Lettera di Natale di 11 preti che vogliono un'altra chiesa

 

di Luca Kocci

 

il manifesto” del 22 dicembre 2012

 

Non comincia con il tradizionale «Caro Babbo Natale», ma con una forte critica alla politica anti- sociale del governo Monti e alle pretese delle gerarchie ecclesiastiche di voler imporre per legge i valori cattolici proclamati «non negoziabili». E alla Chiesa chiede di demolire i muri che la separano dalla storia e di aprire le porte ai divorziati, agli omosessuali, al sacerdozio femminile, ai preti sposati.

È la «Lettera di Natale» di 11 preti del Triveneto, fra cui Albino Bizzotto dei Beati costruttori di pace e Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano (Ud), principale animatore delliniziativa. Sembra una lettera eversiva, visti i tempi – dalla santificazione del «salvatore» Monti, alla dura condanna ribadita dal papa anche ieri contro le unioni gay, e contro la teoria gender che mette in discussione «la visione dellessere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini»

–, ma per gli 11 è semplicemente evangelica. «La crisi economica, causata da una finanza autoreferenziale e senza etica, provoca ricadute drammatiche sulla vita delle persone » e di interi popoli «in nome del primato del mercato», scrivono i preti, già autori di lettere simili negli anni passati. Eppure «i tagli operati nel nostro paese non hanno riguardato denaro e immobili dei ricchi né i cacciabombardieri F-35, ma scuola, sanità e welfare», e hanno colpito «fasce di popolazione già deboli e in difficoltà». Troppo spesso «la giustizia viene pronunciata con solennità da chi la calpesta» e «le dichiarazioni di pace coprono azioni di guerra», mentre il problema è «strutturale ed esige un’altra visione del mondo, un’economia di giustizia e di uguaglianza reali».

La «crisi della politica» è diffusa e riguarda «i contenuti, la rappresentatività, i metodi», scrivono gli 11, mettendo il dito nelle piaghe della Chiesa «a cui con convinzione e consapevolezza critica apparteniamo come preti»: il matrimonio di interessi con alcuni partiti e l’arroccamento nel fortino dei princìpi. È evidente, denunciano, «la pretesa impropria di una parte politica che afferma di rappresentare e di difendere i valori cattolici con l’approvazione della gerarchia della Chiesa, mentre manifesta convinzioni, atteggiamenti, comportamenti riguardo al neoliberismo, ai privilegi, alla guerra, all'immigrazione, contrastanti il messaggio del Vangelo con evidenze di corruzione e immoralità».

Il «sogno» degli 11 religiosi – che dichiarano di sentirsi «uniti» a tutti quei movimenti per la riforma delle strutture ecclesiastiche che negli ultimi mesi, a partire dall’Austria dove oltre 300 parroci hanno firmato un «Appello alla disobbedienza» subito sottolineato in rosso dal papa, si sono diffusi in tutta Europa ma assai poco in Italia – è quello di una Chiesa «dal volto evangelicamente più umano», che riprenda in mano i fili spezzati del Concilio Vaticano II: il dialogo con le altre religioni, le altre Chiese e le altre culture, limpegno «a ritrovare una comunione reale con i divorziati e risposati» e «a valutare presenza e partecipazione nella comunità ecclesiale di omosessuali, eterosessuali, transessuali », la capacità «di interrogarsi responsabilmente sul sacerdozio alle donne, sul celibato dei preti, sull’ordinazione di uomini sposati».

Ed è lidea stessa dei «princìpi non negoziabili », sempre più spesso usati dalle gerarchie ecclesiastiche sul terreno politico per dividere i «buoni» (centro e destra) dai «cattivi » (sinistra) o per spingere i «cattivi» ad essere un po’ più buoni allentando i cordoni della borsa – vedi i finanziamenti alla scuola paritaria – o rafforzando certi privilegi, ad essere abbattuta dagli 11 preti autori della lettera. La Chiesa, scrivono, non deve considerare nessun valore «non negoziabile», ma deve reputare «fondamentale ascoltare, e quindi dialogare, con le persone sulle loro storie di vita; l’esperienza di una Chiesa povera e abitata dai poveri, liberata dall'abbraccio mortale con il potere economico, politico, militare, mediatico. Di una simile Chiesa c’è bisogno in ogni momento della storia». E adesso, perlomeno nella sua struttura istituzionale, sembra totalmente assente.