Perché il Vaticano teme “Sua Santità”. Parla Gianluigi Nuzzi
Intervista a Gianluigi Nuzzi di Mariagloria Fontana
Micromega – on line 25 maggio 2012
Gianluigi Nuzzi, firma del quotidiano ‘Libero’ e volto del programma televisivo
in onda la scorsa stagione su la7 ‘Gli intoccabili’, dopo le inchieste “Vaticano
Spa” e “Metastasi”, torna a raccontare i segreti del Vaticano. Questa volta lo
fa con il libro "Sua Santità" (ed. Chiarelettere) in cui svela intrighi di
potere, corruzione e intrecci tra il Governo italiano e la Chiesa, attraverso
carte segrete di Papa Benedetto XVI, inedite e private, al centro di polemiche
in queste ore dopo l'arresto dell'uomo che secondo il Vaticano avrebbe trafugato
i documenti riservati.
Immediatamente dopo la pubblicazione del suo libro ‘Sua Santità’,
il Vaticano ha comunicato che agirà per vie legali.
Questa è una risposta oscurantista da parte del Vaticano. Il
giornalista ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova.
Io ho fatto solo il mio mestiere. Mi fa ridere pensare che il Vaticano chieda
aiuto ai magistrati italiani dopo che non ha mai risposto alle rogatorie che ha
ricevuto su tante vicende. Gliene indico solo una: l’omicidio del banchiere
Roberto Calvi. Lo stesso pm del caso Calvi ha detto che alcune rogatorie sono
rimaste del tutto inevase. Da una parte, sulle vicende di sangue, il Vaticano
non risponde. Dall’altra, dopo l’uscita del mio libro, ricorre alla magistratura
italiana per stanare le mie fonti.
Non c’è stata nessuna violazione della privacy?
Ma sta scherzando? Qui si tratta di dovere di cronaca. Quando si
entra in possesso di un memorandum del Papa in occasione dell’incontro con il
Presidente Napolitano, credo che il dovere di cronaca sia preminente. Capire chi
sono stati i congiurati che hanno fatto fuori Boffo, secondo le sue stesse
parole, è prioritario. Sapere che c’è stato un lavoro diplomatico che si è
sviluppato tra l’Italia e il Vaticano per evitare che il Vaticano pagasse una
multa sugli arretrati della tassa dell’Ici e che questa trattativa si è
sviluppata in incontri tra Tremonti e l’ex presidente della Banca dello Ior
Gotti Tedeschi, interessa tutti gli italiani che pagano le tasse. Come pure il
memorandum sulle leggi da modificare che finisce nelle mani del Santo Padre alla
vigilia dell’incontro con il Presidente Giorgio Napolitano. È interessante
sapere che il Vaticano è intervenuto perché l’Eta deponesse le armi. Sono storie
che non riguardano solo il Vaticano, ma tutta la politica italiana e
internazionale, si intrecciano con essa e con le scelte economiche. Ci sono
vicende singolari, come quella dell’automobile targata ‘Stato Città del
Vaticano’ condotta da alcuni gendarmi del Vaticano che vanno a cena con colleghi
dell’Interpol e quando escono ritrovano la macchina crivellata di colpi.
Vogliamo rassicurarci dicendo che sicuramente è stato un balordo? Cos’è
successo? Non lo sappiamo.
I ‘reati’ imputati dal Vaticano sono furto e ricettazione.
La ricettazione di notizie è un brutto segnale, indica un
bavaglio all’informazione. È curioso che in un Paese, il Vaticano, dove hanno
introdotto soltanto nel 2009 la legge antiriciclaggio, proprio loro indichino
alle autorità italiane il reato di ricettazione. È surreale. Comunque in Italia
per la Cassazione non esiste la ricettazione di notizie. Se io avessi dei
documenti e li tenessi nel cassetto, farei un altro mestiere. Ancora peggio se
tenessi per me una parte dei documenti senza pubblicarli, qualora li reputassi
‘compromettenti’, perché sarei da considerare un ricattatore che distilla
notizie per il suo tornaconto. I cassetti dei giornalisti devono essere vuoti.
Si aspettava tanto clamore o è abituato, date le tematiche del
suo precedente libro ‘Vaticano spa’?
