere di meno o, meglio ancora, non esserci proprio. Invece noi non siamo mai abbastanza. Di "noi" dovrebbero essercene di più». Lo scrissi nel 2005 in "Vite di Scarto". A mio avviso, ora come allora la "sovrappopolazione" è una finzione statistica, un nome in codice che indica la presenza di un gran numero di persone che invece di favorire il funzionamento fluido dell'economia rendono più difficile raggiungere e superare i parametri utilizzati per misurarne e valutarne il corretto funzionamento.

Quel numero sembra aumentare in modo incontrollabile, accrescendo continuamente le spese ma non i guadagni.

In una società di produttori si tratta di persone il cui lavoro non può essere utilmente ("proficuamente") impiegato, poiché è possibile produrre senza di loro, in modo più rapido, redditizio ed "economico", tutti i beni che la domanda attuale e potenziale è in grado di assorbire. In una società di consumatori queste persone sono "consumatori difettosi": coloro che non hanno risorse per accrescere la capienza del mercato dei beni di consumo e creano invece un altro tipo di domanda, che l'industria orientata ai consumi non è in grado di intercettare e "colonizzare" in modo redditizio.

Il principale attivo di una società dei consumi sono i consumatori, mentre il suo passivo più fastidioso e costoso è costituito dai consumatori difettosi. Non ho motivo per cambiare idea rispetto a quanto ho scritto anni fa, né per ritirare la mia adesione a quanto sostenuto da Paul e Ann Ehrlich. Osserviamo che la "bomba demografica" di cui parlano gli Ehrlich si prevede esploderà perlopiù in territori a più bassa densità di popolazione. In Africa vivono 21 abitanti per chilometro quadrato, contro 101 in Europa (compresi le steppe e il permafrost della Russia), 330 in Giappone, 424 in Olanda, 619 a Taiwan e 5489 a Hong Kong. Come ha osservato poco tempo fa il vicedirettore della rivista Forbes, se tutta la popolazione della Cina e dell'India si trasferisse negli Stati Uniti continentali ne risulterebbe una densità demografica non superiore a quella dell'Inghilterra, dell'Olanda o del Belgio. Eppure, pochi considerano l'Olanda un paese "sovrappopolato", mentre i campanelli d'allarme suonano continuamente per la sovrappopolazione dell'Africa o dell'Asia, ad eccezione delle poche "Tigri del Pacifico".

Per spiegare il paradosso delle "Tigri" si afferma che tra densità demografica e sovrappopolazione non vi è stretta correlazione: la seconda andrebbe misurata facendo riferimento al numero di persone che devono essere sostentate con le risorse possedute da un dato paese e alla capacità dell'ambiente locale di sostenere la vita umana. E tuttavia, come notano Paul e Ann Ehrlich, l'Olanda può sostenere la sua altissima densità demografica solo perché tanti altri paesi non ci

riescono: negli anni 1984-1986, ad esempio, ha importato 4 milioni di tonnellate di cereali, 130.000 tonnellate di oli vari e 480.000 tonnellate di piselli, fagioli e lenticchie tutti prodotti che sui mercati globali hanno una valutazione, e quindi un prezzo, relativamente bassi, consentendo alla stessa Olanda di produrre a sua volta altre merci, come latte o carne commestibile, che notoriamente hanno prezzi elevati.

I paesi ricchi possono permettersi un'alta densità demografica perché sono centri ad "alta entropia", che attraggono risorse (e soprattutto fonti energetiche) dal resto del mondo, restituendo in cambio le scorie inquinanti, e spesso tossiche, prodotte attraverso la trasformazione (l'esaurimento, l'annientamento, la distruzione) delle riserve mondiali di energia. La popolazione dei paesi ricchi, pur essendo abbastanza esigua (rispetto agli standard mondiali), utilizza circa due terzi dell'energia totale. In una relazione dal titolo eloquente (Too many rich people, "Troppi ricchi"), tenuta alla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del Cairo (5-13 settembre 1994), Paul Ehrlich ha sintetizzato le conclusioni del libro da lui scritto insieme ad Ann Ehrlich, The Population Explosion, affermando senza mezzi termini che l'impatto dell'umanità sul sistema che sostiene

vita sulla Terra non dipende semplicemente dal numero di persone che vivono sul pianeta, ma anche dal modo in cui si comportano. Se si considera questo aspetto il quadro cambia totalmente: il problema demografico esiste soprattutto nei paesi opulenti. In realtà ci sono troppi ricchi.