Legalizzare l'eutanasia?

 

di Ermanno Genre

 

Riforma” - Settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi – del 17 maggio

2013

 

In Italia si riprende a parlare di eutanasia nel momento stesso in cui la minaccia di eutanasia attiva può interrompere, da un momento allaltro, lattività di un governo appena nato. Non sembra essere questo il buon momento - in mezzo a una crisi economica che mette ogni giorno in questione la sopravvivenza di intere famiglie e il loro futuro - per rilanciare la proposta di una legge che riconosca il diritto allautodeterminazione dei cittadini circa il fine vita. Ciononostante, sabato 4 maggio è stata presentata ufficialmente la petizione di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e per il riconoscimento del testamento biologico. I promotori sono lAssociazione Luca Coscioni, l’Uaar, Exit, Amici di Eleonora, che già hanno cominciato a raccogliere le firme. Proprio negli stessi giorni i giornali hanno pubblicizzato un ennesimo caso di suicidio assistito, quello di Daniela Cesarini, figura ben nota della sinistra comunista, avvenuto a Basilea il 25 aprile, nel giorno della ricorrenza della Liberazione. Un altro evento che ha fatto da eco alliniziativa appena lanciata, l’uscita del film Miele, di Valeria Golino, il maggio, altra data simbolo, che racconta la storia di una ragazza che aiuta i malati terminali a morire. E ancora domenica 5 maggio Valeria Golino è stata intervistata da Fabio Fazio a «Che tempo che fa». I sondaggi indicano una crescita di consensi fra i cittadini, sia per la legalizzazione delleutanasia, sia soprattutto per il testamento biologico (oltre il 70%).

Ma non è questo il vero e buon motivo per chiedere al Parlamento italiano di discutere il progetto di legge. Il motivo di fondo non è la maggiore o minore quota di favorevoli ad una equa legislazione, non è il gioco tra una maggioranza e una minoranza. E in gioco invece il rispetto della coscienza delle persone ed il loro diritto, in quanto cittadini di uno stato democratico, all’autodeterminazione della loro volontà quando è questione della loro vita e della loro morte. Mi sento in perfetta sintonia con il teologo cattolico Vito Mancuso che, su La Repubblica di domenica 5 maggio scrive: «A mio avviso rispettare la vita di un essere umano significa in ultima analisi rispettare la sua libera coscienza che si esprime nella libera autodeterminazione». È infatti la libera coscienza dei cittadini, e non altro, a non essere negoziabile. È questo il rispetto che si chiede ad una legge dello Stato e lo stesso rispetto è richiesto alle chiese e comunità religiose. E pazienza se il quotidiano Avvenire della Conferenza Episcopale Italiana non è d’accordo. Certamente – così scrive la vicepresidente di Scienza e Vita, Paola Ricci Sindoni - «non si può spettacolarizzare il dolore per fini ideologici», ma occorrerebbe innanzitutto riconoscere onestamente che chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte alle sofferenze inaudite presenti in mezzo a noi (perché tacerle o nasconderle o rimuoverle in ubbidienza a principi astratti?), non è atteggiamento cristiano e la parabola evangelica del buon samaritano non invita a passare oltre guardando dallaltra parte.

Dunque sì alla proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare il testamento biologico e l’eutanasia e poi impegno concreto per raccogliere 50 mila firme, che non sono tante, potrebbero essere almeno raddoppiate. Anche le nostre comunità possono mobilitarsi, come già si sono mobilitate per aprire in molte città degli sportelli per la raccolta delle firme dei cittadini italiani che hanno voluto sottoscrivere liberamente il loro testamento biologico. Anche noi possiamo dare un contributo significativo a questa proposta lanciata dai radicali che non devono essere lasciati soli, perché non è una questione di loro proprietà, è questione di cittadinanza che riguarda tutti e che apre a tutti – anziché chiuderla - la possibilità di assumere una decisione libera e responsabile sulla propria vita e morte.

 

Questo articolo di Ermanno Genre, professore emerito della Facolta valdese di teologia, autore di varie opere tra cui il recente volume «Introduzione alla bioetica» (Claudiana 2013), è stato pubblicato come editoriale sull’agenzia Nev-Notizie evangeliche dell 8 maggio. Lo riproponiamo ai nostri lettori come contributo al dibattito su un tema sensibile e controverso. Sull’eutanasia in particolare le posizioni delle chiese, anche evangeliche, sono infatti molto caute: per esempio un recente testo del Consiglio della Comunione di chiese protestanti in Europa, «Un tempo per vivere e un tempo per morir(trad. it. Claudiana 2012) conclude che «per le chiese protestanti l’eutanasia è profondamente problematica sul piano etico», e la sua legalizzazione «equivarrebbe alla sua banalizzazione» (p. 85). Ci ripromettiamo di tornare sullargomento. (lmn)