‘Vaticano Spa’ non ha sortito alcuna reazione del Vaticano. Hanno
cercato di far passare tutto sotto silenzio nonostante avessi migliaia di
documenti e parlassi di come la maxi tangente Enimont fosse passata per lo Ior,
la banca vaticana. Anche lì c’erano tante lettere, ma forse non davano fastidio
ad altri.
Perché ‘Sua Santità’ indispettisce il Vaticano?
Per la prima volta abbiamo occasione di conoscere il dietro le
quinte delle attività tra l’ Italia e il Vaticano. Sappiamo dei timori del
Vaticano rispetto alla situazione economica mondiale, soprattutto in relazione
alla crisi delle offerte. Inoltre, veniamo a conoscenza del conto personale del
Papa nella banca vaticana, lo Ior. Si sono adirati perché abbiamo una molteplice
varietà di notizie e di informazioni. Ma non con me, mi auguro, perché sarebbe
un brutto segnale per la libertà di stampa. Ce l’hanno con le mie ‘fonti’. Ora
cercheranno di individuare chi ha passato i documenti.
Nel suo libro sostiene che una delle priorità del papato attuale
è di tenere unita la Chiesa. Fino a che punto?
È un tentativo dal Santo Padre rispetto alla crisi dei fedeli,
che, certo, di questi tempi non aumentano. C’è l’impegno di tenere unite le
varie anime della chiesa, tutti i movimenti interni: da Comunione e Liberazione
all’Opus Dei e altri. C’è anche un tentativo di dialogo con la chiesa ufficiale
cinese. Poi c’è stata un’apertura anche quando il Papa ha revocato la scomunica
ai quattro vescovi lefebvriani. Benedetto XVI cerca di recuperare lo scisma che
c’è stato con tutti i gruppi, anche con i Legionari di Cristo emerge in maniera
forte il tentativo di non criminalizzarli. Peccato che poi ci sia molto disagio
e subbuglio all’interno di questi movimenti.
Lei dedica anche un capitolo alle offerte destinate al Vaticano.
Ci sono varie personalità, tra cui Bruno Vespa, che versa un assegna di 10.000
euro.
Trovavo interessante questo viavai di oboli che arriva in
Vaticano la vigilia di Natale. Volevo evidenziare il flusso di denaro
proveniente da tante personalità. Credo che il fatto che Bruno Vespa ceni a casa
sua con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone non sia un fatto proprio usuale.
C’è un mondo, che non conosciamo, che dialoga con il Vaticano, un mondo di
relazioni che è emblematico e che si manifesta anche con quell’assegno. Mi
piaceva e mi interessava il fatto che Vespa chiedesse un appuntamento a Papa
Benedetto XVI nella stessa lettera in cui versa diecimila euro. Letta, Geronzi,
Bisignani, sono tutti uomini che hanno ruotato in quel mondo, tutta quella rete
relazionale è stata un pezzo importante del potere politico ed economico in
Italia ed era giusto raccontarlo. Vespa rappresenta un’interfaccia mediatica. Mi
incuriosiva perché lui chiede un appuntamento con il Papa e c’è un’attenzione
che normalmente, se lei scrive al Papa o a chi per lui, certo non le rivolgono,
non valutano la sua lettera.
A suo avviso, quali sono le differenze tra il papato di Benedetto
XVI e quello del suo predecessore Giovanni Paolo II?
Benedetto XVI cerca di cambiare le cose, al contrario del
precedente pontificato, però incontra tante resistenze. La priorità per Giovanni
Paolo II era soprattutto far cadere il comunismo nei Paesi dell’Est e liberare
la sua Polonia con qualsiasi mezzo, anche finanziario. Benedetto XVI è molto
meno simpatico, mediaticamente parlando. Però ha compiuto dei cambiamenti
importanti. Durante il papato di Giovanni Paolo II, la pedofilia non era
perseguita come oggi. Questo papa ha rimosso cinquanta vescovi, Giovanni Paolo
II ha coperto la pedofilia. Inoltre, ho notato da questi documenti che nel
precedente papato rivolgersi a Giovanni Paolo II era un fatto raro ed
eccezionale, ci si rivolgeva alla Segreteria di Stato. Oggi invece molti
scavalcano la Segreteria di Stato e si rivolgono direttamente al Santo Padre.
