Monti, l'ottimismo e gli applausi
Famiglia Cristiana 23/08/2012
L'intervento del premier Mario Monti al Meeting di Rimini (Ansa).
«Per
molti aspetti vedo avvicinarsi l’uscita dalla crisi». Così il presidentedel
Consiglio Mario Monti ha aperto il Meeting di Comunione e liberazionea Rimini.
Un discorso carico di speranza,ricco
di citazioni: da De Gasperi a Schuman. Le parole di Monti sono servite a dar
fiducia a un Paese con il freno a mano tirato. Anche se il cammino di
risanamento è lungo. Un discorso di speranza, con forti contrasticon la realtà.
Il premier, sulla scia di De Gasperi («il politicoguarda alle prossime elezioni,
lo statista alle prossime generazioni»), ha sostenuto che il Governo «sta
cercando di orientare lepolitiche nell’interesse dei giovani».
Ma quali provvedimenti stanno creando lavoroe contrastando la
disoccupazione giovanile? In fondo, ammette lo stesso presidente:«Mai abbiamo
pensato che le riforme fatte con intensità in questi
mesi, lavoro, pensioni, spending review, liberalizzazioni, facesseropartire
immediatamente la crescita».«Quello che, invece, speravamo», ha aggiunto,«è che
l’insieme di queste riforme desse luogo a una riduzione dei tassi di interesse
più rapidamente di come sta avvenendo. Non abbiamo mai pensato che, nel giro di
qualche mese, le riforme potessero far salire crescita e occupazione. Ci vuole
più tempo». Ma quanto tempo?
Il Paese è stremato. Dieci milioni di famiglie tirano la cinghia.
La disoccupazione è al 10,8 per cento. Solo un italiano su tre ha un posto
regolare a tempo indeterminato (meno che in tutti i Paesi
europei). Secondo Eurostat, gli occupati in Italia sono 450 mila in meno che nel
2007. Aumentano i cassaintegrati. Su una popolazione di 60,8 milioni di
residenti, solo il 36,8 per cento (22,3 milioni di persone) lavora. «L’economia
italiana», ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera, «somiglia
a una piramide rovesciata, la cui base formata da chi produce si restringe
sempre di più. Sesi eliminasse l’apporto degli stranieri, emergerebbe che i
cittadini italiani effettivamente al lavoro sono poco più di uno su tre».
Un’ultima considerazione. Un lungo applauso del popolo dei
ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione,
sono stati sempre accolti così: da
Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque
cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del
baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare. C’è il sospetto che a Rimini si
applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perché chi rappresenta il potere è
lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e liberazione. Non ci sembra
garanzia di senso critico, ma di omologazione. Quell’omologazione da cui
dovrebbe rifuggire ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting di
Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale.