Un vento di aria pura che oggi è imprigionato

 

di Vito Mancuso

 

il venerdì - la Repubblica - del 14 settembre 2012

 

La guerra che si combatte nella Chiesa sul Vaticano II sta tutta in questa domanda: che rapporto c'è tra il più importante evento ecclesiale del Novecento e la Tradizione precedente? Le risposte sono tre: la destra tradizionalista sostiene che fu una rottura così radicale da essere tradimento; il grande centro parla di continuità; la sinistra afferma che fu una svolta così positiva e radicale da costituire un nuovo gioioso inizio. La Chiesa gerarchica nella sua ufficialità è attestata sulla rassicurante risposta numero due con importanti interventi di Benedetto XVI al riguardo, mentre le minoranze di destra e ai sinistra. accomunate dalla tesi della discontinuità, sono molto più inquiete e premono ovviamente in direzioni opposte: la destra

per fare marcia indietro, la sinistra per proseguire lo spirito di apertura al mondo del Vaticano II. In realtà basta accostare le decisioni più significative del Vaticano II alle impostazioni preconciliari per

cogliere una tale differenza da rendere legittimo, anzi doveroso, parlare di discontinuità: 1) la Bibbia, da testo sconsigliato e persino vietato ai laici, viene promossa e diffusa ampiamente; 2) gli ortodossi e i protestanti da scismatici ed eretici diventano «fratelli separati»; 3) gli ebrei da «perfidi giudei» diventano «fratelli maggiori»; 4) le altre religioni da idolatrie diventano vie verso Dio e la salvezza; 5) la libertà di coscienza in materia religiosa passa dalla condanna a esplicito insegnamento papale; 6) il potere viene ripensato alla luce della collegialità; 7) la liturgia ha un nuovo rito, si abolisce il latino, si

sposta l'altare. Ma al di là delle singole decisioni, era anzitutto il clima a essere radicalmente diverso. Ha dichiarato il cardinal Martini in un'intervista ad Aldo Maria Valli: «Conservo il ricordo dell'atmosfera di quegli anni, una sensazione di entusiasmo, di gioia e di apertura... si usciva finalmente da un'atmosfera che sapeva un po' di muffa, di stantio, e si aprivano porte e finestre, circolava l'aria pura». Come siamo messi oggi? Ancora Martini: «Ciò che si è perso è proprio quell'entusiasmo, quella fiducia, quella capacità di sognare... si è tornati a una certa mediocrità». L'aria, insomma, si è fatta di nuovo pesante.

Il Vaticano II ha avuto una maggioranza progressista e una minoranza conservatrice. A distanza di mezzo secolo la minoranza di allora è diventata maggioranza di oggi, segnale di un complessivo cambiamento a livello mondiale, con tempi sempre più incapaci di nutrire ideali e coltivare speranze. Ma nella Chiesa il problema è più complesso e consiste nel fatto che l'attuale maggioranza sta facendo tabula rasa del campo avversario, privando la Chiesa di una dinamica essenziale alla vita e alla riflessione. Dopo la morte di Martini nella gerarchia della Chiesa italiana le voci di quella che un tempo fu

la maggioranza conciliare sono forse ormai solo tre: Dionigi Tettamanzi, Luigi Bettazzi e Giuseppe Casale, tutti vescovi emeriti, in pensione. Da anni il Vaticano produce nomine tutte a senso unico, tra cui clamorosa quella di Scola a Milano visto che mai un patriarca di Venezia aveva lasciato San Marco se non per fare il papa, e che si spiega solo come il colpo finale agli ideali del rinnovamento conciliare. Se a questo si aggiunge la repressione della teologia e di ogni forma di critica il quadro è completo. Nell'ultima intervista Martini ha dichiarato: «Vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza», parole che potrebbero essere sottoscritte dalla gran parte dei vescovi e dei periti teologici che cinquant'anni fa arrivavano a Roma per il Vaticano Il. L'ironia vuole che proprio uno di essi sia oggi il pontefice regnante, tra i principali responsabili di questa cupa situazione.