Anzi, indicano nella Segreteria di Stato una sorta di ‘problema’. C’è un’ipoteca
sulla Segreteria di Stato da parte di diversi cardinali. Tant’è che andarono a
Castel Gandolfo per chiedere al Papa di dimettere Bertone.
Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone è una figura chiave.
È Il numero due del Vaticano. La Digos scandaglia anche il
rapporto tra lui e Benedetto XVI, è interessante capirne le radici e comprendere
che tipo di rapporto c’è tra il Papa e lui. Benedetto XVI lo ha voluto
fortemente, si fida di lui, lo ha avuto con sé dal 1995 al 2003 come segretario
della Congregazione per la Dottrina di Fede, quando il Papa era ancora prefetto.
Bertone è fondamentale per i suoi legami e i contatti con il mondo della
politica italiana.
Quali scenari politici ed economici odierni spaventano il
Vaticano?
La paura oggi non viene dal patto di Varsavia, naturalmente siamo
in un altro periodo storico. Il timore oggi è rappresentato dalla Cina e dai
paesi emergenti. La preoccupazione, come si deduce dai documenti che ho
pubblicato, è di vedere i paesi occidentali impoverirsi a causa della crisi
economica e del sistema che stanno soffocando l’economia americana, italiana,
spagnola, tradizionalmente i paesi più generosi nei confronti della Chiesa.
Mentre i paesi che sarebbero da evangelizzare, come l’India e la Cina, stanno
diventando la locomotiva economica del mondo. L’allarme è che la Cina, oltre a
questa sua bulimia finanziaria, economica, industriale, metta le mani
sull’estrazione delle materie prime, controlli le borse e i fondi di
investimento, compri il debito dei paesi e, oltre a tutto questo, esporti
l’ateismo, lo diffonda. Questo spaventa i sacri palazzi.
Il ‘caso Boffo’ rivela scuole di pensiero distinte, all’interno
del Vaticano, nei confronti della politica dell’ex governo Berlusconi.
Non riduciamo la questione a pro e contro Berlusconi. Ci sono
davvero tante individualità all’interno del Vaticano. Sicuramente c’è Dino Boffo
che afferisce alla scuola di Ruini e di Bagnasco, i quali sostengono che la
Chiesa deve avere un ruolo attivo nei confronti della politica italiana perché
la missione politica e sociale fa parte del compito della Chiesa stessa.
Dall’altra parte, c’è una scuola più tradizionale che dice il contrario, cioè
che non ci deve essere questa ‘ingerenza’. In realtà, vediamo che i rapporti
sono strettissimi. In Vaticano ci sono tante anime che si sovrappongono, non è
una partita di calcio. Il caso Boffo è stata un’operazione partita all’interno
del Vaticano che è finita sul tavolo di Vittorio Feltri con tanto di documenti.
Mi perdonerete, ma io credo che Feltri fosse in buona fede, aveva verificato la
sua ‘fonte’, non aveva motivo di dubitarne. Ha fatto il suo ‘scoop’ in una
logica per taluni discutibile: Boffo criticava di malcostume Berlusconi, poi lo
stesso Boffo era condannato per molestie omosessuali. Essendo il giornale di
Feltri di proprietà di Berlusconi, è evidente che questa cosa ha assunto un
rilievo politico tutto italiano. Si è detto: Berlusconi e Feltri attaccano Boffo,
da lì ‘il metodo Boffo’ e si è vissuta questa vicenda nel solito dramma
agrodolce all’italiana, senza chiedersi chi avesse portato questo documento a
Feltri e perché. Oggi Boffo indica dei nomi, sono quelli veri? Non lo so, lo
dice Boffo. Di certo, lui è stato riammesso all’interno della Chiesa e gli è
stato dato un altro ruolo di grande rilievo, la direzione della tv della Cei, Tv
2000. Se io dico delle falsità il mio datore di lavoro non mi promuove, ma
nemmeno mi riassume. Dall’altra parte anche le persone che accusa Boffo sono
rimaste tutte ai loro posti. È una situazione gemella a quella di Viganò e
troviamo le stesse persone coinvolte nella faccenda. I congiurati sono sempre
gli stessi.
Quali sono stati gli uomini politici del Governo Berlusconi che
hanno mediato con il Vaticano e quali sono quelli del Governo Monti?
