Non per un altro papa, ma per un papato «altro»

 

di Giovanni Franzoni

 

 “Confronti” - mensile di fede, politica e vita quotidiana - del marzo 2013

 

Probabilmente a pochi interessa quanto io penso circa le dimissioni del papa. Ho dovuto rispondere tante volte a richieste di giornalisti sullinterpretazione del fatto, sulla possibile successione e su altre curiosità di interesse generale, e mi sono speso fino alla stanchezza per dire che secondo me il problema non era il papa – efficiente, depresso o dimissionario che fosse – quanto listituzione stessa del papato, che invece mi pare nellinteresse generale manchi completamente. Anche se la cosa interessasse a pochi, colgo l’occasione offertami da questo mio spazio su Confronti per dire ancora che il papato è un’istituzione antiquata, esposta a molte contraddizioni nel suo rispondere alle domande provenienti dallumanità di oggi, oggetto di pressioni interne ed esterne per utilizzare parole o simboli in favore di tesi o di gruppi particolari e soprattutto ramificato in tante «lobby» che premono su una figura (quella del papa) sempre più fragile.

Da questo punto di vista, quasi inutile dire che non credo affatto che a motivo delle dimissioni ci sia stata una salute malferma, perché chi accetta di essere papa a quasi ottant’anni deve aver messo in conto che potrà capitargli di dover affrontare problemi seri con la salute. Tutti coloro che oggi coprono col velo della salute la scelta delle dimissioni falsificano una brutale realtà: i problemi intorno all’esercizio del papato sono tali che solo la paura di ulteriori e peggiori scandali può aver causato quanto è successo.

Indubbiamente, viste dal di fuori, le dimissioni del papa hanno comunque un aspetto positivo: finalmente si desacralizza questa figura ed essa appare in tutta la sua fragilità. I conflitti per l’acquisizione del potere in Curia o nelle missioni diplomatiche sono manovrati da gruppi di potere che nulla hanno a che vedere con il Vangelo e con la responsabilità di trasmettere un annuncio di fede alla donna e all’uomo moderni. Nessuno di questi gruppi massoneria, cattolica o non cattolica che sia, mafia, Opus Dei, Cavalieri di Malta, Legionari di Cristo, revisionisti sulla Shoah – ha un reale interesse a promuovere un servizio all’annuncio della Parola, ma soltanto ad allargare i tentacoli del proprio potere finanziario, economico e gerarchico.

Pur deplorando il conservatorismo di vecchi cattolici tradizionalisti, non estendo a loro il sospetto che non avessero la preoccupazione di annunciare il Vangelo alla gente di oggi. Ricordo per esempio che, molto giovane, lessi con interesse e mi formai su un libro del cardinal Siri, Corso di teologia per laici. Oggi quindi, accingendosi ad attendere ciò che comunque ci sarà, un nuovo papa, l’unica speranza è che esso sia disponibile ad ascoltare le richieste di partecipazione e di corresponsabilità della Chiesa.

Mi viene talvolta un pensiero folle: in passato ci sono stati anche cardinali laici. Se questo è avvenuto per onorare le grandi famiglie del patriziato cattolico, potrebbe avvenire anche per arricchire il Collegio con il quale il papa si confronta e si consiglia anche prima di convocare i Sinodi. Quindi questa finestra aperta nel Collegio cardinalizio c’era. E dalle finestre aperte possono entrare mosconi fastidiosi ma – perché no? – anche rondini. Una volta, in Concilio, un vescovo indiano si domandò se per compiti di alto livello che avrebbero potuto essere assolti anche da laici (come lamministrazione o le nunziature apostoliche) non avrebbero potuto essere elevate anche delle donne. Bypassando quindi la difficile questione dell’ordinazione sacerdotale delle donne – vista con sospetto dalle femministe stesse e con detestazione dai conservatori il nuovo papa potrebbe tranquillamente allargare il Collegio cardinalizio a 50 donne. Nulla da eccepire nemmeno dal Diritto Canonico attuale.