Il governo Berlusconi aveva due ‘alfieri’, due diplomatici a cui
era legata l’attività di confronto con il Vaticano: Gianni Letta e Giulio
Tremonti. Oggi il Vaticano può contare su ministri che prima di dire sì al
Governo Monti hanno chiesto il beneplacito all’interno dei Sacri Palazzi. Hanno
chiesto a Padre Georg Ganswein se potevano accettare l’incarico di diventare
Ministri. Uno su tutti: Andrea Riccardi, il fondatore della comunità di
Sant’Egidio, che è esattamente Ministro per la Cooperazione Internazionale e
l’Integrazione. Poi ci sono i ministri Lorenzo Ornaghi e Corrado Passera. Per
dirlo con una battuta: questo è uno tra i governi ‘tecnicamente’ più filo
vaticani che abbiamo mai avuto. Mi riferisco a questo secolo, perché
naturalmente Andreotti e la Dc battevano tutti.
Sul caso Emanuela Orlandi lei, fino a qualche tempo fa, diceva
che non sarebbe stata mai aperta la tomba del boss della Magliana Renato De
Pedis sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare.
Sono cambiati gli scenari. Quando ho detto che il Vaticano non
l’avrebbe mai aperta, è perché non sapevo che fosse indagato Don Vergari. Il
fatto che l’ex rettore della basilica di Sant’Apollinare sia indagato mette il
Vaticano in una posizione che non può ostacolare lo sviluppo delle indagini,
quindi ha dato un nulla osta, non indispensabile, ma importante, perché venga
fatta chiarezza. Quello che emerge dalle carte è che il prelato Giampiero Gloder,
capo dei ghotstwriters del Papa, scrive al Santo Padre di non intervenire sulla
vicenda durante l’omelia dell’Angelus, perché sarebbe un riconoscimento
indiretto del problema. Comunque, credo che si debba sempre ragionare sulla
vicenda Orlandi ricordandosi di Mirella Gregori. Entrambe le ragazze sono
scomparse a un mese di distanza. Penso che questa sia la giusta chiave di
lettura.
Lei racconta di una ‘nota preparatoria’ scritta da monsignor
Dominique Manberti, ministro degli Esteri della Santa Sede, per Benedetto XVI in
occasione di una cena segreta con il nostro Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano.
Nella nota, Dominique Manberti indica al Papa una serie di
appunti relativi all’incontro del 19 gennaio 2009, giorno in cui vedrà
Napolitano. Il primo paragrafo è dedicato a una biografia di Napolitano. Ho
trovato ‘divertente’ il fatto che sottolinei che Napolitano si è sposato con
rito civile e non con quello religioso. Poi si entra più nel dettaglio nel
secondo paragrafo, perché si introducono i temi di interesse della Santa Sede e
della Chiesa in Italia. Si evidenzia la centralità e il valore della famiglia e,
in seguito, i temi eticamente sensibili. In questi appunti è scritto che si
devono evitare equiparazioni legislative e amministrative tra le famiglie
fondate sul matrimonio e altri tipi di unione. Magari il Papa non li ha neanche
usati, ma il fatto stesso che siano stati evidenziati questi temi è grave. Non
hanno evidenziato il problema della fame nel mondo, la disoccupazione, le tasse.
Hanno sottolineato i problemi legati a temi eticamente sensibili. C’è scritto,
inoltre, che riguardo all’ipotesi di intervento legislativo in materia di fine
vita e di fine trattamento, si deve evitare che l’eutanasia passi. Poi si parla
anche di parità scolastica e di calo demografico. Ci sono indicazioni precise.
il Papa deve fare leva su Napolitano. Lei si immagini Napolitano che fa
pressione su Obama su delle leggi americane. Perché lo stato vaticano può far
pressione sullo stato italiano? Perché uno stato sì e l’altro non può farlo? La
mia è una provocazione, ma credo che qui ci sia una rilevanza della notizia.
Il Vaticano ha paura di essere delegittimato dalle rivelazioni
contenute nel suo libro?
Ma scusi, sono io che delegittimo le Sacre Istituzioni o sono
loro che si autodelegittimano con l’omicidio Calvi, con Emanuela Orlandi, con la
strage delle guardie svizzere, con la banca dello Ior?